Nucleare, generale Usa Dempsey avverte: «Pronti a colpire l’Iran se la diplomazia fallisce»
Il Paese ribatte: «Le affermazioni sulla costruzione di armi atomiche in Siria sono ridicole»
[12 Gennaio 2015]
Il prestigioso settimanale tedesco Der Spiegel ha rivelato che il governo del presidente siriano Bashiar al-Assad, barricato in una parte della Siria occidentale, starebbe ancora cercando di costruire la bomba nucleare con l’aiuto della Corea del Nord e dell’Iran, in un impianto sotterraneo in una remota regione montuosa, vicino alla città di Qusayr, a soli due Km dal confine col Libano, dove anche i ribelli siriani della Free Syrian hanno subito denunciato movimenti di truppe siriane e dei miliziani siiti di Hezbollah descritte come «senza precedenti».
Con una dichiarazione a Press Tv il ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha categoricamente respinto il rapporto riportato da Der Spiegel «secondo il quale la Siria con l’aiuto dell’Iran cerca di dotarsi di armi nucleare» e le ha definite «ridicole». Lo ha riferito la PressTV.
Ieri, intervenendo alla conferenza stampa dopo l’incontro con il ministro degli esteri di Cipro Ioannis Kasoulides, in visita ufficiale a Teheran, Zarif ha sottolineato che «tali affermazioni fanno parte di una campagna propagandistica contro le attività nucleari pacifiche della Repubblica islamica e portano anche ad adozione delle politiche sbagliate nei confronti della Siria».
In effetti è difficile pensare che la Siria, sfiancata dalla guerra civile, economicamente in ginocchio, dopo aver subito negli anni passati la distruzione di un sito “nucleare” da parte di Israele (che continua a bombardare qualsiasi tipo di convoglio siriano sospettato di portare armi) de recentemente minuziose ispezioni dell’Onu alla ricerca di armi chimiche e di distruzione di massa, si stia dedicando a fabbricare una bomba atomica i cui componenti dovrebbero attraversare i confini che hanno addosso gli occhi di tutti i satelliti spia che volteggiano intorno al nostro pianeta.
Quello che temono gli iraniani è che notizie come queste puntino a far fallire i negoziati sul nucleare iraniano tra il gruppo 5+1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia, Usa e Germania) e Repubblica islamica dell’Iran, che riprenderanno il 18 gennaio a Ginevra.
Non serve certo a placare gli animi e a favorire il dialogo nemmeno quanto ha detto in un’intervista alla Fox il generale Martin Dempsey, capo dello stato maggiore Usa: «Se la diplomazia fallisce e l’Iran si muove verso la costruzione della bomba atomica, ciò costituisce un pericolo inaccettabile per gli Stati Uniti e per la regione». Poi Dempsey ha aggiunto minaccioso: «Siamo pronti e abbiamo le capacità militari per entrare in azione […] per distruggere il programma nucleare iraniano, se richiesto». Capendo di averla sparata un po’ troppo grossa Dempsey si è subito corretto: «Sorprenderlo è la parola giusta».
Dopo i fatti di Parigi, nel Congresso a Washington ormai saldamente in mano alla destra repubblicana, si cerca di cavalcare il pericolo islamico, scordandosi di dire – come ben sanno molti esponenti repubblicani come McCain – che gli attentatori jihadisti di Parigi erano stati addestrati proprio da quelle milizie sunnite che, in Siria/Iraq come nello Yemen, hanno come nemici principali proprio gli sciiti come gli iraniani e gli alawiti dai quali proviene il dittatore siriano Bashir al-Assad.