Quanto costa l’emergenza Ebola
[6 Novembre 2014]
Fino a oggi sono stati accertati più di 13.700 casi di Ebola in Africa Occidentale, di cui 5.235 in Sierra Leone, 6.535 in Liberia e 1906 in Guinea. L’epidemia – ricorda Oxfam in una nota – ha un tasso di mortalità intorno al 70%, ha già provocato oltre 5.000 vittime e sta mettendo in ginocchio i fragili sistemi economici dei paesi colpiti dal virus. Lo scenario da panico che è assolutamente necessario evitare è oggi quello di evitare le ondate di panico e disinformazione tra la popolazione. Altrimenti, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, non è così peregrina l’ipotesi che si possano registrare nei prossimi mesi fino a 10.000 nuovi casi di Ebola alla settimana (ossia quasi il quantitativo totale finora accertato dopo molti mesi di contagio), e che vengano coinvolti altri paesi della regione (soprattutto Mali, Senegal e Nigeria). Più l’epidemia dilaga in Africa, maggiori sono tra l’altro le possibilità che lo faccia anche nel resto del pianeta.
Secondo Oxfam, Ong attiva sin dall’inizio dell’epidemia nell’aiutare le popolazioni colpite, in Sierra Leone, Liberia e Guinea nel medio-lungo termine gli effetti dell’epidemia di Ebola sui sistemi socio economici saranno in ogni caso devastanti: sia a livello economico e quindi di sicurezza alimentare, che di stabilità sociale in una regione uscita di recente dalla guerra civile.
«Secondo le stime della Banca Mondiale la diffusione dell’Ebola costerà alla Sierra Leone 163 milioni di dollari (il 3,3% del PIL) e alla Liberia 66 milioni (il 12% del PIL), – spiega Silvia Testi, responsabile dell’ufficio Africa di Oxfam Italia, – La chiusura dei confini ha ridotto drasticamente il commercio transnazionale, mentre il lavoro agricolo è stato interrotto. Ne consegue che c’è meno cibo nei mercati locali e quello che c’è è molto più costoso. In alcune aree questo significa che le persone stanno già fronteggiando una grave scarsità di cibo, soprattutto in Liberia e Sierra Leone, due paesi dove l’agricoltura è più diffusa».
Intanto, mentre le navi che venivano utilizzate per il commercio non fanno più scalo nei paesi dell’area per paura del contagio, in Liberia la disoccupazione sta crescendo a livelli esponenziali a causa della riduzione delle attività minerarie. Anche i settori statali stanno soffrendo per la diffusione del virus: le scuole sono chiuse da mesi, si è interrotto il normale funzionamento dei servizi sanitari, inclusa la distribuzione dei vaccini, fermi il trattamento e la prevenzione di altre malattie, danneggiando così le prospettive di salute a lungo termine per la popolazione. Il lavoro per il contenimento dell’epidemia richiede un investimento da parte della comunità internazionale di 1 miliardo di dollari, come già evidenziato dall’Onu. Una partita urgente in cui l’Italia sta giocando un ruolo, avendo stanziato oltre 6 milioni di euro (secondo i dati OCHA), dopo le molte sollecitazioni, arrivate anche da parte di Oxfam Italia nelle scorse settimane, affinché il Governo italiano allocasse nel più breve tempo possibile il contributo annunciato di 50 milioni di dollari per far fronte all’emergenza.
«Le procedure sanitarie messe in campo con l’isolamento delle persone contagiate e il trattamento dei casi di Ebola sono importanti, – conclude Silvia Testi – ma adesso si fa sempre più cruciale lavorare assieme alla popolazione, per rendere accessibili le procedure di prevenzione. Per farlo in maniera efficace occorre però lo stanziamento di più fondi da parte dei governi».