In Gran Bretagna le grandi associazioni costituiscono un fronte anti-fracking
[14 Marzo 2014]
«Il fracking scarsamente regolamentato rischia di danneggiare le specie minacciate e inquinare i nostri corsi d’acqua», dicono Royal society for the protection of birds (Rspb), National Trust, The Wildlife Trusts, Wildfowl & Wetlands Trust (Wwt), Angling Trust e Salmon & Trout Association e per questo hanno realizzato una coalizione per capire quanto seri siano i rischi e che ha posto al governo conservatore-liberaldemocratico la domanda: lisi è posta la i sono e abbiamo chiesto la domanda “Are we fit to frack?” che è diventata anche un corposo dossier.
La coalizione di “wildlife and countryside groups” Britannica sottolinea: «Abbiamo scoperto che il fracking su scala commerciale, che richiede un notevole sviluppo nella nostra campagna, minaccerebbe a fauna selvatica e l’ambiente acquatico in una varietà di modi e che la politica del governo per affrontare tali rischi non era adatta allo scopo. Nei prossimi anni, dovranno essere prese importanti decisioni che dovranno stabilire se l’estrazione commerciale di shale gas è realizzabile nel Regno Unito, come e ad a quale livello. Queste decisioni potrebbero avere un impatto significativo sul nostri paesaggi, fauna e il clima. Come partnership di importanti enti di volontariato e di conservazione, ci siamo riuniti per ottenere una comprensione basata sull’evidenza di questi impatti ambientali e per formulare raccomandazioni su come gli impatti negativi possono essere evitati o almeno ridotti al minimo».
Il rapporto “Are We Fit to Frack?”, sostenuto da un gruppo trasversale di parlamentari dell’opposizione laburista e della maggioranza che appoggia il premier conservatore David Cameron, è stato presentato il 13 marzo e contiene 10 dieci raccomandazioni per rendere più sicuro il fracking, mentre il governo accelera a per concedere le licenze per esplorare e trivellare il gas shale.
Le raccomandazioni si basano su un rapporto tecnico, che è stato esaminato dal Centre for Ecology and Hydrology, uno dei principali istituti di ricerca ecologica britannici, e mette in evidenza la mancanza di regolamentazione per tutto quel che riguarda il fraking e lo sfruttamento dello shale gas «Che potrebbe causare gravi ripercussioni per una serie di specie minacciate, tra le quali le oche zampe rosa, il salmone e i pipistrelli barbastelli». Ci sono anche gravi preoccupazioni per l’impatto del fracking e la contaminazione dell’acqua di alcuni tra glia habitat più preziosi della Gran Bretagna, come i “chalk streams”. La coalizione di associazioni fa notare che «Questi corsi d’acqua cristalline sono noti ai pescatori ed gli amanti della fauna selvatica come le barriere coralline dell’Inghilterra: l’85% dei “chalk streams” del mondo, si trovano qui. Chiediamo che tutte le aree naturali protette, le riserve naturali ed i parchi nazionali siano frack-free zones, che valutazioni ambientali complete siano effettuate per ogni proposta di trivellazione e che l’industria del gas di scisto paghi i costi della sua regolamentazione e la bonifica di qualsiasi inquinamento».
Martin Harper, Conservation director di Rspb, ricorda che «Il Primo Ministro è un grande sostenitore dell’industria del gas shale. Ha detto che in questo Paese abbiamo i più forti controlli ambientali e nulla andrà avanti se non ci sono pericoli ambientali. La nostra relazione accende un riflettore su questi rischi e rafforza la crescente preoccupazione per l’impatto che il fracking potrebbe avere sul nostro paesaggio e la fauna selvatica. Noi sosteniamo che deve essere fatto di più per garantire che le regole per il fracking siano adatte allo scopo».
Secondo Simon Pryor, natural environment director del National Trust, «Il dibattito sul fracking deve essere basato sull’evidenza. L’evidenza di questa ricerca dettagliata rivela chiaramente che, se si tratta di offrire una protezione adeguata ad ambienti sensibili, la regolamentazione del gas di scisto deve essere migliorata.
Mentre il governo è impaziente di vedere un rapido roll-out del fracking, c’è un pericolo reale che il sistema normativo semplicemente non tenga il passo. Il governo dovrebbe escludere il fracking nelle zone più sensibili e garantire che le normative offrano una protezione sufficiente al nostro prezioso ambiente naturale e storico».
Paul Wilkinson, a capo del capo del Living Landscape di The Wildlife Trusts, dice che il governo Cameron non dovrebbe dare nessuna autorizzazione per lo shale gas «Prima che siamo in grado di regolamentarlo in modo efficace, ridurre al minimo o eliminare i gravi rischi che il fracking pone. Questo rapporto identifica chiaramente una serie di carenze che ci fanno capire che non siamo in grado di fare fracking senza rischi inaccettabili per la fauna selvatica, i luoghi speciali e le comunità locali in tutto il Paese».
Martin Spray, direttore del Wwt, sottolinea che «Un singolo frack può utilizzare più acqua di quanta ne usano 1.000 in un anno e se va male potrebbe contaminare l’acqua potabile e rovinare gli habitat delle zone umide. Questo è un grande onere per le comunità ed è un rischio che vogliamo sia gestito. Il rapporto espone chiaramente le garanzie che devono essere messe in atto prima che questa industria relativamente nuova sia in grado di operare con un certo grado di sicurezza nella nostra campagna».
Martin Salter, coordinatore delle campagne nazionali di Angling Trust, evidenzia che «Un’operazione di fracking mal gestita ha il potenziale per inquinare falde acquifere e causare danni agli ecosistemi fragili nei nostri chalk streams e di altri fiumi. Ecco perché abbiamo bisogno di un quadro normativo più forte possibile, finanziato dai profitti dell’industria, piuttosto che dalle tasche dei contribuenti. ”
Janina Gray, responsabile scientifico di Salmon & Trout Association, conclude: «L’utilizzo dell’acqua da parte dell’industria dello shale gas del Regno Unito potrebbe aggravare la pressione sui fiumi e le zone umide, in particolare sui corpi idrici sensibili e su quelli che già soffrono per l’eccessiva astrazione, come ad esempio i chalk streams, e questo aggiunge un ulteriore pressione sulle popolazioni ittiche in declino: delle quali il salmone atlantico è un ottimo esempio. Questo, unito al rischio di inquinamento delle acque, compresa la contaminazione delle acque sotterranee, se non gestito correttamente potrebbe avere un impatto significativo, forse irreversibile. Dobbiamo intervenire ora per garantire tutte le tutele ambientali necessarie e che quadri normativi siano a posto prima che la trivellazione vada avanti».