Approvata la Carta di Venaria, Legambiente: «Ci lascia con l’amaro in bocca»

Chiuso il G7 Ambiente di Torino, pochi passi avanti per clima e biodiversità

Wwf: «Qualche segnale rilevante ma c’è ancora troppo gas nel G7, occorre lavorare per uscire davvero e al più presto da una dipendenza intollerabile»

[30 Aprile 2024]

Il ministro Gilberto Pichetto ha appena chiuso il sipario del G7 Clima, energia e ambiente svoltosi a Venaria Reale (Torino) dicendosi «molto soddisfatto dei risultati», condensati nell’approvazione da parte dei leader della Carta di Venaria.

Come già anticipato su queste pagine, il principale risultato del vertice è l’impegno da parte dei Paesi firmatari a non usare più carbone per la produzione di elettricità, entro al massimo il 2035.

Tra gli altri punti della Carta di Venaria spiccano: favorire la forte crescita delle rinnovabili attraverso la moltiplicazione della capacità di stoccaggio dell’energia (sestuplicando la capacità degli accumuli di energia al 2030, portandola fino a 1.5 TW a livello globale); promuovere la collaborazione dei G7 nel settore dell’energia nucleare da fusione (incoraggiando l’aumento degli investimenti privati e pubblici); emanciparsi dalle rimanenti importazioni di gas russo; ridurre le emissioni di metano; aumentare la sicurezza e la sostenibilità delle materie prime critiche; eliminare le emissioni di gas serra diversi dalla CO2; creare un “Hub G7” per accelerare le azioni di adattamento; istituire una “Coalizione G7 sull’acqua”, che rappresenta la prima iniziativa dei G7 sul tema e che potrà essere il luogo di discussione e di confronto per facilitare una sintesi delle posizioni comuni da rappresentare nei consessi internazionali; sviluppare una Agenda volontaria su tessile e moda circolari, incaricando “l’Alleanza del G7 sull’efficienza delle risorse” di produrre entro quest’anno una’Agenda volontaria tra governi, imprese, e stakeholder; assicurare una transizione giusta verso l’energia pulita nei paesi in via di sviluppo, con particolare riferimento all’Africa.

Al termine del G7, il bicchiere è più pieno che vuoto. Il Wwf ad esempio accoglie con favore l’impegno dei ministri G7 per abbandonare definitivamente il carbone a inizio anni 2030, ma sottolinea che restano «lacune evidenti» per un abbandono definitivo di tutti i combustibili fossili, a partire dal gas.

«È importante – commenta Mariagrazia Midulla, responsabile Energia e clima del Wwf nazionale, che ha seguito da vicino il vertice – che si sia dedicata attenzione all’attuazione delle decisioni della Cop28 di Dubai, in particolare triplicare le fonti rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. I molti e giusti richiami a contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C vanno resi impegni concreti e fattivi, soprattutto servono tappe e scadenze precise. Qualche segnale rilevante, per esempio sull’uscita dal carbone intorno al 2035. Però c’è ancora troppo gas nel G7, occorre lavorare per uscire davvero e al più presto da una dipendenza intollerabile, che contribuisce pesantemente alla crisi climatica».

Sulla stessa linea Legambiente, dato che secondo il presidente nazionale dell’associazione ambientalista «il documento finale ci lascia con l’amaro in bocca. Di fatto rimanda il phase-out del carbone alla prima metà degli anni 2030 e non assume nessun impegno concreto per quello del gas e sullo stop ai sussidi alle fonti fossili e ambientalmente dannosi.  Passando al setaccio i vari temi e le lacune, è deludente che un incontro tra i Paesi delle maggiori economie mondiali possa continuare ad appoggiare false risposte come il nucleare (una fonte energetica in continuo declino nel mondo a causa dei suoi costi elevatissimi) e la cattura e stoccaggio del carbonio (ad oggi assolutamente inefficaci). Mancano anche politiche di uscita dal petrolio e dal gas. Sul tema il risultato non è dei migliori: si parla di una coalizione per l’acqua ma gli obiettivi e le strategie comuni dovranno uscire dalla logica del solo approvvigionamento e uso della risorsa, come avvenuto fino ad oggi».

Non va molto meglio sul fronte della difesa della biodiversità. I Paesi del G7 si sono impegnati a sostenere la rapida ratifica dell’accordo Bbnj (Biodiversity beyond national jurisdiction) a tutela della biodiversità marina, come sottolinea il sottosegretario Claudio Barbaro, e il Consiglio del Fondo per l’ambiente mondiale (Gef) ha deciso di destinare fino a 34 miliardi di dollari all’attuazione del Bbnj.

Per il Wwf è positivo l’impegno per un’implementazione rapida ed effettiva del Quadro globale per la biodiversità (Gbf) prima della Cop16 e il richiamo agli obiettivi finanziari del Gbf, ma per questi ultima manca ancora un impegno chiaro e quantificato dei Paesi G7.

«Per quel che riguarda il dibattito pubblico italiano – conclude Midulla – ci auguriamo si cessi di dar retta a chi invoca tecnologie di là da venire o inattuabili e costose: le fonti rinnovabili, con i sistemi di accumulo e di gestione della domanda, sono la risposta meno impattante per il clima e la biodiversità, e anche economicamente più conveniente».

E sempre in tema di tutela della biodiversità, gli ambientalisti si aspettano che l’impegno a dare attuazione al Quadro globale per la biodiversità sia reso concreto con un Piano di azione e adeguate risorse, ad oggi insufficienti.