Comunisti contro Renzi: «Decreto Sblocca Italia? Chiamiamolo Saccheggia Italia!»
Il liberismo renziano contro i beni comuni
[3 Ottobre 2014]
Rilancio delle “grandi opere” (nonostante gli scandali), svendita del patrimonio pubblico, più inceneritori, via libera a perforazioni per la ricerca di idrocarburi e alla costruzione di gasdotti, deregolamentazione delle bonifiche e “semplificazione” delle procedure a favore degli inquinatori, ancora cementificazioni e regali ai costruttori, riduzione controlli a tutela di paesaggio e patrimonio storico- architettonico.
Al Capo III (art. 7) il decreto contiene persino l’imbroglio di norme che trattando di mitigazione del dissesto idrogeologico in realtà mirano ad un’autentica privatizzazione del servizio idrico. Infatti, viene modificata la disciplina relativa alla gestione dell’acqua imponendo un unico gestore in ciascun ambito territoriale favorendo le grandi aziende e multiutilities, molte delle quali già quotate in borsa.
Il decreto rappresenta un passaggio fondamentale nel solco della piena realizzazione del piano di privatizzazione e finanziarizzazione dei beni comuni e delle aziende pubbliche che troverà pieno compimento nella Legge di Stabilità.
L’obbiettivo appare ormai chiaro: imporre agli Enti Locali la quotazione in borsa delle azioni delle aziende che gestiscono servizi pubblici, costringere a fusione e accorpamento secondo le prescrizioni già previste dal piano sulla “spending review”. Un vero e proprio ricatto nei confronti degli Enti Locali che costretti dai tagli dei trasferimenti statali, avrebbero come unica possibilità la cessione delle loro quote al mercato azionario per poter usufruire delle somme derivanti dalla vendita, che il Governo, per questa via, si premura di sottrarre alle tenaglie del patto di stabilità.
Il decreto “Sblocca Italia” svela le reali intenzioni del Governo: consegnare nelle mani dei grandi capitali finanziari la gestione dell’acqua e degli altri servizi pubblici locali.
La strategia governativa, con il “carosello” propagandistico dello slogan “riduzione delle aziende da 8.000 a 1.000”, farà esclusivamente l’interesse dei privati e dei grandi potentati economici, favorendo la massimizzazione dei profitti delle grandi aziende multiutilities che già gestiscono acqua, rifiuti e trasporto pubblico locale, tutto ciò a scapito dell’interesse pubblico e collettivo.
Il decreto del governo Renzi è in contrasto con la volontà popolare espressa a grande maggioranza nel referendum del 2011. Rifondazione si mobiliterà in ogni modo contro le privatizzazioni e per la difesa dei beni comuni. Rivendichiamo: più gestione pubblica non meno, più trasparenza e partecipazione diretta dei cittadini alla gestione dei servizi e non il saccheggio dei beni comuni.
di Rosa Rinaldi, Responsabile ambiente, territorio, beni comuni Partito della Rifondazione Comunista