Clima, tagliare le emissioni Ue del 90% al 2040 significa ridurre di 2/3 le bollette per le famiglie
Makaroff: «La deindustrializzazione non è inevitabile, interrompere la transizione significherebbe perdere lavoro e investimenti a favore di Cina e Usa»
[11 Aprile 2024]
Per portare avanti la decarbonizzazione dell’economia e raggiungere gli obiettivi di sicurezza energetica, la Commissione europea raccomanda di ridurre del 90% le emissioni di gas serra al 2040 (rispetto al 1990), ma le decisioni nel merito arriveranno di fatto dopo le elezioni europee di giugno.
L’avanzata dei partiti di estrema destra, che hanno individuato nell’ambientalismo il nuovo nemico antropologico da abbattere, mette a rischio questo target; in tal caso a rimetterci non sarebbe “solo” l’ambiente, ma anche le tasche dei cittadini insieme alle prospettive di sviluppo economico per il Vecchio continente.
A metterlo chiaramente in evidenza è il nuovo rapporto “Forging economic security and cohesion in the Eu“, pubblicato oggi dal think tank Strategic perspectives.
«La deindustrializzazione non è il destino inevitabile per l’Europa – spiega il direttore del think tank, Neil Makaroff – Con una vera e propria strategia industriale europea come fase successiva del Green Deal è possibile creare 2 milioni di nuovi posti di lavoro nelle industrie cleantech nel prossimo decennio».
Entro il 2035, la decarbonizzazione del settore energetico coerente con l’obiettivo del -90% potrebbe ridurre le bollette energetiche delle famiglie di due terzi. In che modo?
L’elettricità sarà del 12% meno costosa in un sistema energetico prevalentemente decarbonizzato rispetto a uno dipendente dai combustibili fossili (lo scenario di business as usual) entro il 2035. Questo, insieme alla diffusione di veicoli elettrici, pompe di calore e contatori intelligenti potrà ridurranno le bollette energetiche di due terzi nel prossimo decennio e di otto entro il 2040. Complessivamente, circa 449 miliardi di euro potrebbero essere risparmiati nelle famiglie dell’Ue entro il 2040.
L’analisi mostra inoltre che la spesa per le importazioni di gas, petrolio e carbone potrebbe essere ridotta di 856 miliardi di euro entro il 2040, con conseguenti notevoli risparmi per l’economia europea.
Per raggiungere questi obiettivi occorre però mettere in campo una politica industriale adeguata, in grado di guidare investimenti cumulativi pari a 668 miliardi di euro tra il 2023 e il 2040. Ciò potrebbe creare 2,1 milioni di nuovi posti di lavoro nei settori a emissioni nette zero entro il 2040, di cui 1,6 milioni entro il 2035.
Con una strategia industriale, l’Ue può al contempo ridurre le importazioni di materiali di almeno 42 miliardi di euro e tecnologie a zero emissioni, come veicoli elettrici e pompe di calore, di almeno 91 miliardi di euro all’anno tra il 2030 e il 2040.
«L’Europa – conclude Makaroff – può passare dall’essere solo un consumatore green a diventare un produttore green e riposizionare la sua economia sulla mappa delle potenze industriali mondiali. Interrompere ora la transizione a zero emissioni comporterebbe il rischio significativo di perdere posti di lavoro e investimenti a zero emissioni a favore di Cina e Stati Uniti».