Il 99% degli uccelli marini riesce a evitare le pale eoliche offshore
A rischio solo l’1%. Ma una parte dell’ambientalismo rimane ancora pregiudizialmente contrario
[22 Dicembre 2014]
Oltre il 99% degli uccelli marini modifica le proprie rotte di volo abituali per evitare la collisione con le pale eoliche offshore. Un dato che conferma il buonsenso di questi animali, ma non ancora acquisito da una parte dell’ambientalismo tradizionalmente ostile alla green economy e all’eolico in particolare, viene adesso confermato con i precisi dati pubblicati nello studio “The Avoidance Rates of Collision Between Birds and Offshore Turbines” pubblicato su Scottish Marine and Freshwater Science.
Il team di ricercatori del British Trust for Ornithology (Bto), del Centre for Energy and the Environment dell’ University of the Highlands and Islands e di Marine Scotland Science offre quindi nuovi dati su come gli uccelli marini evitano le turbine eoliche, «ma lascia ancora aperte diverse domande sugli impatti complessivi delle pale eoliche, onshore e offshore, sulle popolazioni di uccelli», dicono i ricercatori, che non sembrano annoverabili tra i favorevoli all’eolico.
Nonostante lo scarso impatto diretto sugli uccelli sia evidente, Aonghais Cook, del Bto, sottolinea che «è importante non cullarsi nel falso senso di sicurezza dato da queste cifre. Anche se il 99% degli uccelli può evitare di turbine, la collisione può essere ancora un rischio significativo in siti con un gran numero di uccelli. Inoltre, ci sono ancora una serie di lacune importanti nella conoscenza di alcune specie a rischio».
Mentre l’energia eolica offshore deve ancora sfondare in Paesi come l’Italia e gli Usa, in Gran Bretagna è ormai un importante player energetico da quasi un decennio e la Scozia ci sta puntando decisamente per raggiungere il suo ambiziosissimo obiettivo di produrre il 100% del suo fabbisogno di energia elettrica con fonti rinnovabili entro il 2020. La ventosa Scozia rappresenta da sola circa un quarto della capacità eolica offshore dell’intera Europa. A ottobre, il governo autonomo scozzese ha approvato altri 4 enormi nuovi parchi eolici offshore che potrebbero produrre più di 2,2 gigawatt di energia, abbastanza per rifornire un milione e 400.000 case, ma «a condizioni rigorose per ridurre al minimo l’impatto sugli uccelli e l’ambiente».
Ma anche solo l’1% del rischio di impatti con gli uccelli marini non basta. Commentando il rapporto, Aedan Smith, responsabile della pianificazione e sviluppo per la Scozia della Royal Society for the Protection of Birds, ha detto che «anche con questa nuova prova, migliaia di uccelli potrebbero ancora essere uccisi ogni anno e questo potrebbe anche ridurre significativamente le popolazioni totali di alcune specie. E’ quindi fondamentale che i singoli progetti evitino i luoghi più importanti per gli uccelli marini. Gli impatti sulla uccelli marini devono essere ridotti in modo significativo se l’energia eolica offshore vuole realizzare il suo pieno potenziale di fornire energia rinnovabile sostenibile di cui c’è tanto bisogno».
Quindi – come succede con qualche associazione ambientalista italiana – una posizione non certo pregiudizialmente contraria alle pale eoliche, ma una richiesta di maggiore attenzione. Anche perché, come fa notare il rapporto, «uccelli diversi hanno reazioni notevolmente diverse nei confronti dei parchi eolici». Le grandi sule bassane, ad esempio, evitano accuratamente i parchi eolici, mentre i gabbiani sono meno prudenti e possono anche essere attratti dai siti con le pale o eoliche, dove il cibo è più abbondante; ma anche in questo caso, il rapporto afferma che all’interno di campi eolici i gabbiani «sembrano mostrare una forte capacità di eludere le pale delle turbine».