I ministri Galletti e Lupi confermano gli impegni per green economy ed ecobonus
Emissioni, rinnovabili e risparmio energetico: l’Italia tra paura e virtù europee
Realacci: «Correggere le aree critiche dello “Sblocca Italia”»
[3 Ottobre 2014]
Al 5° workshop internazionale organizzato da EDF Fenice con il patrocinio della Commissione Europea, del Ministero dell’Ambiente, della Regione Piemonte e di Confindustria Piemonte tra i relatori c’era anche il ministro Gian Luca Galetti. Il tema in discussione era la direttiva sulle emissioni industriali (IED), adottata dal Consiglio Ue nel 2010 ed appena recepita dall’Italia. Come è stato spiegato a Torino la Direttiva «viene a completamento del quadro di esercizio delle attività industriali e agricole che potrebbero causare impatti ambientali (attività energetiche, produzione e trasformazione dei metalli, industria dei prodotti minerali, industria chimica, farmaceutica e gestione dei rifiuti). La Direttiva amplia sia il perimetro delle aziende coinvolte, circa 150.000 in Europa e 7.000 in Italia – sia il campo degli obblighi imposti: utilizzo delle migliori tecnologie disponibili, revisione periodica dell’autorizzazione, bonifica del sito a fine attività e partecipazione del pubblico».
La cosa preoccupa molto le nostre imprese (troppo spesso innovative a parole ma iperconservatrici nei fatti) che temono la concorrenza internazionale in piena depressione economica, secondo Confindustria e gli altri organizzatori del workshop internazionale «La Direttiva può creare infatti dei sovraccosti per le aziende; sovraccosti che non possono essere bilanciati dagli Enti Pubblici, perché la normativa europea vieta gli “aiuti di Stato”, ai quali sono assimilati gli aiuti di regione e provincia».
Mentre gli italiani temono i contraccolpi, EDF Fenice, filiale della multinazionale francese del nucleare, si propone come mitigatore e diluitore nel tempo dei i costi aggiuntivi derivanti dalla Direttiva Ied, «mettendo a disposizione i capitali per gli adeguamenti impiantistici (che comporteranno ingenti sforzi sia finanziari che tecnici). EDF Fenice propone inoltre progetti efficienziali nell’ambito energetico ed in quello dei rifiuti industriali (waste efficiency), in modo da diminuire i costi globali di gestione e bilanciare i sovraccosti derivanti dalla Direttiva».
Cosa ne pensa il ministro Galletti lo ha chiarito sempre ieri al question time al Senato: «Nell’ambito degli impegni definiti in sede europea il nostro Paese è stato impegnato concretamente anche nelle politiche di riduzione delle emissioni. Molto è stato fatto e, anche in questo caso, c’è molto da fare, potenziando gli strumenti attivi, sia sul fronte dell’efficienza che delle rinnovabili. L’efficienza da fonti rinnovabili è oggi di circa il 30%, un livello che fino a un po’ di tempo fa si sperava di raggiungere solo nel 2020. Nel 2012 la realizzazione dei pertinenti impianti ha attivato investimenti per circa 13 miliardi di euro e ha garantito lavoro a circa 140 mila persone. La manutenzione degli stessi impianti muove circa 3 miliardi di euro e muove 53 mila occupati. Investire sull’ambiente significa investire sull’occupazione e sulla crescita del Paese. L’ambiente non è nemico della crescita e dell’occupazione del Paese, è il suo migliore amico. Il mio ministero è amico del Mise e del ministero dell’Agricoltura. Io non posso fare senza di loro e loro non possono fare senza di me». Galletti ha ggiunto: «Come dimostrano i dati, la green economy è l’unico settore che durante la crisi ha prodotto non solo in Italia ma in Europa più economia e più posti di lavoro. Chiudersi gli occhi davanti a questo fatto reale sarebbe condannare questo Paese a perdere una fetta importante dell’economia che può contribuire al suo rilancio nei prossimi anni».
Galletti ha respinto anche l’accusa di un disinteresse da parte del pubblico che è circolata a Torino, sede del Workshop di cui sopra: «Ragionando in termini finanziari, il valore complessivo dei vari sistemi di incentivazione messi in piedi per le fonti rinnovabili di energia ha raggiunto un costo superiore di 12 miliardi e mezzo all’anno. Anche in questo caso questa cifra rende bene il potenziale da sviluppare nel prossimo 2020 relativamente alla produzione termica da rinnovabile. C’è spazio per raddoppiarla rispetto al 2010: da 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio a 10 milioni. Con l’efficienza energetica possiamo arrivare a generare risparmi per 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio rispetto ai consumi tendenziali, quindi circa il doppio di quanto fatto finora.
Da un punto di vista strategico, la strada è chiara: spingere sull’efficienza energetica, favorire lo sviluppo delle rinnovabili termiche e accompagnare la crescita delle rinnovabili elettriche, bilanciando così il mix delle fonti energetiche. Il governo si sta muovendo in questa direzione».
Per quanto riguarda la riqualificazione energetica degli edifici, il ministro ha assicurato che «Il governo si sta muovendo sia sul fronte degli immobili pubblici che di quelli privati. Si sta provvedendo a restituire un ruolo esemplare all’efficientamento energetico degli immobili pubblici. Infatti, con il recepimento della direttiva 27/2012 si è stabilito che da qui al 2020 ogni anno dovrà essere ristrutturato almeno il 30% della superficie coperta utile degli edifici di proprietà dell’amministrazione centrale pubblica e da essa occupati, con dimensioni superiori ai 500 mq. Dal 2015 questa soglia scenderà a 250 mq».
Poi, forse con ancora nelle orecchie le lamentele di qualcuno sempre a Torino, Galletti ha sottolineato che «L’efficienza energetica è uno di quegli interventi che, si dice in gergo, si paga da sé. Se noi riusciamo a fare interventi di efficienza energetica in pochi anni, recuperiamo dai minori consumi quello che abbiamo speso sugli interventi che abbiamo fatto. Questo ci dice ad esempio l’ecobonus per le ristrutturazioni edilizie, da cui abbiamo avuto introiti fiscali superiori agli incentivi che abbiamo dato. Per questo sarò un sostenitore per rendere stabile nel nostro sistema fiscale l’ecobonus anche nei prossimi anni».
Galletti ha concluso ricordando l’impegno del governo nel semestre europeo: «Siamo stati il Paese che ha aderito immediatamente all’appello di alcuni Paesi per raggiungere un accordo virtuoso entro la fine dell’anno, possibilmente alla prossima riunione del 23 ottobre di tutti i capi di governo per la riduzione della Co2. Io credo che l’Europa debba assumere un ruolo trainante. Abbiamo firmato un documento che impegna i Paesi dell’Ue ad arrivare al 2030 riducendo le emissioni di Co2 di almeno il 40% rispetto al dato del 1990. Io credo fermamente che questo non sia un costo per il sistema Paese ma una grande opportunità economica. Se sapremo costruire su questo obiettivo importante per il pianeta un Piano industriale, un Paese forte, filiere produttive in grado di preparare il Paese a questa sfida globale. Per un accordo globale – speriamo – nel 2015 alla conferenza di Parigi, che segnerà il prima e il dopo della battaglia globale ai cambiamenti climatici. Nell’ambito degli impegni definiti in sede europea il nostro Paese è stato impegnato concretamente anche nelle politiche di riduzione delle emissioni. Molto è stato fatto e, anche in questo caso, c’è molto da fare, potenziando gli strumenti attivi, sia sul fronte dell’efficienza che delle rinnovabili. L’efficienza da fonti rinnovabili è oggi di circa il 30%, un livello che fino a un po’ di tempo fa si sperava di raggiungere solo nel 2020».
Sempre ieri, durante un’ audizione in Commissione ambiente alla Camera, il ministro delle infrastrutture e trasporti Maurizio Lupi ha confermato l’impegno del Governo a stabilizzare ed estendere l’ecobonus nella Legge di Stabilità, che peraltro vedrà la luce prima dell’approvazione dello Sblocca Italia. Il presidente della Commissione, Ermete Realacci, è soddisfatto: «Come sappiamo l’ecobonus si è rivelata una potente misura anticiclica, sicuramente più efficace di tanti degli interventi previsti nello Sblocca Italia. Secondo i dati di Cresme e Servizio studi della Camera, infatti, il credito di imposta per le ristrutturazioni e il risparmio energetico in edilizia ha prodotto lo scorso anno 28 miliardi di investimenti, qualificando il sistema imprenditoriale del settore, riducendo i consumi energetici, l’inquinamento e le bollette delle famiglie e garantendo tra diretti e indotto 340.000 posti di lavoro».
Realacci non si nasconde però che «Nel lavoro della VIII Commissione Ambiente sullo Sblocca Italia sarà necessario rafforzare e ampliare i molti punti positivi del provvedimento e correggere le diverse aree critiche, come quelle che riguardano le concessioni autostradali, le deroghe previste per i commissariamenti, le norme sulle trivellazioni e sulla rete nazionale degli inceneritori. Tutte questioni su cui sono del resto venute considerazioni di grande importanza, tra gli altri, dal presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Cantone, da Bankitalia, dall’Antitrust».
Il 30 settembre la Commissione ambiente aveva sentito Raffaele Cantone, e secondo Realacci il suo contributo «E’ stato di grande importanza e qualità. Cantone ha dimostrato molta attenzione nel tenere insieme gli interessi generali con la lettura approfondita del decreto e ha indicato concretamente vari spunti per migliorare significativamente il provvedimento. In particolar modo per quanto riguarda i commissariamenti, le deroghe, gli appalti urgenti e le bonifiche. Rispetto al tentativo del decreto di introdurre significative semplificazioni su questi fronti, ad esempio, è emersa la necessità di accompagnare allo stesso tempo tali semplificazioni con un adeguato sistema di contrappesi, a partire da un appropriato sistema di controlli, capace di garantire davvero trasparenza, concorrenza e pieno rispetto della legalità. Nell’ambito dell’ampio ciclo di audizioni in corso sullo Sblocca Italia, quella del Presidente Cantone è particolarmente rilevante, vista l’importanza per il Paese del pieno funzionamento dell’Autorità anticorruzione e proprio per questo le sue proposte di modifica del provvedimento saranno tenute in grande considerazione».