Per Natale la Danimarca vuole regalarsi il Polo Nord, minerali e petrolio compresi
[16 Dicembre 2014]
La Danimarca e la semi-indipendente Groenlandia, che fa parte del Reno danese, hanno ufficialmente rivendicato una vasta area della piattaforma continentale nell’Oceano Artico, compreso il Polo Nord. L’isola più grande del mondo e il piccolo e ricchissimo regno socialdemocratico europeo si aggregano alla folta schiera di Paesi che punta a sfruttare le risorse minerarie e di idrocarburi del fondale artico.
Danimarca e Groenlandia rivendicano circa 895.541 Km2 di fondali, un’area grande 20 volte la Danimarca ed il ministro degli esteri danese, Martin Lidegaard, in un comunicato spiega che «L’obiettivo di questo grande progetto è di definire i limiti esterni della nostra piattaforma continentale, quindi, in ultima istanza, del Regno di Danimarca». Secondo Danimarca e Groenlandia il loro territorio è collegato al Polo Nord sia attraverso la calotta polare che con la catena delle montagne sottomarine di Lomonosov, così la Danimarca diventa la pria nazione al mondo a rivendicare direttamente la sovranità sul Polo Nord, che in realtà sarebbe della Groenlandia.
Il governo danese presenterà oggi la domanda alla Commission on the Limits and the Continental Shelf (Clcs) dell’Onu, a cui spetta decidere sulla sovranità nell’Artico e che ha già ricevuto richieste simili da Russia e Canada. E’ chiaro che il nazionalismo c’entra poco, visto che l’Artico costudirebbe nei suoi fondali marini il 30% delle riserve di gas ed il 15% di quelle di petrolio del mondo. Russi e canadesi hanno già fatto capire di non vedere di buon occhio le pretese danesi/groenlandesi.
Gli Stati artici hanno diritto alla parte della piattaforma continentale che si estende a 200 miglia nautiche dalle loro coste, ma oltre questo limite le rivendicazioni devono essere sostenute da dati scientifici e tecnici, che a dire il vero nemmeno russi e canadesi hanno presentato in maniera davvero inoppugnabile. Il quotidiano danese Politiken ha scritto che «La rivendicazione della Danimarca sul fondale marino dell’Artico arriva dopo 12 anni di ricerche ed oltre 55 milioni di dollari di investimenti» e Christian Marcussen, un geofisico del Servizio geologico della Danimarca e della Groenlandia ha detto all’AP che «Il Lomonosov Ridge è l’estensione naturale del Greenland shelf. Per coincidenza, il Polo Nord, che è un piccolo, minuscolo punto astratto si trova nella zona». I russi fanno notare che si tratta della quinta rivendicazione territoriale avanzata dai danesi sull’Artico, con tentativi precedenti nel 2009, 2010, 2012, e il 2013 e che sono attualmente all’esame del Clcs Onu. Anche Lidegaard sottolinea che «E’ difficile prevedere» come la cosa verrà accolta dall’Onu, e ci potrebbero volere decenni per arrivare ad una conclusione, infatti la richiesta danese verràò esaminata dopo quella della Russia, avanzata nel 2001, che rivendica un’enorme estensione di piattaforma continentale artica. Cosa c’è in ballo è chiaro: al di sopra del Circolo Polare Artico sono stati scoperti 60 grandi giacimenti di idrocarburi, 43 dei quali sono all’interno del settore russo, che però rivendica anche tratti di oceano che gli altri Paesi considerano loro.
E’ la scoperta dei giacimenti ad aver scatenato la corsa internazionale alle risorse dell’Artico rese più accessibili dal global warming e le 5 nazioni che si affacciano sul Mar Glaciale Artico – Russia, Canada, Danimarca, Norvegia e Stati Uniti – sono coinvolte, anche se Lidegaard ha detto che «I danesi vogliono mantenere l’ottima cooperazione con i loro vicini nell’Artico. Questa non è un’azione aggressiva. E’ un tentativo onesto e un’accurata presentazione dei dati geologici».
Dovrà vedersela con la Russuia che la prossima ha in programma di presentare una richiesta all’Onu per espandere i confini della sua piattaforma continentale, aggiornando la sua già colossale domanda iniziale. Secondo il ministro delle risorse naturali della Russia, Sergey Donskoy, «Questo aumenterebbe gli idrocarburi esplorati del Paese per 5 iliardi di tonnellate di combustibile equivalente». E’ dal 2007 che la Russia organizza spedizioni per dimostrare che la Lomonosov Ridge è una continuazione della piattaforma continentale siberiana e non è isolato dal plateau russo. I danesi si troveranno ad affrontare un’occupazione di fatto dell’Artico: il ministero della Difesa russo ha annunciato piani per costruire 13 aeroporti e 10 radar nel nord della Russia per di garantire il controllo della regione artica. Commentando la richiesta danese, il ministro delle risorse naturali della Russia, Sergey Donskoy, ha detto che la Commissione Onu non ha il potere di dare il Polo Nord alla Danimarca, e che i media stanno cercando di politicizzazione la questione, poi ha scritto sulla sua pagina Facebook: «La questione del confine marittimo è tutta all’interno dei negoziati bilaterali tra gli Stati artici. Il Clcs è un organismo scientifico, che decide se una parte del fondale marino può essere attribuita alla piattaforma continentale, piuttosto che definire la concessione di particolari parti del fondo marino».
Anche la Norvegia nel 2006 ha presentato una richiesta di aumentare i limiti esterni della piattaforma continentale oltre le 200 miglia nautiche. Il Canada ha anche annunciato l’intenzione di estendere le sue rivendicazioni territoriali nell’Artico, compreso il Polo Nord, l’area non è stata ancora completamente mappata, ma il ministro degli Esteri canadese John Baird ha definito l’Artico «Fondamentale per l’identità nazionale del Canada» ed il Canada ha già diversi conflitti territoriali con la Groenlandia, in particolare per il passaggio a Nord Ovest aperto dallo scioglimento dei ghiacci. Quest’anno anche gli Usa hanno annunciato di sentirsi molto coinvolti nella regione Artica, visto il suo enorme potenziale economico. La guerra per le risorse dell’Artico sembra appena cominciata, i protagonisti sono dispiegati sulla carta geografica e la richiesta danese/groenlandese potrebbe esserne la miccia di un conflitto economico che potrebbe avere disastrose ricadute ambientali.