Qualcuno lo teme, altri lo sperano
Consumo di suolo: Letta (buono) contro Realacci (cattivo)?
[18 Giugno 2013]
Oggi pomeriggio a Roma, promossa dalle Reti di Comitati e Forum, si tiene la Conferenza Urbanistica Partecipata Consumo di suolo: a un passo dal baratro un dibattito sulle proposte di legge sul contenimento del consumo di suolo, che inizialmente avrebbe dovuto discutere della Proposta di legge AC/70 “Norme per il contenimento dell’uso di suolo e la rigenerazione urbana”, presentata il 24 marzo 2013 in Parlamento -primo firmatario Ermete Realacci – presidente della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, ma che ora deve fare i conti anche con il Ddl presentato dal governo Letta.
La “Proposta Realacci”, come sanno i lettori di greenreport.it, ha suscitato un vivace dibattito che, come spiegano gli organizzatori del convegno romano, «Vede contrapposti il fronte di coloro che ritengono che sia un valido strumento per la limitazione del consumo di suolo – ricordiamo che lo stesso Realacci è Presidente onorario di Legambiente e che a favore della proposta si è espresso il Presidente dell’Inu, Istituto Nazionale di Urbanistica, Federico Oliva – e il fronte di quelli che invece ritengono che l’inserimento di articoli relativi alla perequazione urbanistica, ai diritti edificatori, alle compensazioni e all’utilizzo di beni demaniali rischi di produrre esattamente l’effetto opposto. In questa direzione vanno gli interventi di Salvatore Settis, di Paolo Maddalena, e di un gruppo di urbanisti – Vezio De Lucia, Paolo Berdini, Luca De Lucia, Antonio di Gennaro, Edoardo Salzano e Giancarlo Storto – che hanno elaborato un documento alternativo. Altre proposte sono state avanzate dal Wwf, da Sel e dal Movimento Cinque Stelle, che ha depositato una sua proposta di legge, chiedendo alle Associazioni e alle Reti di mandare osservazioni e proposte per farne un documento condiviso». A rappresentare l’altro “fronte” ci saranno invece Roberto Della Seta, Paolo Maddalena dell’Inu e il vicepresidente di Legambiente Edorado Zanchini.
Intanto Realacci da un giudizio sostanzialmente positivo dei provvedimenti approvati dal Consiglio dei ministri: «Il decreto contiene molte misure interessanti e importanti che potranno essere ulteriormente precisate e migliorate in Parlamento. Penso in particolare allo spostamento di risorse dalle grandi opere a città e opere minori, ai finanziamenti destinati ai piccoli comuni e all’edilizia scolastica. Molto positivo il disegno di legge annunciato sul consumo di suolo, il cui contenimento è una priorità per un Paese dal territorio fragile come l’Italia, dove secondo l’Ispra si consumano 8 metri quadri al secondo. E’ già avviato in Parlamento il dibattito intorno alla proposta di legge da me presentata, al testo dell’Onorevole Catania e alle altre proposte legislative che stanno per essere presentate, che riguardano la tutela del territorio, la salvaguardia e la valorizzazione dei suoli agricoli, la rigenerazione urbana, gli incentivi per il recupero del patrimonio edilizio esistente. La spinta che può venire dal ddl presentato dal Governo va senz’altro nella giusta direzione. Purtroppo nelle scorse settimane il Governo ha prorogato la possibilità per i Comuni di utilizzare fino al 75% degli oneri di urbanizzazione per la fiscalità generale. Una norma che va sicuramente rivista».
Una preoccupazione condivisa anche dal Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio,
Campagna nazionale “Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori”, che invita tutti i parlamentari a «Non compiere scelte affrettate e all’ascolto, attento, delle istanze che provengono dai cittadini e dalle loro aggregazioni. Tale invito lo formuliamo anche alla luce dell’approvazione, alla Camera e al Senato, del decreto sblocca debiti P.A. (Dl n. 35/2013) che contiene la proroga – per due anni – della possibilità per tutti i Comuni italiani di continuare ad utilizzare le entrate derivanti dagli oneri di urbanizzazione anche per far fronte alle spese correnti indifferenziate (fino al 50%). Per i Comuni meno virtuosi convertire il suolo libero in moneta sonante, attraverso nuove edificazioni, rimane così ancora una (nefasta) possibilità.
Tale decisione va in netto contrasto con uno degli articoli dell’indicato “DDL Salvasuoli” (articolo 7) che ridefinisce i cosiddetti oneri di urbanizzazione destinandoli “esclusivamente alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, al risanamento di complessi edilizi compresi nei centri storici, a interventi di qualificazione dell’ambiente e del paesaggio, anche ai fini della messa in sicurezza delle aree esposte a rischio idrogeologico”, riprendendo pressoché in toto una precisa proposta fatta dal nostro Forum nazionale. E’ infatti questo che i cittadini richiedono, da anni, alla Politica nazionale! Non certamente continuare a tagliare i finanziamenti agli Enti Locali per indurli a sacrificare suoli e territori. Ancora una volta chiediamo a Governo e Parlamento di voler comprendere i danni causati dalla frettolosa cancellazione del principio previsto dalla legge Bucalossi (L. 10/1977, art. 12), che stabiliva che i proventi da oneri di urbanizzazione dovevano essere obbligatoriamente utilizzati dai Comuni per “le opere di urbanizzazione primaria e secondaria, il risanamento di complessi edilizi compresi nei centri storici, le spese di manutenzione ordinaria del patrimonio comunale”. E invitiamo la Commissione ambiente a voler considerare prioritariamente nella definizione del disegno di legge che scaturirà dal dibattito dei testi presentati, l’abrogazione di questa grave ed errata proroga approvata con troppa leggerezza dai parlamentari di tutte le forze politiche».
Antonio Di Gennaro su Eddyburg confronta il ddl presentato dal governo (che sembra preferire) con quella che definisce «La minaccia Realacci», ma avverte: «Più che quello tra i testi conterà quello che si svolgerà in parlamento».
Secondo Di Gennaro «Il ddl Realacci dedica al consumo di suolo meno di un terzo del testo dell’articolato. Il 70% del ddl è funzionale all’introduzione, con legge nazionale, degli istituti classici dell’urbanistica contrattata (perequazione, compensazione, trasferimento di diritti edificatori connaturati alla proprietà delle aree). Il consumo di suolo c’entra poco, lo scopo è quello di superare la 1150/42 e di mettere la mordacchia all’articolo 42 della Costituzione».
Invece il ddl del governo «Opera effettivamente entro il quadro del problema che si intende affrontare. La scelta è per il modello tedesco, basato sulla quantificazione di obiettivi quantitativi di consumo di suolo a scala nazionale e regionale. Gli obiettivi sono definiti e gestiti, con meccanismi co-decisionali contingentati, dal Governo e dalla Conferenza Stato-Regioni».
Per Eddyburg «Il ddl Realacci simula un dispositivo in apparenza simile, declassandolo prudentemente però al rango di intese strategiche Stato-Regioni, su obiettivi generici di contenimento del consumo di suolo. Si tratta di fuffa allo stato puro».
A Di Gennaro piacciono anche di più «Gli obiettivi quantitativi stringenti proposti dal ddl governativo, il ddl Realacci punta tutto sui disincentivi economici: gli oneri di urbanizzazione triplicano nel caso di urbanizzazione di suoli forestali o a elevata naturalità, duplicano nel caso di suoli agricoli. E’ una scelta singolare nel panorama europeo, nel quale la leva economica è sempre complementare a quella regolativa, sia nel modello tedesco, sia in quello inglese, basato su obiettivi vincolanti di riuso di brownfields». Così «La maggiorazione degli oneri di urbanizzazione – misura di apparente concretezza -, finisce per avere in realtà un’effettività tutta simbolica, rispetto all’entità del plusvalore generato dalla trasformazione edilizia di suoli agroforestali».
La critica si rivolge anche ad un altro aspetto che non convincerà molto le associazioni ambientaliste: «Le dinamiche di uso delle terre in Italia, con le formazioni forestali in fase di impetuosa espansione, e le aree agricole consumate al ritmo di 35.000 ettari l’anno (quattro volte la città di Napoli, i tre quarti nelle pianure fertili del Paese) non giustificano il maggior peso attribuito al naturale rispetto all’agricolo. Paradossalmente dovrebbe essere il contrario».
Il ddl Realacci prevede anche la possibilità, al posto del pagamento monetario, della cessione di aree verdi con funzioni di compensazione ecologica, ma la stroncatura di Eddyburg non si ferma nemmeno di fronte a temi che sembrano condivisibili: «In Germania queste cose si fanno, sulla base di procedure molto rigorose, e sempre come estrema ratio. Come introdotte dal ddl Realacci, di opzione percorribile in prima battuta, un simile istituto prefigura un doppio danno, con il consumo consentito di paesaggio rurale di qualità, in cambio di spazi banali, la cui gestione e destino futuri sono tutta un’incognita».
Di Gennaro, nonostante Realacci nei giorni scorsi avesse chiarito gli aspetti controversi del ddl e lo avesse presentato come parte di un work in progress, conclude che «Il ddl Realacci con il consumo di suolo e con la tutela delle aree agroforestali c’entra veramente poco: è una strana legge urbanistica camuffata. Il ddl governativo costituisce invece un’ottima base di discussione, per dare al Paese uno strumento efficace, del quale c’è assolutamente bisogno».
Non si capisce come tutta questa puntigliosa confutazione del ddl Realacci, attraverso il confronto con il ddl governativo, possa andare di pari passo con il giudizio positivo dello stesso Realacci sullo stesso ddl di Letta… E’ evidente che il Parlamento avrà molto da discutere, ma farebbero bene a discuterne con toni meno accessi ed ultimativi, cercando una nuova unità anche gli ambientalisti, i movimenti e gli urbanisti che hanno combattuto insieme contro il consumo di suolo e la mala-urbanistica.