Il cibo è un diritto umano, ma chi garantisce cosa e come?
[11 Giugno 2014]
Il diritto umano al cibo, sancito da diversi trattati internazionali e riportato all’attenzione della cronaca dal 2004 con l’approvazione delle “Voluntary Guidelines to Support the Progressive Realization of the Right to Adequate Food in the Context of National Food Security” è un concetto legale che richiama all’obbligo degli stati di garantire la sicurezza alimentare per tutti (e dove possibile, prevede sanzioni quando il diritto è violato) ma non dice in che modo gli stati debbano raggiungerlo. Per questo motivo, il concetto è criticato dalla maggior parte delle organizzazioni contadini mondiali che tendono ad inglobare il diritto al cibo nella visione “più ampia” della sovranità alimentare. La sovranità alimentare è un concetto socio-politico che definisce anche i modi attraverso i quali il diritto ad un adeguato “nutrimento” può essere rispettato, ossia permettendo alle persone di decidere il proprio sistema alimentare che per i “piccoli agricoltori” corrisponde alla produzione locale e familiare (Dichiarazione di Nyéléni, 2007).
Nel 2014, a dieci anni di distanza dall’approvazione delle linee guida per il diritto al cibo, il “gap concettuale” fra i due approcci viene nei fatti “ri-messo in discussione” con la sigla, il 23 maggio scorso a Roma, di un importante accordo triennale di collaborazione fra Comitato Internazionale di Pianificazione per la Sovranità Alimentare (IPC) e la FAO, al fine di facilitare il dialogo tra la società civile, governi e altri attori che operano sul tema della Sicurezza Alimentare e dell’Alimentazione. Attraverso uno scambio di “lettere d’intento” iniziato nel 2013, l’IPC e la FAO si impegnano quindi alla lotta comune contro la fame individuando delle aree prioritarie di coinvolgimento per l’IPC nei lavori della FAO, come, fra le altre: l’implementazione delle linee guida volontarie della FAO per la governance delle risorse naturali; la definizione dei principi responsabile degli investimenti nell’ambito del processo del CFS (Committee on Food Security); le politiche di tutela sui popoli indigeni e tribali; le attività legate alla giornata mondiale dell’alimentazione 2014, etc.
In un contesto di “prove di dialogo” molto significative fra la FAO e “il mondo contadino”, resta alta però la curiosità nel capire come l’anno internazionale dell’agricoltura familiare (2014) che si celebrerà ad ottobre – e dove l’idea di sovranità alimentare dovrebbe avere ampio spazio – si possa conciliare con il più spinoso “dossier” dei principi per investimenti agricoli responsabili (CFS-RAI), i quali sono tremendamente legati alle sfide produttive del piccolo agricoltore ma, per come sono definiti al momento, risultano – volutamente e forzatamente – vaghi sul modo in cui gli investimenti debbano essere fatti e su quale possa essere il modello che più favorisce il diritto per tutti ad un cibo adeguato e in maniera permanente.
Giorgia Mei
PhD in Agrarian Law and Sustainable Development of the Land
Scuola Superiore Sant’Anna
Cospe per greenreport.it