Città e impianti petroliferi distrutti. La fuga dei profughi
La guerra civile e la distruzione del Sud Sudan viste dal satellite di George Clooney
[17 Gennaio 2014]
Da fine dicembre, quando in Sud Sudan sono iniziati gli scontri tra le forze governative fedeli al presidente Silva Kiir e i ribelli dell’ex vice-presidente Riek Machar, la popolazione sta pagando un prezzo sempre più alto e sempre più civili sono vittime del fuoco incrociato e delle violenze di esercito regolare e milizie dell’opposizione. Anche se il governo di Juba, a differenza di quello islamico del Sudan, consente sia ai giornalisti che agli operatori umanitari di circolare in tutto il Sud Sudan, capire cosa succede davvero sul terreno può essere difficile nel Paese più giovane del mondo dove, come negli stati di Jonglei e di Unity, ci sono aree in mano alle milizie tribali che hanno scatenato una guerra violentissima e dove a volte le strade non esistono. Il Satellite Sentinel Project, un’iniziativa comune di Enough Project e Diigital-globe sostenuto dalla star statunitense George Clooney, sta cercando di diradare a nebbia di questa Guerra feroce con le foto scattate dai satelliti e conferma che, dietro le motivazioni politico/tribali, c’è un conflitto feroce e sanguinario per le solite ragioni: petrolio e potere.
Clooney ed i suoi amici, che monitoravano dallo spazio la situazione in Sudan per controllare cosa combinano le truppe governative nel Dharfur e nel Khordofan, hanno girato gli occhi elettronici del Satellite Sentinel Project verso il Sud Sudan ed hanno scattato immagini di villaggi rasi al suolo e di infrastrutture petrolifere ed anche un esodo di civili che sembra essere molto più alto delle già drammatiche cifre delle Nazioni Unite, che denunciano oltre 395.000 sfollati, dei quali 60.000 hanno cercato rifugio nei compound Onu e 43.000 in Sudan, Etiopia, Kenya e Uganda, con 3.000/4.000 sudsudanesi che ogni giorno cercano rifugio nella sola Uganda.
ThinkProgress pubblica alcune immagini del dossier “A Satellite Snapshot of South Sudan’s War” di Satellite Sentinel Project. La prima, ripresa a Bor, la capitale del Jonglei, mostra diversi edifici nel centro commerciale della città ridotti in macerie. Il successivo passaggio del satellite, questa settimana, ha fotografato altri 4 edifici completamente distrutti e appena 48 ore dopo risultava abbattuto ancora un altro edificio.
Bor è la città chiave della guerra civile del Sud Sudan, conquistata dai ribelli è stata presa dalle forze lealiste di Kiir e poi ripresa dalle truppe di Machar, con gli abitanti rimasti prigionieri in mezzo agli scontri armati. Intanto stanno arrivando ingenti forze dell’esercito sud-sudanese per lanciare una nuova offensiva per riconquistare la città che è sempre stata fedele a Machar.
La seconda immagine mostra la rapida espansione dei campi profughi nel Sud Sudan.
A Mayom, la roccaforte dei ribelli nello Stato di Unity, la distruzione delle case è evidente e molti testimoni confermano le foto satellitari: Mayom è diventata una città fantasma, con molti cadaveri abbandonati nelle strade.
L’associazione di Clooney sottolinea che «Sebbene non siano stati condotti studi sulla mortalità, stime prudenti suggeriscono che ci siano stati migliaia di morti nei combattimenti innescati da una lotta politica tra fazioni rivali del Partito di governo».
Il rapporto del Satellite Sentinel Project, utilizzando foto scattate da 300 miglia sopra la Terra offre una conferma indipendente del livello di distruzione e crudeltà raggiunto dalla guerra civile del Sud Sudan, evidenziando la distruzione intenzionale di abitazioni civili e delle aree dei mercati, i profughi di Bor e Bentiu e le migliaia di civili in fuga da Mayom
George Clooney conclude: «Le prove delle atrocità contro i civili devono essere raccolte e utilizzate per il futuro processo per crimini di guerra. Non ci sarà pace se possono essere realizzate massicce violazioni dei diritti umani senza che nessuno sia ritenuto responsabile. Questa volta in Sud Sudan ci deve essere la fine dell’impunità».