82 km di litorale modificati da interventi edilizi, il 59% del totale
Cemento inarrestabile in Emilia Romagna: cancellati 7 Km di costa
Legambiente: «Inedificabilità assoluta per le aree costiere non sfruttate per almeno un Km dal mare»
[27 Giugno 2013]
Oggi Goletta Verde ha presentato il dossier “Il consumo di suolo nelle aree costiere italiane. La costa emiliano-romagnola, da Gorino a Cattolica: l’aggressione del cemento ed i cambiamenti del paesaggio” ed i dati confermano un altissimo consumo di suolo: «In Emilia-Romagna. Il 59% del litorale, pari a 82 Km di linea costiera, è stato modificato inesorabilmente da interventi edilizi. Dal 1988 sono stati cancellati 7.000 metri di costa in 23 anni E il boom del cemento non accenna a diminuire con il rischio di far scomparire per sempre le bellezze naturali della regione».
Secondo gli ambientalisti i pericoli più forti li corrono le aree di ancora libere del ravennate e ferrarese, per questo lanciano la proposta di «Bloccare le espansioni degli strumenti edilizi e fissare un vincolo di inedificabilità assoluta per tutte le aree costiere ancora libere dall’edificato di almeno un chilometro dal mare».
Altre emergenze che minacciano la costa sono gli incendi, come quelli gravissimi che hanno colpito le pinete di Lido Adriano a Ravenna e la subsidenza, l’abbassamento del livello del suolo reso più grave da estrazioni d’acqua e di idrocarburi e dal mancato apporto di sabbia dai fiumi. Segnali di questo le mareggiate sempre più devastanti e l’innalzamento del livello salino della falda che sta portando a vere morie di pini sul litorale.
Lo studio di Legambiente ha analizzato la costa emiliano-dal 1988 al 2011 e ne è venuto fuori che «Su un totale di 141 Km di costa – da Gorino, al confine con il Veneto, a Cattolica, al confine con le Marche – 82 Km (pari a ben il 59%) sono stati trasformati a usi urbani, infrastrutture portuali e industriali. Più precisamente 30 Km sono occupati da tessuti urbani densi, 39 Km sono interessati da un edificato meno denso, con carattere più rurale in trasformazione e 13 Km sono occupati da infrastrutture portuali e industriali. Si “salvano” complessivamente solo 42 Km di paesaggi costieri ancora con caratteri naturali, cioè tratti di costa completamente liberi dal cemento, mentre i tratti costieri con paesaggi agricoli si sono ridotti a soli 17 Km, un dato allarmante rispetto all’identità e alla storia della costa emiliano-romagnola. Grazie alla sovrapposizioni delle foto satellitari è stato possibile fare un raffronto con quella che era l’occupazione della costa nel 1988. Malgrado i vincoli imposti sia dalla legge “Galasso” che dal piano paesaggistico, sono “scomparsi” 7.000 metri di costa (il 5% del totale). 7.000 metri trasformati irreversibilmente per usi urbani e turistici. Così, oggi, la costa dell’Emilia-Romagna si presenta divisa in due: una, quella a nord, dove ancora sono presenti ambiti naturali di pregio, l’altra, quella a sud, dove è perfino difficile immaginare come fosse stato il paesaggio prima dell’arrivo della distesa di alberghi, palazzi, seconde case e stabilimenti».
Ma quel che preoccupa ancora di più gli ambientalisti è il continuo progredire dell’edificato: «A Lido Adriano, quella che era considerata area agricola, di 300 metri, è stata lottizzata per oltre 150 metri di fronte costruendo “seconde case”, ad un piano rialzato, ed a grande rischio di essere interessate dall’avanzamento del mare essendo un’area interessata da una grande subsidenza 1,2 / 1,5 mm/anno».
Nonostante il modello di economia basato sul mattone sia in crisi anche dal punto di vista finanziario, la speculazione edilizia è ancora molto attiva. Goletta Verde fa alcuni esempi eclatanti: «Gli interventi di Porto Reno e Marinara nel ravennate, le cui società di gestione oggi sono in stato fallimentare. Da Cesenatico a Cattolica, caso quasi unico in Italia, è cresciuto esponenzialmente anche l’edificato alle spalle, creando così uno strato sempre più spesso di cemento tra il mare e le aree agricole, cancellando ogni corridoio ambientale. Il rischio, quindi, è che questi processi di saldatura tra i centri costieri continuino, cancellando irrimediabilmente l’identità e la bellezza dei paesaggi agricoli e naturali ancora presenti lungo la costa. Senza dimenticare, ovviamente, il comune di Cervia che si ostina a voler portare avanti la politica del calcestruzzo con l’ennesimo, il terzo, grattacielo».
Goletta Verde ha già assegnato al Comune di Cervia due Bandiere Nere, nel 2008 e nel 2012, ma la giunta non se ne è preoccupsata assolutamente e «Continua purtroppo a permettere, spesso ad incentivare, una speculazione edilizia ed un dannoso consumo di suolo per la rinomata località marittima. Scelte che non tengono conto neanche delle serie problematiche ambientali cui l’area è soggetta, tra cui subsidenza, cuneo salino ed ingressione marina».
Presentando il dossier, Katiuscia Eroe, portavoce della Goletta Verde, ha sottolineato che «I paesaggi costieri sono un patrimonio che l’Emilia-Romagna deve portare nel futuro, cambiando attenzioni e politiche nei confronti di una risorsa a rischio. Oggi cambiare non solo è possibile ma anche urgente per riuscirci occorre avere il coraggio e la lungimiranza di fissare un vincolo di inedificabilità assoluta per tutte le aree costiere attualmente non sfruttate per almeno un chilometro dal mare, attraverso l’approvazione di un piano paesaggistico che intervenga anche sui piani regolatori vigenti per stralciarne le previsioni edificatorie. In parallelo, inoltre, occorre definire una seria politica di riqualificazione di un patrimonio edilizio spesso costruito con ottica speculativa, senza qualità e futuro. Ragionare in questo modo è precondizione per valorizzare le potenzialità turistiche, a cominciare dal settore edile esistente riqualificando da un punto di vista statico, energetico e ambientale».
Per Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia Romagna «Si tratta di una operazione strategica per difendere la bellezza e la qualità di paesaggi straordinari ancora liberi, ma a rischio di cementificazione, con particolare riferimento alle aree costiere di Comacchio e Ravenna, con le splendide pinete costantemente minacciate dal rischio di speculazione edilizie. I paesaggi costieri sono uno straordinario patrimonio e costituiscono una parte rilevante dell’identità italiana. La cementificazione avvenuta in tutta l’Emilia-Romagna e sulla costa in particolare, negli ultimi decenni sono purtroppo molto rilevanti. L’aggressione del cemento non sembra però arrestarsi nonostante la crisi dell’invenduto e i fallimenti la abbiano rallentata. Occorre tirare subito il freno a mano bloccando le nuove espansioni e lavorare sulla riqualificazione dell’esistente».