Le strane visite FBI a chi si oppone all’oleodotto Keynstone XL e alle sabbie bituminose
Nel mondo tra il 2002 e il 2013 assassinati 908 ambientalisti. I Paesi più pericolosi Brasile, Honduras e Filippine
[10 Febbraio 2015]
In diversi Stati Usa gli oppositori al mega oleodotto Keynstone XL, che dovrebbe portare il greggio delle sabbie bituminose canadesi dall’Alberta fino alle raffinerie del Texas, stanno ricevendo “visite” da parte di agenti della Federal Bureau of Investigation (FBI) e, come scrive ClimateProgress, «Non si sa ancora esattamente perché».
Gli agenti federali hanno contattato diversi attivisti che hanno partecipato in alle proteste contro la Keystone XL pipeline e le sabbie bituminose, ma questo oleodotto, che piace molto ai repubblicani che hanno già provveduto alla sua approvazione al Congresso, è stato recentemente definito dannoso per il clima dall’Environmental Protection Agency Usa, con un parere che gli ambientalisti sperano fornirà al presidente Barack Obama di mettere il veto sulla legge pro- Keystone XL . Quindi non si capisce cosa stia facendo l’FBI. Secondo il giornale canadese The Globe and Mail, gli agenti avrebbero bussato alle porte degli attivisti anti-sabbie bituminose in Oregon, Washington ed Idaho e e un avvocato che lavora con gli attivisti e che ha consigliato loro di non parlare con gli agenti, ha spiegato: «E’ sempre la stessa linea: “Non stiamo facendo indagini penali, non è accusato di alcun crimine. Ma stiamo cercando di saperne di più sul movimento”» .
Nel mirino dell’FBI sembrano esserci soprattutto gli attivisti che hanno protestato il “megaloads”, un convoglio di camion lungo 200 metri, che occupava due corsie autostradali e che nel febbraio 2014 ha trasportato attrezzature per l’ estrazione delle sabbie bituminose. Queste proteste, alle quali parteciparono anche le tribù dei Nasi Forati, bloccarono le autostrade e ritardarono la consegna delle apparecchiature.
Una degli attivisti contattata dall’FBI, Helen Yost, è la co-fondatrice di i Wild Idaho Rising Tide ed è già stata arrestata due volte durante proteste contro le sabbie bituminose. La Yost a gennaio era stata contattata dall’Associated Press per sapere come era andata e ha risposto che si era semplicemente rifiutata di parlare con l’agente dell’FBI: «Noi non rappresentiamo una minaccia. Vediamo il contatto dell’FBI come ingiustificato»
La portavoce dell’FBI, Ayn Dietrich, ha assicurato che l’agenzia non indaga sui movimenti politici, ma sui crimini. «L’FBI ha l’autorità di condurre un’indagine quando ha ragionevoli motivi per ritenere che un individuo è impegnato in attività criminali o sta progettando di farlo. Questa autorità si basa sull’attività illegale, non sulle opinioni politiche individuali». Peccato che quelli interpellati non siano criminali, ma attivisti politici ed ambientalisti.
L’FBI sta anche cercando di ottenere informazioni sulla Deep Green Resistance, un gruppo ambientalista estremista che teorizza la necessità di una guerriglia ecologica- decisive ecological warfare (DEW) – ed uno dei fondatori del gruppo, Lierre Keith, l’anno scorso ha detto durante una conferenza ambientale all’università dell’Oregon: «Io preferirei di gran lunga condurre una lotta non-violenta. Ma il mio blog non produrrà i numeri necessari. Quindi, fatta una valutazione realistica di ciò che in realtà abbiamo, l’unica strategia praticabile lasciataci che posso vedere sono gli attacchi diretti contro le infrastrutture. In termini più semplici, dobbiamo fermarli».
Ma se le indagini dell’FBI preoccupano gli ambientalisti e gli attivisti anti-Keynstone XL, la situazione negli Stati Uniti è rosea rispetto a quel che succede agli ambientalisti in altri Paesi.
Nel 20214 Global Witness ha pubblicato il rapporto Deadly Environment dal quale emerge che i Brasile è il Paese dove sono stati uccisi più attivisti ambientali: 448 tra il 2002 e il 2013, ma è probabilmente il piccolo Honduras il paese più letale per chi difende l’ambiente: 109 attivisti ambientali sono stati uccisi durante lo stesso periodo di tempo. In questa triste classifica le Filippine sono terze con 67 ambientalisti assassinati tra il 2002 e il 2013 e in tutto il mondo sono stati brutalmente eliminati 908 ambientalisti in 35 Paesi, molti di più sono stati pestati, torturati, mutilati ed imprigionati senza nessun tipo di processo. La persecuzione degli ambientalisti è un problema particolarmente grave in America Latina e nel Sud-Est Asiatico.
Il rapporto sottolinea che «Molti dei minacciati sono persone normali che si oppongono all’accaparramento delle terre, alle attività minerarie ed al commercio industriale di legname, che spesso vengono costretti ad abbandonare le loro case e sono gravemente minacciati dalla devastazione ambientale».
Nel complesso, il rapporto dimostra che «Non è mai stato più importante proteggere l’ambiente, e non è mai stato più letale» e invita i governi e la comunità internazionale ad «agire con urgenza per proteggere l’ambiente ed i cittadini che lo difendono», che non è proprio quello che si sta facendo in molti Paesi in via di sviluppo ed emergenti, ma nemmeno negli Usa (e in altri Paesi occidentali), quando l’FBI va a bussare alla porta di cittadini “colpevoli” di aver esercitato un loro diritto costituzionale.