Il nuovo premier della Crimea assume il comando delle forze armate
Crimea: la Russia pronta ad intervenire. Il referendum sull’indipendenza anticipato al 30 marzo
L’Ucraina: blindati, aerei, elicotteri e soldati di Mosca all’opera in Crimea
[1 Marzo 2014]
«La Russia è pronta a reagire alla richiesta di aiuto della Repubblica autonoma ucraina di Crimea – ha dichiarato oggi l’amministrazione presidenziale della Federazione Russa (cioè Vladimir Putin) – La Russia non lascerà disatteso questo appello». L’appello è quello lanciato a Putin, e trasmesso integralmente in diretta televisiva in Russia, dal nuovo primo ministro della Crimea, Sergei Aksenov, insesdiato al potere dalla milizie delle Forze di autodifesa dei russi di Crimea che hanno defenestrato Anatoli Moguilev, eletto nell’autunno nel 2011, accusato di essere troppo tenero con il nuovo governo ucraino uscito dalla guerra civile di Kiev.
Oggi Aksenov, capo del Partito “Unità Russa”, ha chiesto al presidente russo di «Aiutare la Crimea ad assicurare la pace» nella Repubblica autonoma russofona, ma che ospita una forte minoranza tatara che si è schierata con il nuovo governo filo-occidentale di Kiev.
Aksenov ormai si comporta come se fosse a capo di uno Stato indipendente ed ha annunciato: «Assumo il comando temporaneo delle unità del ministero ucraino degli interni, del Consiglio di sicurezza dell’Ucraina, del ministero delle situazioni di emergenza, delle Forze armate dell’esercito e della marina, del Servizio fiscale e delle guardie di frontiera, in quanto presidente del Consiglio dei ministro della Repubblica autonoma di Crimea, in vista di attuare i poteri che mi sono stati conferiti dal Consiglio supremo della Repubblica di Crimea. Invito i comandanti ad eseguire i mei ordini o lasciare i loro posti». Più o meno si tratta di un golpe con una specie di ultimatum alle truppe ucraine presenti in Crimea e Kiev accusa già le truppe russe di aver costretto i soldati ucraini ad abbandonare alcune aree della Crimea .
Se si è pensato subito che Aksenov chiedesse aiuti militari, visto che i russi sono già presenti in Crimea con la Flotta del Mar Nero e che Kiev accusa Mosca di aver già fatto atterrare aerei ed elicotteri da combattimento e migliaia di soldati delle truppe speciali negli aeroporti occupati dai ribelli filo-russi, in realtà quel che Aksenov vuole davvero urgentemente da Mosca è soprattutto un aiuto in rubli sonanti. Nella prima riunione del governo indipendentista di Simferopol si è detto sicuro che Putin non farà mancare il suo sostegno: «Ci siamo messi d’accordo su un aiuto finanziario che la Russia accorderà alla Repubblica autonoma di Crimea. Sono certo che il vicino popolo fratello ci aiuterà a superare gli ostacoli. L’ammontare dell’aiuto russo sarà definito la settimana prossima». Il tutto come se l’Ucraina ormai fosse davvero un altro Stato rispetto alla Crimea. Dichiarazioni rilasciate ai giornalisti all’interno di un Palamento crimeano circondato di barricate protette dalla polizia e dalle milizie filo-russe, pronte a respingere un attacco ucraino
Intanto il Consiglio supremo (il Parlamento) della Crimea, è saldamente nelle mani degli insorti russi dal 25 febbraio, e oggi il nuovo governo ha anticipato al 30 marzo il referendum che il Parlamento avevano deciso di tenere il 25 maggio – lo stesso giorno in cui sono state convocate le elezioni per eleggere la nuova Rada suprema e il nuovo presidente dell’Ucraina – per decidere se la Crimea deve diventare una Repubblica semi-indipendente all’interno della Crimea o ritornare con la Russia, dalla quale è stata staccata nel 1954 dall’ucraino Nikita Khruščёv, come “dono” dell’allora presidente sovietico alla sua Patria d’origine.
L’ambasciatore ucraino alla Nato, Igor Dolgov, ha detto che Kiev ha chiesto a Mosca di cessare ogni spostamento di uomini armati sul territorio della Crimea. Il messaggio per il Cremlino è partito dopo che sulle strade della Crimea sono comparsi diversi blindati che secondo Dolgov, «Appartengono ad un’unità della Flotta del Mar Nero». L’ambasciatore ucraino alla Nato ha sottolineato che la situazione in Crimea è molto difficile: «Il potere regionale resta nelle mani di individui armati sconosciuti che rifiutano di negoziare e si proclamano attivisti della comunità russofona», basta togliere russofono è mettere nazionalisti ucraini e sembra la descrizione della guerra civile che ha portato al potere a Kiev il governo filo-occidentale…
Comunque l’ambasciatore ucraino ha assicurato la Nato che il presidente ad interim di Kiev, Alexandr Turchinov, intende intraprendere iniziative che permettano di uscire rapidamente dal confronto. «A parte Simferopol – dice Alexandr Turchinov – Alcune scelte lasciano sperare in una soluzione pacifica dalla situazione. Oggi è essenziale evitare scontri. La riunione della commissione Nato-Ucraina è terminata con una dichiarazione di solidarietà dei membri dell’alleanza sul rispetto della sovranità dell’Ucraina, l’integrità è l’immutabilità delle sue frontiere».
Più o meno quel che ha detto il segretario alla difesa Usa, Chuck Hagel, «Ho confermato che gli Usa sosterranno l’integrità territoriale dell’Ucraina. Gli altri ministri della difesa della Nato hanno fatto dichiarazioni identiche. Ci spettiamo che altri Stati rispettino la sovranità dell’Ucraina e si astengano da provocazioni». Ogni riferimento alla Russia non è casuale e Ria Novosti fa notare che «La domanda se gli Stati Uniti stiano studiando la possibilità di dispiegare una delle loro flotte nel Mar Nero vicino alla frontiera ucraina è rimasta senza risposta».
Ma gli americani ed i governi della Nato probabilmente si ricordano fin troppo bene quanto disse il 4 aprile 2008 Vladimir Putin al “caro amico” George W. Buh proprio durante il summit Nato di Bucarest: «Capisci, George? L’Ucraina non è nemmeno uno Stato! Che cos’è l’Ucraina? Parte del suo territorio è Europa orientale. Ma l’altra parte, quella più importante, gliel’abbiamo regalata noi!».
Ora Putin quel regalo sovietico potrebbe riprenderselo, lasciando alla Nato ed agli europei la parte più nazionalista e povera dell’Ucraina, carica di debiti, con i vitali rifornimenti di gas russo tagliati e circondata dal nuovo impero euro-asiatico putiniano.