Il mercato del gas europeo dopo South Stream: la Russia cambia strategia
Gazprom: un hub gasiero al confine turco-greco, se l’Ue vuole può approvvigionarsi lì
[9 Dicembre 2014]
Oggi Gazprom ha riaperto i rubinetti del gas russo in direzione dell’Ucraina e il portavoce di Ukrtransgaz, Maxim Belyavsky, ha confermato che «l’Ucraina ha iniziato a ricevere il gas russo. Il volume delle importazioni è intorno ai 43,5 milioni di metri cubi al giorno», ma oggi è anche il giorno del summit a Bruxelles dei ministri dell’energia dei Paesi partecipanti al progetto del gasdotto South Stream, dichiarato morto e sepolto da Vladimir Putin, per discutere del futuro della cooperazione russo-europea.
Secondo il giornale russo Novye Izvestia, «alcuni partner europei della Russia sono stati colpiti da questa decisione e sperano ancora di far riprendere la costruzione del gasdotto. Dal suo canto, l’amministratore delegato di Gazprom Alexei Miller ha annunciato che la sua strategia di sviluppo di fronte al mercato europeo».
Dopo l’annuncio di Putin, che ha annunciato la costruzione di un gasdotto in Turchia con un hub gasiero a ridosso della frontiera con la Grecia/Ue, la reazione europea è stata abbastanza calma (anche perché la Commissione europea tifava apertamente contro South Stream nel quale la nostra Eni aveva il 25% delle quote), ma Ivica Dacic, il ministro degli esteri della Serbia – un Paese candidato all’adesione all’Ue ma fedelissimo amico di Mosca – ha detto che «L’abbandono del progetto South Stream sarebbe nocivo non solo per la Serbia, che sarà privata di un itinerario alternativo di approvvigionamento in gas, ma anche per tutta l’Ue».
Anche il governo di destra della Bulgaria – non proprio filo-russo – che non aveva concesso l’approvazione a South Stram sotto pressione della Commissione Ue, ora insiste perché il gasdotto venga realizzato perché «E’ un progetto utile per il Paese», come ha detto il premier populista Boiko Borissov.
Ma Alexei Miller oggi ha deluso le aspettative di questo nuovo panslavismo gasiero ed ha detto che Gazprom «Abbandona il modello previsto inizialmente per la fornitura di gas ai consumatori europei. Dopo la realizzazione del progetto turco, oltre al gasdotto Nord Stream che avvia già il gas fino alla Germania, l’Europa potrà acquistarlo alla frontiera greco-turca, poi lei stessa potrà gestire il suo trasporto fino ai consumatori».
Insomma, noi mettiamo un rubinetto alla frontiera con l’Ue, se voi volete aprirlo e portare il gas in Europa sono affari (più costosi) e gasdotti vostri. Un atteggiamento che spiega le preoccupazioni di Paesi come l’Austria, l’Ungheria e la Serbia che perdono così una fonte di approvvigionamento che ormai davano per certa. La sola Bulgaria perderà 3 miliardi di euro di investimenti e le entrate di transito dei 18 miliardi di m3 di gas all’anno.
Secondo Miller, «anche l’Ue ha offerto alla Turchia il rubinetto del gas per l’Europa. Anche la Grecia ci guadagnerà con la comparsa alla sua frontiera di un hub gasiero e la realizzazione di una piattaforma commerciale con l’Ue».
Un piatto ricco nel quale, nonostante le sanzioni anti-russe, si è già buttato il ministro degli esteri greco Evangelos Venizelos che ha già detto che il suo Pese ritiene di grande importanza la messa in opera del Corridoio energetico Sud.