Rafforzando la protezione dalle inondazioni e passando a una fiscalità più ecologica
Crescita economica? Per l’Ue ci sono due opzioni molto green
[3 Marzo 2014]
Oggi la commissione europea ha pubblicato due studi che «Mostrano come la politica ambientale possa incentivare la crescita economica attraverso il potenziamento delle misure di difesa dalle inondazioni e una fiscalità più ecologica».
Lo “Study on Economic and Social Benefits of Environmental Protection and Resource Efficiency Related to the European Semester», fornisce «Ulteriori prove dei vantaggi economici complessivi derivanti da investimenti tempestivi nelle misure di difesa dalle inondazioni» ed esamina i diversi legami esistenti tra l’ambiente e le politiche economiche, «Compresi l’impatto macroeconomico delle inondazioni e le migliori prassi nel sostenere le Piccole e medie imprese che utilizzano le risorse in modo efficiente, senza dimenticare la spesa per l’ambiente in tutti gli Stati Membri».
Secondo lo studio, nel periodo 2002-2013, il costo dei danni causati dalle inondazioni nell’Ue, è stato di almeno 150 miliardi di euro ed evidenzia che «Investire in misure volte a ridurre le inondazioni rappresenta una soluzione estremamente efficace, con un costo dalle 6 alle 8 volte più basso rispetto a quello per rimediare ai danni causati dalle alluvioni. Fattore ancora più importante è il fatto che i vantaggi derivanti dagli investimenti nelle infrastrutture verdi, ad esempio il ripristino di elementi naturali per gestire e immagazzinare l’acqua durante le alluvioni, includono l’aumento della biodiversità e la riduzione dei costi per la costruzione».
L’altro “Study on Environmental Fiscal Reform Potential in 12 EU Member States”, sottolinea «I vantaggi offerti dallo spostamento della pressione fiscale dal lavoro all’uso delle risorse e all’inquinamento». La ricerca si basa sui dati provenienti da 12 Stati membri e suggerisce che «Lo spostamento della pressione fiscale dal lavoro all’inquinamento (ad esempio, con l’aumento delle tasse sulle fonti di inquinamento atmosferico e idrico) darebbe luogo a entrate pari a 35 miliardi di euro in termini reali nel 2016, che arriverebbero a 101 miliardi di euro nel 2025, con cifre molto più alte se venissero anche adottate misure per abolire le sovvenzioni dannose per l’ambiente. A seconda dello Stato membro interessato, le possibili entrate variano da più dell’1% a oltre il 2,5% del Pil annuo nel 2025.
La Commissione europea evidenzia che «Gli studi pubblicati oggi saranno utilizzati nel contesto del semestre europeo, un meccanismo istituito nel 2010 per migliorare il coordinamento delle politiche economiche nei Paesi dell’Unione europea. Tale meccanismo ha rappresentato una delle risposte dell’Ue alla crisi economica e finanziaria, che ha dato luogo alla contrazione delle attività economiche e all’aumento della disoccupazione in molti Stati membri. Il semestre europeo si fonda sull’idea che, considerata l’elevata integrazione delle economie europee, un maggiore coordinamento delle politiche può contribuire a stimolare lo sviluppo economico nell’Ue in generale».
Una cosa che riguarda molto da vicino l’Italia che si appresta a diventare il prossimo presidente di turno dell’Ue per il secondo semestre del 2014 e la Commissione, introducendo considerazioni di carattere ambientale nel semestre europeo, vuole garantire «La sostenibilità delle politiche macroeconomiche, non soltanto dal punto di vista economico e sociale, ma anche sotto il profilo ambientale».
Da un precedente studio (“Implemanting EU Waste Legislation for Green Growth”) sui vantaggi economici della tutela ambientale, focalizzato sull’attuazione della direttiva Ue sui rifiuti per stimolare la cresita verde, è emerso che «La sua piena attuazione consentirebbe di risparmiare annualmente 72 miliardi di euro, di aumentare il fatturato annuo dell’Ue di 42 miliardi di euro nel settore della gestione e del riciclaggio dei rifiuti e di creare oltre 400 000 posti di lavoro entro il 2020».
Il commissario Ue all’ambiente, Janez Potočnik, conclude: «Investire nella protezione dalle inondazioni può apportare benefici complessivi per l’economia, soprattutto se si privilegiano soluzioni basate sulla natura, molto efficaci sotto il profilo dei costi. Inoltre, la riforma della fiscalità ambientale potrebbe quasi raddoppiare le entrate delle tesorerie nazionali rispetto a quelle attuali, offrendo vantaggi per l’ambiente e la possibilità di tagliare le tasse sul lavoro o di ridurre il disavanzo; un argomento, quest’ultimo, particolarmente convincente e che potrebbe spingere a cambiare lo status quo».