Il G7 sull’energia di Roma e Guidi, un ministro a tutto gas
Ferrante (Kyoto club): «Un vertice di dinosauri che continuano a guardare al fossile»
[7 Maggio 2014]
Ci si aspetterebbe che quando i ministri competenti in materia energetica dei 7 paesi maggiormente industrializzati, o presunti tali, si riuniscono intorno ad un tavolo per discutere appunto di politiche energetiche su scala mondiale il consesso debba avere una risonanza enorme, vista l’importanza strategica della questione. Invece questo G7 che si è tenuto il 5 e 6 maggio a Roma è parso essere dal punto di vista mediatico piuttosto sottotono.
Non vogliamo dare sponde ai complottisti o a chi vede club Bilderberg ovunque, ma una certa inquietudine non si può nascondere. O forse i media manco se ne sono accorti perché hanno capito che era “fuffa”, e che non si sarebbe deciso nulla? Qualsiasi sia il caso, essenzialmente il G7 di Roma ha ruotato intorno alla parola gas. Gas russo, quello cui chiudere il rubinetto per la questione ucraina, ma soprattutto si è parlato dello shale gas, “the new thing”.
Il ministro Guidi (nella foto) ovviamente ha fatto la sua parte, e ha delineato il futuro del Paese: hub privilegiato per il gas, sia che arrivi via South Stream e Tap, e sia appunto come punto di approdo dello shale gas e del Gas naturale liquefatto (Gnl), una risorsa abbondante in Nord America, che secondo il ministro italiano «può contribuire a diversificare ulteriormente le fonti di approvvigionamento dell’Italia a prescindere dai gasdotti». Diversificazione forse si, ma con buona pace non solo della sostenibilità ambientale ma anche della convenienza, perché il Gnl non è certo a prezzi convenienti.
Imperturbabile, il ministro Guidi ha calato la carta sempre accattivante della dinamicità del mercato che massimizza i vantaggi della concorrenza. Concorrenza che ha già fatto il suo nel mercato energetico italiano, perché il fotovoltaico ha abbassato, in alcune giornate, il prezzo dell’elettricità.
La cosa però non impressiona il ministro Guidi, perché secondo lei rinnovabili hanno un problema di sostenibilità economica. E allora decide di andare a colpirle nuovamente col decreto che si sta approntando per assestare l’ennesimo taglio/revisione degli incentivi in corso d’opera.
Senza girarci intorno: il problema è il solito, ovvero una rappresentazione distorta della questione energetica del Paese. L’Italia in realtà non rischia di finire al buio o al freddo, ma spende troppo per l’energia perché ne sprechiamo in quantità enorme e siamo ancora troppo dipendenti dall’estero.
Non abbiamo bisogno di importare più gas, come del resto non avevamo bisogno del nucleare, ma abbiamo bisogno di più efficienza e autosufficienza. Autosufficienza che non è certo quella delle trivellazioni a casa nostra, come prospetta il ministro dello Sviluppo economico, perché quelle risorse sono risorse così scarse che se sfruttate in maniera intensiva – come è logico fare se lo scopo è una fantomatica autarchia energetica – durerebbero pochi anni, ma con un impatto violento sul territorio e il paesaggio.
Insomma, un vertice di dinosauri che continuano a guardare al fossile mentre il futuro dovrebbe guardare nella direzione opposta: rinnovabili ed efficienza. Le risposte miglior anche per affrontare le crisi attuali.