Charlie Hebdo, l’Islam e la sinistra
[9 Gennaio 2015]
I due fratelli assassini Kouachi, che hanno fatto strage nella redazione di Charlie Hebdo, ed un altro terrorista, Amedy Coulibaly, che ha attaccato un market kosher a Porte de Vincennes, hanno alla fine trovato la loro “gloriosa fine da martiri”, abbattuti dalle forze speciali dopo essere stati accerchiati dalla polizia francese, ci sarebbero anche ostaggi morti a Porte de Vincennes. Intanto, mentre lo Stato Islamico rivendicava e minacciava, stamani François Hollande aveva invitato la Francia a restare unita e a non generalizzare, sapendo bene che i musulmani francesi sono milioni e che non possono essere consegnati dall’opposto estremismo xenofobo ai jihadisti. Così l’Islam occidentale si interroga sulla violenza e sulla religione.
«Io non sono Charlie. Io sono Ahmed, il poliziotto morto. Charlie Hebdo metteva in ridicolo la mia fede e la mia cultura, e io sono morto per difendere il suo diritto di farlo», scrive lo scrittore di origine libanese Dyab Abou Jahjah in un tweet che è diventato virale in Francia, evidenziando quanto ad alcuni in un primo momento era sfuggito. E qualcuno ricorda che anche il correttore di bozze del blasfemo Charlie si chiamava Moustapha Ourad, “giustiziato” come “un cane infedele”: era anche lui musulmano. Ma non basta. Su Facebook e Twitter si contano a migliaia le foto di musulmani, soprattutto ragazze e donne, che aderiscono mostrando un cartello alla campagna Not In My Name.
Quello al quale abbiamo assisto orripilati non è solo un atto di guerra contro la libertà di stampa e di espressione, che Charlie Hebdo incarnava in maniera estrema e “disturbante”, ma una dichiarazione di guerra alla convivenza civile che ha trovato subito volonterosi “nemici” tra la destra e il populismo europeo. E’ una dichiarazione di guerra soprattutto ad Ahmed, Moustapha, Dyab, alle ragazze di Not In My Name, ai cartoonist arabi e musulmani che si sono schierati coraggiosamente contro l’integralismo assassino e con i loro colleghi anarchici e comunisti, con gli atei che disegnavano, facevano e dicevano cose per loro impensabili ed esecrabili.
I due terroristi franco-algerini ed il loro complice barricati in attesa della morte o della cattura parlano con la morte e il sangue alla galassia del jihadismo troppo spesso armata per “convenienza” dall’occidente, in Afghanistan, Iraq, Siria, Libia… Dicono che sono riusciti a portare il volto dell’Islam sfigurato dalla ferocia fin dentro la comunità musulmana europea, che sono riusciti a far paura a chi prima fornisce armi e denaro ai miliziani e poi li liquida a lavoro fatto. Attizzano la reazione di chi vuole la guerra all’Islam e ai migranti, a chi non vuole mischiare colori e religioni, a chi vuole trasformare l’Europa in fortezza identitaria. Sanno che il fascismo islamista con il quale sono stati intossicati da qualche iman e in qualche campo di addestramento ha bisogno del volenteroso nemico che sta emergendo sempre più virulento in occidente.
I fratelli assassini e l’altro jihadista – a quanto pare tutti addestrati in Siria e Yemen, tutti della cellula di cellula di Buttes-Chaumont – sono il frutto avvelenato delle guerre sbagliate dell’Occidente, della scelta sbagliata di appoggiare regimi “moderati” che si sono rivelati (e sono ancora) fucina di estremismo fascistoide, di tentativi di far fuori regimi scomodi (anche se a volte davvero orripilanti) utilizzando l’idra di Al Qaeda, che ora si è trasformata addirittura nello Stato Islamico/Daesh.
Le vere vittime di tutto questo sono i democratici arabi, i progressisti musulmani, i socialisti e comunisti consegnati agli aguzzini, i kurdi e i palestinesi sacrificati a un realismo che aveva la sola volontà di non far crescere niente di progressista in Medio Oriente, sposando la strategia iperconservatrice wahabita della monarchia assoluta saudita, maggiore alleato dell’Occidente e più munifico finanziatore dell’estremismo musulmano, politico, religioso e anche armato.
Il massacro degli irresponsabili buontemponi di sinistra, dei pacifisti di Charlie Hebdo che hanno denunciato sempre le guerre petrolifere occidentali ed il neo-colonialismo francese, è un monito a quel che rimane dell’Islam moderato e democratico, dei progressisti che avevano animato le primavere arabe riconsegnate a regimi umanitari o finite – salvo in Tunisia – nel conservatorismo, nel caos e nel sangue.
Come ha detto Massimo Cacciari, bisogna però essere consapevoli di una cosa: l’Islam moderato e progressista è minoritario in molti Paesi arabi. Bisogna essere consapevoli che l’estremismo sunnita ha un altro nemico: il regime sciita iraniano che odia quanto e più dell’Occidente.
Le politiche sbagliate avviate dal neo-conservatorismo liberista che, con la scusa di esportare la democrazia puntava ad appropriarsi a mano armata delle risorse del mondo credendo di essere rimasto l’unico padrone, ha aperto il vaso di Pandora nella parte nella quale la sofferenza era maggiore: il Medio Oriente. E’ da questa scelta ideologica che pensava di essere diventata pensiero unico, è da quella voragine aperta prima in Afghanistan per scacciare i sovietici e poi con le bombe intelligenti in Iraq e con gli scellerati interventi i Libia e Siria (ma anche della Russia in Cecenia), che è strisciato fuori nel sangue il serpente velenoso del fascismo islamista che sta mordendo al cuore l’Islam e chi da islamico invoca pace, democrazia e tolleranza.
E’ da quella sconfitta epocale della sinistra e del progresso che sta ingigantendosi anche in Europa il serpente del nuovo fascismo che vuole azzannare la democrazia europea nata dalla Rivoluzione francese e dalla sconfitta del nazi-fascismo.
Ma la sinistra europea, così come hanno fatto le donne e gli uomini Kurdi di Kobane, deve capire che è il tempo di una nuova resistenza e di un nuovo internazionalismo contro i due fascismi speculari, altrimenti la libertà e la democrazia appassiranno in Europa e saranno sepolte in Medio Oriente.