Gli ultimi 55 delfini di Maui minacciati dalle trivellazioni petrolifere [FOTOGALLERY]
[18 Agosto 2014]
I delfini di Maui – o meglio il Cefalorinco di Maui, o ancora Popoto (Cephalorhynchus hectori maui) – sono una delle specie più minacciate di estinzione al modo. Vivono solo nelle acque della Nuova Zelanda, e secondo gli ambientalisti ne sono rimasti appena 55 esemplari adulti. Questi piccoli delfini, lunghi al massimo 1,6 metri e pesanti 50 kg, hanno un’atipica pinna dorsale arrotondata che emerge quando risalgono per respirare.
Per proteggere questi rarissimi cetacei, le cui femmine danno alla luce un cucciolo ogni 2 – 4 anni, la Nuova Zelanda nel 2008 ha istituto un santuario dei cetacei ad ovest dell’Isola del Nord/Te Ika-a-Maui, ma da qualche mese il governo di centro-destra neozelandese è oggetto di vivaci critiche perché ha autorizzato trivellazioni petrolifere esplorative ed ha esteso la zona di pesca autorizzata nel santuario dei delfini Maui che prendono il loro nome da un dio polinesiano.
Il Wanganui Chronicle scrive che le associazioni ambientaliste si oppongono ad ulteriori trivellazioni nel campo petrolifero offshore di Maari, 80 km al largo della costa di Opunake, da parte della OMV New Zealand Ltd che attraverso l’Environmental Protection Agency neozelandese (Epa NZ) ha ottenuto una nuova concessione provvisoria. Ai sensi delle disposizioni transitorie dell’ Exclusive Economic Zone Act, la OMV sta trivellando nel campo Maari conformemente al suo permesso petrolifero che terminava il 28 giugno, ma le trivellazioni possono continuare fino a che non viene presa una decisione sulla richiesta. Il progetto prevede la perforazione fino a 7 pozzi all’interno di “conductor slots” esistenti nella piattaforma Maari e, anche se in superficie non arriva niente, le trivellazioni depositano fanghi sul fondo del mare. Si tratta della terza richiesta di licenza esaminata dall’Epa NZ in base Alla nuova normativa sulla Zona economica esclusiva (Zee).
Wwf New Zealand ha lanciato da tempo una campagna per salvare il Popoto e secondo Climate Justice Taranaki (Cjt) le trivellazioni offshore nell’area potrebbero minacciare la sopravvivenza degli ultimi cefalorinchi di Maui. Deep Sea Oil Free NZ ha ribadito le sue preoccupazioni per i mammiferi marini, compresi i delfini di Maui e fa notare che la stessa legge sulla Zee e l’Epa Nz sottolineano «L’importanza di proteggere gli ecosistemi e degli habitat di specie protette, rare e vulnerabili».
La richiesta dell’ OMV è sostenuta da Trans-Tasman Resources che ha annunciato un ricorso all’Alta Corte di giustizia della Nuova Zelanda se l’Epa Nz rifiuterà di dare il proprio consenso all’estensione delle trivellazioni offshore perché «La richiesta è coerente con gli scopi della Zona economica esclusiva e del Continental Shelf Act 2012».
Intanto il ministero dell’economia, innovazione e occupazione ha sottolineato l’intenzione del governo di aumentare le esportazioni complessive della Nuova Zelanda utilizzando le risorse naturali del Paese, evidenziando che il giacimento di Maari tra il 2011 e il 2013 ha contribuito con 73 milioni di dollari in royalities e prevedendo che il Maari Growth Project produrrà 377 milioni di dollari in royalities 4 499 milioni in tasse pagate dalle compagnie petrolifere.
Ma la maggior parte delle osservazioni arrivate ad Epa Nz chiedono do bocciare la richiesta dell’OMV, tutto si giocherà dal 23 settembre, quando Epa NZ esaminerà le osservazioni per rilasciare o meno la licenza.
In un’intervista a The Guardian Australia il ministro dell’ambiente neozelandese, Nick Smith, ha spiegato che «La Nuova Zelanda smentirà la lugubre predizione degli scienziati che annunciano la fine della specie entro 20 anni. Ci sono alcuni gruppi estremisti verdi che sono critici sui passi del governo per proteggere il delfino di Maui ma faccio tutto il possibile per salvarlo. Il governo ha proibito la pesca con le reti fisse che sono la principale minaccia per i delfini Maui. L’esplorazione petrolifera e gasiera è già avvenuta al largo dell’Isola del Nord per 40 anni, senza alcun impatto negativo sulle specie. Non è pensabile rinunciare allo sfruttamento petrolifero in questa zona questo costerebbe un miliardo di dollari all’anno all’economia neozelandese e ci obbligherebbe a rivolgerci al carbone, il che ci farebbe scaricare molto più gas serra. . Una domanda di sfruttamento minerario del fondo marino è già stata respinta e un robusto processo dovrebbe garantire che altri progetti non danneggeranno i delfini ».
In un rapporto pubblicato a maggio anche l’International Whaling Commission (Iwc) aveva espresso «Estrema preoccupazione» per il Cephalorhynchus hectori maui, chiedendo il divieto della pesca a strascico in tutto il suo habitat. Il rapporto ha anche fatto notare che l’attuale protezione del Popoto è inferiore a quella necessaria per invertire il declino del delfino di Maui».
I The New Zealand Greens sono molto critici sulla decisione del governo di permettere l’esplorazione petrolifera in una vasta area a terra e mare, con circa 3.000 Km2 che si sovrappongono al Maui’s dolphin sanctuary e il deputato verde Gareth Hughes ha detto a The Guardian l’Australia che «Il governo dovrebbe escludere qualsiasi trivellazione petrolifere o minerarie nei fondali marini nel santuario dei delfini. Ci sono un gran numero di minacce: dai delfini catturati indiscriminatamente nelle reti da pesca e delle esplosioni subacquee per l’esplorazione che possono assordare i delfini o spingerli fuori del santuario. Il governo deve ascoltare gli esperti scientifici internazionali e dare a questa specie un’opportunità di sopravvivenza. Dobbiamo sviluppare metodi alternativi di pesca per la transizione dell’industria verso metodi più sostenibili, o rischieremo la nostra buona reputazione internazionale per i pesci».
Governo e Verdi sono però d’accordo che la piccolissima popolazione del Cefalorinco di Maui deve essere protetta. Hughes ricorda che «la Nuova Zelanda è leader mondiale nel riportare indietro le specie dal baratro dell’estinzione. Abbiamo salvato il kakapo, di cui ne rimanevano meno di 40 individui, quindi non possiamo rinunciare al delfino di Maui. Ma la partita non è ancora finita, anche se la fine è pericolosamente vicina. Ci vorrebbero 20 anni senza una fatalità causato dall’uomo prima di essere certi della sopravvivenza dei delfini di Maui, ma sono fiducioso che possano salvarsi».