L’autostop culturale dei delfini che utilizzano le spugne per pescare
Un comportamento sociale può influire sulla genetica degli animali
[20 Marzo 2014]
Alcune popolazioni di delfini utilizzano le spugne come strumenti per proteggere i loro rostri, e i ricercatori che le hanno studiati sono convinti che il comportamento sociale possa plasmare la composizione genetica di una popolazione animale in natura. E’ quello che emerge dallo studio “Cultural hitchhiking: How social behavior can affect genetic makeup in dolphins” dell’università australiana del New South Wales (Unsw), in pubblicazione su Proceedings of the Royal Society B, e un sunto del quale è stato pubblicato su ScienceDaily.
La ricerca sui delfini di Shark Bay (già noti ai lettori più affezionati di greenreport.it), nella Western Australia, è uno dei primi studi a dimostrare questo effetto che viene chiamato “cultural hitchhiking” (autostop culturale) in animali diversi dagli esseri umani. Alcuni dei delfini di Shark Bay si mettono delle spugne marine coniche sul rostro, per proteggerlo, per cercare cibo sul fondo marino, un’abilità non genetica che i cuccioli, apparentemente, imparano dalla loro madre. Ma la principale autrice dello studio, Anna Kopps, dice delfini che utilizzano le spugne finiscono con l’avere alcune somiglianze genetiche perché i cuccioli ereditano il Dna dalle loro madri. Così come è anche possibile che i delfini che cacciano con le spugne siano discendenti da una “Eva delle spugne”, una femmina di delfino che per prima ha sviluppato l’innovazione.
La Kopps spiega: «La nostra ricerca dimostra che l’apprendimento sociale dovrebbe essere considerato come un possibile fattore che modella la struttura genetica di una popolazione di animali selvatici. Si tratta di uno dei primi studi che dimostra questo effetto – che si chiama autostop culturale – in animali diversi dalle persone».
Il team guidato dall’Unsw che comprende anche ricercatori dell’Università di Zurigo e della Murdoch University, ha identificato i singoli delfini della Shark Bay occidentale a circa 850 chilometri a nord di Perth. Li hanno osservati da una barca mentre raccoglievano il cibo, mentre si spostavano nella baia, si riposavano e giocavano con altri delfini. Ma hanno anche prelevato campioni di pelle dei delfini per analizzarne il DNA mitocondriale, che viene ereditato solo dalla madre. E’ così che hanno scoperto che i delfini che vivono in acque poco profonde, dove le spugne non crescono, ricadono soprattutto in un gruppo genetico chiamato aplotipo H, mentre i delfini che vivono in acque profonde, dove crescono le spugne, sono stati prevalentemente aplotipo E o F.
«Questa lampante distribuzione geografica di una sequenza genetica non può essere spiegata dal caso – sottolinea la Kopps, che ora lavora all’università di Groningen – Così come i risultati del DNa di 22 delfini che vivono in acque profonde ed utilizzano le spugne come strumenti che erano tutti aplotipo E. Per quanto riguarda gli umani, riconosciamo da molto tempo che la cultura è un fattore importante nel plasmare la nostra genetica. Ora abbiamo dimostrato per la prima volta che un comportamento socialmente trasmesso come l’uso di strumento può anche portare a caratteristiche genetiche differenti all’interno di una singola popolazione animale, a seconda dell’habitat in cui vivono».