Ebola: stato di emergenza in Nigeria e Liberia. Il Burkina Faso vieta la caccia ai pipistrelli
[7 Agosto 2014]
L’epidemia di Ebola sembra ormai essere arrivata anche in Nigeria che, come la Liberia, ha dichiarato lo stato di emergenza. La presidente liberiana, Ellen Johnson Sirleaf, ha annunciato che lo stato di emergenza, entrato in vigore ieri, durerà 90 giorni e che «Il governo e il popolo della Liberia chiedono delle misure straordinarie per aiutare il nostro Stato e per la protezione della vita del nostro popolo»,
Secondo il ministro della Sanità nigeriano, Onyebuchi Chukzu, «attualmente tutto il mondo è a rischio. L’esperienza della Nigeria ha aperto gli occhi al mondo sulla realtà di Ebola».
Anche un Paese non ancora colpito dall’epidemia di Ebola, il Burkina Faso, sta prendendo misure preventive: il ministero ro dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile ha sospeso su tutto il territorio nazionale la caccia speciale alle “roussette”, i pipistrelli, che è aperta dal primo luglio al 31, proprio per contrastare una possibile diffusione di Ebola.
I pipistrelli, insieme ai ratti ed ad altre specie selvatiche, cacciate legalmente o di frodo, sono infatti il principale vettore della malattia tra gli esseri umani. In particolare i pipistrelli sono fortemente contagiosi.
Le equipe mediche che lottano per frenare Ebola in Africa occidentale stanno sconsigliando a tutti di mangiare carne di animali selvatici, ma alcune comunità rurali, che dipendono dalla carne per le proteine sono determinati a continuare le loro pratiche tradizionali di caccia. Mentre la carne di animali selvatici come volpi volanti, roditori e antilopi di foresta è in gran parte scomparsa dalle dalle bancarelle dei mercati nelle principali città dell’epicentro di Ebola, come Guéckédou nellla Guinea meridionale, o nella capitale Conakry dove sono in corso campagne informative per evitare la contaminazione, la carne di pipistrello o di altri animali selvatici viene ancora mangiata nei villaggi più remoti. Dove la zootecnia è poco diffusa e la selvaggina è ancora abbondante.
Juan Lubroth, veterinario capo della Fao, ha detto all’agenzia informativa umanitaria dell’Onu, Irin, che «La scarsa conoscenza e la superstizione, soprattutto nelle comunità rurali, così come il movimento transfrontaliero, una carenza di infrastrutture di sanità pubblica ed altre cause epidemiologiche hanno contribuito alla diffusione di Ebola. La preoccupazione immediata è quella di fermare la trasmissione da uomo a uomo. Scoraggiare il consumo di carne selvatica e l’introduzione di bestiame come alternativa alla caccia fa parte delle soluzioni a lungo termine contro i rischi di contrarre Ebola dalla selvaggina. Riconosciamo l’importanza che la selvaggina ha alla nutrizione di qualità che non si può ottenere solo da diete a base di vegetali. Noi non diciamo che si dovrebbe smettere di mangiare carne selvatica… ma possiamo sostituire la necessità di andare nella foresta a caccia di selvaggina con l’avere una fonte di bestiame e mezzi di sussistenza, cosa è più sicuro? Possiamo avere un più di un programma di sviluppo dove è possibile, si può produrre pollame, ovini, caprini, suini … e gestire questo in modo che non ci sia alcuna invasione indebita nella foresta per la caccia?>.
Ma promuovere pratiche igieniche per evitare di contrarre Ebola si sta già dimostrando un grosso sforzo che implica un notevole cambiamento nei comportamenti, far accettare alle popolazioni rurali e forestali una nuova dieta è ancora più complicato, come fa notare Lubroth, «Diventa molto difficile far capire e ad un individuo di una minaccia che non può essere vista, in questo caso particolare un virus… Uno degli aspetti più importanti è quello di costruire la fiducia con le comunità o villaggi. La sociologia, l’antropologia, la comunicazione sono altrettanto importanti della veterinaria e delle scienze mediche o dello studio della fauna selvatica. I fatti epidemiologici devono essere tradotti in modo semplice perché li capisca la gente comune, usando per esempio allegorie locali». Eppure gli informatori sanitari come Mariame Bayo in Guinea, sono stati minacciati di morte nei villaggi dove gli abitanti si oppongono fortemente agli operatori umanitari. «A Nongoha – racconta la Bayto – ci hanno detto che se non ce ne andavamo ci avrebbero fatto a pezzi ed avrebbero buttato la nostra carne nell’acqua».
Secondo il ministro della salute della Guinea, il colonnello Rémy Lamah, la questione è anche politica: «C’è gente che arriva a dire che il governo e il presidente hanno inventato Ebola e il loro scopo è quello di evitare che si tengano le elezioni». Le elezioni presidenziali dovrebbero tenersi nel 2015.
Lubroth non chiede di vietare la caccia ma direttive chiare, «Come non toccare animali morti o vendere o mangiare animali trovati morti. Si dovrebbe anche evitare di cacciare animali malati o che hanno comportamenti strani, perché quello è un segnale di allarme».
I pipistrelli frugivori, che vengono solitamente consumati secchi o in una zuppa speziata, sono particolarmente pericolosi perché possono veicolare Ebola senza sviluppare segni clinici della malattia. Se è vero che Ebola viene eliminato dalle alte temperature della cottura della carne, è però la manipolazione della selvaggina ad infettare cacciatori ed acquirenti.
Diversi governi dell’Africa occidentale hanno vietato il consumo e la vendita di selvaggina, ma nessuno riesce a far rispettare il divieto perché le comunità rurali si sentono penalizzate.
Katinka de Balogh, uno specialista di salute pubblica veterinaria della Fao, dice che «Regna un clima di sfiducia, a tal punto che la gente nasconde i malati invece di cercare l’aiuto di un medico. E’ molto difficile lottare contro la malattia con i miti e le voci che circolano».