Più di 300.000 miglia quadrate di oceano protetto
Negli Usa nuovo paradiso per le tartarughe: è il più grande santuario al mondo che le protegga
In Italia accordo Legambiente - Mareblu per Manfredonia e Cilento
[11 Luglio 2014]
Ci sono voluti più di 5 anni di battaglie e petizioni ambientaliste, ma alla fine le tartarughe marine Caretta Caretta hanno ottenuto la “federal protection of critical habitat” su 685 miglia di spiagge che vanno dal Mississippi alla North Carolina, e su più di 300.000 miglia quadrate di oceano sulle coste atlantiche e del Golfo del Messico.
Le Caretta caretta negli Usa sono state dichiarate in via di estinzione fin dal 1978, ma il loro habitat non è mai stato protetto come richiesto dall’Endangered Species Act, ma il “rule” approvato è il risultato diretto di una querela presentata nel gennaio 2013 da Center for Biological Diversity, Oceana e Turtle Island Restoration Network dopo che il governo non era riuscito a rispondere alle petizioni, risalenti al 2007, per rafforzare le protezioni per le popolazioni di tartarughe Caretta. Alla fine l’amministrazione di Barack Obama ha designato importanti spiagge di nidificazione delle Caretta caretta e vaste aree oceaniche come aree protette indispensabili per il recupero delle tartarughe marine, si tratta della più grande istituzione di un “critical habitat” mai realizzata.
Proteggere l’habitat critico non limita l’accesso alle coste, ma aumenta la consapevolezza dell’importanza delle aree per le tartarughe marine, così come della necessità di rivedere le attività federali per garantire non vi siano impatti potenzialmente dannosi per la sopravvivenza e il recupero delle Caretta caretta.
L’habitat costiero di deposizione, identificato dal Fish and Wildlife Service Usa e dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), si estende sull’84% di tutte le aree di nidificazione conosciute. Il National Marine Fisheries Service’s ocean habitat rule comprende le protezioni per cinque tipi di habitat riproduttivi: sotto-costa; nidificazione; corridoi migratori; habitat invernale ed habitat Sargassum. I sargassisono le alghe che forniscono il cibo, il rifugio e l’acqua temperata che permettono la crescita delle giovani tartarughe marine.
Eileen Sobeck, assistente amministratore Noaa per la pesca in un comunicato ha sottolineato che, «Dato il ruolo vitale che le tartarughe marine Caretta Caretta svolgono nel mantenimento della salute dei nostri oceani, ricostruire le loro popolazioni è fondamentale mentre lavoriamo per garantire oceani sani e resilienti per le generazioni a venire».
Le piccole tartarughe dell’Atlantico nord-occidentale lasciano le spiagge dove sono nate e per 12 anni vivono in mare aperto prima di tornare nelle zone costiere, ritornano sulle spiagge natie solo all’età di circa 35 anni quando raggiungono la maturità sessuale e cercano un posto per depositare le uova. Proprio per queste lunghe migrazioni e per la dipendenza dalle loro spiagge natali, la designazione di un habitat critico che include spiagge ed acque costiere e oceaniche permetterà di tutelare le aree necessarie ad un recupero delle popolazioni di Caretta caretta.
Jaclyn Lopez, del Center for Biological Diversity, l’associazione che ha promosso la petizione per tutelare le Caretta caretta statunitensi, sottolinea che «Le vite delle tartarughe marine Caretta sono veramente miracolose: sopravvivono ai nostri sversamenti di petrolio, all’inquinamento da plastica ed alle reti da pesca, solo per tornare al loro spiagge natali, che ora sono minacciate dall’innalzamento del livello del mare. Questa istituzione ci permetterà di ottimizzare gli sforzi di conservazione per la tutela delle tartarughe sia a terra che in mare, offrendo una speranza di ripresa».
Oceana, una delle associazioni che più si sono battute per l’istituzione di questo immenso santuario delle tartarughe marine, è soddisfatta ma fa notare che «Mentre l’ocean habitat rule fornisce una protezione senza precedenti all’habitat delle tartarughe marine Caretta Caretta, protegge l’habitat unico sotto-costa per un miglio al largo delle spiagge di nidificazione, nonostante la scienza dimostri l’importanza degli habitat fino a tre miglia dalle spiagge per le femmine ed i neonati. La regolamentazione non è riuscita a identificare gli habitat critici per il rischio di estinzione delle Caretta nell’Oceano Pacifico settentrionale, che sono a rischio a causa di attività di pesca nelle Hawaii e in California nelle zone di sovrapposizione con gli habitat della Caretta».
In realtà, la maggior parte dei bagnanti non noterà alcuna differenza rispetto alla situazione attuale, ma la maggiore delle protezioni previste richiedono che tutte le attività federali proposte, come la costruzione di autostrade, trasporti e lo sviluppo di attività petrolifere e gasiere vengano valutati secondo il loro possibile impatto nocivo sulle Caretta.
Secondo Todd Steiner, un biologo che dirige il Turtle Island Restoration Network «Proteggendo l’habitat critico delle minacciate tartarughe marine Caretta ci aiuta a garantire il recupero di questi gentili, antiche, specie misteriose, così come anche delle comunità locali del Golfo e della costa atlantica che beneficiano di fronti di spiaggia e di acque interne puliti e sani».
Amanda Keledjian, una scienziata marina di Oceana, evidenzia che «Mentre migrano per migliaia di miglia nel corso della loro vita, le Caretta caretta devono affrontare le continue minacce dagli attrezzi da pesca, dell’inquinamento e del cambiamento climatico. Questa designazione di critical habitat è essenziale per la futura sopravvivenza e il recupero delle tartarughe marine negli Stati Uniti e farà in modo che in futuro le popolazioni siano più resilienti».
Mentre gli Usa istituiscono il più grande santuario per le tartarughe marine, qualcosa si muove anche in Italia e Legambiente e Mareblu hanno realizzato una partnership che permetterà di realizzare un nuovo allestimento al Museo Vivo del Mare e della Dieta Mediterranea, una struttura museale nella frazione Pioppi di Pollica (Sa) che verrà in gran parte restaurata e messa on line con il Centro di recupero tartarughe marine di Manfredonia (Fg) attraverso un’installazione interattiva in grado di documentare l’attività dei volontari di Legambiente. Tre webcam consentiranno infatti di osservare a Pioppi quello che in tempo reale avviene all’interno del Parco Nazionale del Gargano e di offrire notizie e peculiarità sulla vita delle tartarughe marine, che pure vivono e nidificano lungo le coste del Cilento.
«Crediamo fortemente che per invertire la rotta e puntare sulla sostenibilità ambientale sia importante stringere alleanze con chi, nel mondo dell’imprenditoria, ha scelto di investire realmente su un cambio di politiche aziendali – dichiarano Rossella Muroni e Valerio Calabrese, rispettivamente direttrice generale di Legambiente e direttore generale del Museo Vivo del Mare – Una contaminazione positiva che permetterà di migliorare l’offerta didattica del Museo e l’azione di tutela, ricerca e monitoraggio sulle tartarughe marine, che spesso scelgono proprio le spiagge del Cilento per nidificare».
La partnership tra Cigno Verde e Mareblu suggella un percorso di collaborazione partito tre anni fa e che ha portato alla riduzione dell’impatto ambientale dei prodotti dell’azienda che oggi garantisce una piena tracciabilità del tonno “pinna gialla” pescato e il non utilizzo di palamiti. Gli inchiostri usati per il packaging sono a base d’acqua e i cartoncini delle confezioni hanno carta di minore grammatura, sempre in un’ottica di attenzione all’ambiente. Mareblu contribuisce a sostenere il centro di recupero tartarughe marine di Legambiente a Manfredonia dove, in poco più di 5 anni, sono state monitorate, curate e riabilitate circa 400 tartarughe marine, con il rilascio in mare di oltre 350 esemplari guariti.