La Toscana cerca di ridurre il gap che ci separa dal resto d’Europa
[13 Marzo 2014]
La Toscana non è immune dai problemi evidenziati dal rapporto della Cassa Depositi e Prestiti, anche se con la riforma degli ATO e l’avvio delle gestioni uniche tramite gara sta provando a ridurre le lacune sull’assetto gestionale e a recuperare sui tempi riguardo agli obiettivi europei e nazionali. Quest’ultimo elemento è fondamentale per poter contare sulle future risorse europee, dato che la Commissione ha dato come indicazione che il ricorso ai fondi strutturali sarà mirato maggiormente agli obiettivi della politica EU in materia di rifiuti e che, nel quadro 2014-2020, i fondi europei saranno investiti in progetti di gestione dei rifiuti soltanto se sarà rispettata la gerarchia che passa dalla prevenzione, al riutilizzo, al riciclo di materia e poi al recupero energetico.
Anche in riferimento all’assetto gestionale, dove il comparto dei rifiuti in Italia si caratterizza per un diffuso “nanismo” imprenditoriale, l’avvio della gestione unica nell’ATO Sud con SEI Toscana è un altro passo per ridurre il gap che ci separa dal resto d’Europa. Il rapporto della CDP ritiene che la dimensione di un’azienda di gestione dei rifiuti influisca in maniera rilevante sull’efficienza generale, “visto che le imprese più grandi e integrate sono anche quelle che si caratterizzano per le migliori performance e per una maggiore capacità di realizzare investimenti, con qualità spesso più elevata, oltre ad essere più attrattive per il sistema finanziario”.
Un sistema quello finanziario con cui le imprese del settore dei rifiuti, che di fatto sono aziende di fornitura di servizi continuativi con corrispettivi regolati da contratto di servizio, debbono fare i conti sia per gli investimenti, sia per far fronte alla forte crisi di liquidità legata – soprattutto negli ultimi tempi – alla lentezza dei pagamenti degli Enti locali e agli elevati livelli di morosità dell’utenza. Le aziende di gestione rifiuti sono infatti finanziate dalla tariffa che per prescrizione normativa dovrebbe coprire interamente i costi di gestione e di investimento e che – si legge – “è un altro aspetto cruciale del sistema dei rifiuti italiano, rispetto al quale è assolutamente necessario intervenire in maniera chiara. L’attuale sistema tariffario è infatti piuttosto confuso e rimesso alla discrezionalità dei Comuni, con diverse metodologie di calcolo e diversi risultati in termini di copertura dei costi del servizio e di spesa delle famiglie e delle imprese. E le recenti disposizioni normative, definite nel disegno di legge di stabilità per l’anno 2014, non hanno peraltro contribuito a fare chiarezza al riguardo”.