Titolo V: è centralistico o no?
[9 Aprile 2014]
E’ stato giustamente osservato che prima di etichettare come centralistico il nuovo titolo V in discussione al senato è meglio stare a vedere cosa succederà con il dibattito iniziato e le non poche proposte di modifica presentate al testo. Ciò non toglie – è quello che ritengo sia bene confermare – che il vento che tira e non da poco tempo non è certo favorevole alle regioni e alle autonomie che nel complesso non hanno certo brillato nella gestione delle loro competenze.
In questo rimpallo non sorprende che siano state cancellate le competenze miste concorrenti perché ognuno abbia chiaro cosa deve e può fare. Peccato che allo stato se vuole sarà possibile mettere becco anche in quelle regionali mentre non è vero il contrario. Almeno così pare. Il problema non risolto dal vecchio titolo V che -come si detto e ripetuto fino alla noia – ha generato caos e baruffe a non finire sul piano costituzionale e che dovrebbe risolvere ora quello nuovo rimane appunto quello di riuscire a trovare quella capacità di collaborazione istituzionale che non può essere rimandata e decisa in tribunale.
Qui hanno fallito lo stato e pure le regioni e gli enti locali. Si è detto giustamente, ad esempio, che il turismo passa allo stato ma non interamente perché alle regioni competerà gestirlo sul proprio territorio. Bene ma se la musica non cambia cambierà poco anche il resto come è accaduto finora.
Ho ricordato che c’è chi ritiene che possano essere le leggi quadro a mettere finalmente in sintonia stato, regioni, enti locali.
Lo si era già pensato quando furono varate non poche e importanti leggi quadro specialmente in campo ambientale che purtroppo non lo hanno salvato dalla crisi attuale. Basterebbe vedere la discussione al senato sulla legge quadro sui parchi del 1991 per vedere in che conto queste leggi sono tenute.
D’altronde sarebbe singolare che mentre si cerca di istituire una Camera o Senato delle autonomie non si riuscisse finalmente a mettere in atto quelle politiche di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione finora rimaste sulla carta.