Norvegia: le tensioni tra la Russia e l'Occidente per l'Ucraina, non rendono facile trovare partner
Sottomarini nucleari ex sovietici: occorrono altri fondi per bonificare Andreyeva Bay
Mancano 1,5 miliardi di dollari per portare le scorie all’impianto di riprocessamento di Mayak
[23 Febbraio 2015]
Ad Andreyeva Bay, in Russia, a 50 chilometri dal confine con la Norvegia, sono immagazzinate circa 23.000 barre di combustibile esaurito dei sottomarini nucleari e 32 tonnellate di scorie radioattive che, secondo Alexander Nikitin, che preside la sezione ambiente e diritti (ERC) dell’associazione ambientalista/scientifica norvegese-russa Bellona, «Potrebbero presto diventare un tema caldo, se non verranno trovati ulteriori finanziamenti per rimuoverlo dal sito».
Ad Andreyeva Bay tra il 1960 e il 1964 è stato costruito dall’Unione Sovietica un impianto di stoccaggio a lungo termine per il combustibile nucleare esausto e le scorie radioattive prodotti dai sottomarini nucleari della flotta del nord. Si pensa che nel sito sia stato stoccato il combustibile nucleare esaurito da circa 100 sottomarini. Nel 1982, nel famigerato edificio numero 5 di Andreyeva Bay avvenne un incidente: i livelli dell’acqua delle piscine di stoccaggio scesero drasticamente e così venne scoperto uno sversamento radioattivo nelle acque della baia. I sovietici non ammisero mai l’incidente, ma nel 1993, dopo il crollo dell’Urss, la Federazione Russa confermò il disastro, ma solo dopo che Bellona lo rivelò pubblicamente.
Nikitin sa di cosa parla: è un ex capitano di sottomarini nucleari, è stato ispettore per la sicurezza nucleare , insieme ad Alexei Shchukin, coordinatore dei progetti nucleari dell’ERC Bellona, ha redatto un rapporto – pubblicato in russo nel novembre 2014 – sulle attività internazionali di bonifica nucleare nella Russia nord-occidentale che conclude: «I 20 miliardi di dollari di aiuti di per la bonifica nucleare della Russia nord-occidentale , finanziati dalle nazioni del G8 e dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, all’interno del loro sotto il loro Global Partnership fund sono stati in gran parte spesi». Ma secondo Nikitin il lavoro per librarsi della pericolosa eredità del nucleare militare accumulata in 40 anni nella Russia nord-occidentale potrebbe essere inutile se non si troveranno almeno altri 1,5 miliardi di dollari.
Il rapporto di Bellona sottolinea che quelli messi in atto dalla Global Partnership sono «Progetti di una natura ed una portata mai stato tentate prima» nel mondo e che questo significa che «l’accento è stato posto sul raggiungimento del massimo della sicurezza piuttosto che sulla velocità di esecuzione».
Ma in una intervista, Nikitin ha detto che 10 anni di finanziamenti da parte degli Usa e di alcuni Paesi europei hanno portato ad un «superamento dei costi con conseguente deficit di circa 1,3 miliardi di dollari per Andreyeva Bay, per trasportare il suo combustibile nucleare esaurito e le scorie radioattive fuori dal sito». Infatti il combustibile e le scorie dovrebbero essere inviati alla Mayak Chemical Combine, un impianto di ritrattamento negli Urali. Nikitin è convinto che «La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e un certo numero di Paesi donatori, come la Svezia e la Francia, e la stessa Russia sono disposti a firmare nuovi joint nuclear remediation contracts, ora che il partenariato globale decennale, che si è concluso nel 2012, ha fatto il suo corso».
Nikitin ha spiegato che, se il finanziamento venisse assicurato, i nuovi piani per Andreyeva Bay potrebbero prevedere che le scorie ed il combustibile nucleare esaurito possano iniziare ad essere inviati a Mayak entro l’estate del 2016, ma anche questa data prevista per la partenza è con un anno di ritardo», ha aggiunto.
Che le scorie nucleari vengano allontanate da Andreyeva Bay dovrebbe interessare molto la Statens strålevern – Norwegian Radiation Protection Authority (NRPA), visto che la Norvegia è l’unico Paese che ha partecipato alle operazioni precedenti che è pronto a continuare la cooperazione con la Russia per eliminare completamente il pericolo radioattivo da qualche decina di Km dal suo confine. Secondo il giornale norvegese Aftenposten, la NRPA si è detta preoccupata per eventuali incidenti ad Andreyeva Bay. Ma la Norvegia non vuole restare l’unica nazione finanziare l’operazione. E Nikitin sottolinea che «Le tensioni politiche tra la Russia e l’Occidente per la crisi continua in Ucraina, non stanno rendendo più facile trovare partner. Eppure, le questioni di sicurezza ambientale e radiologica hanno la precedenza sulla politica. Penso che per il rapporto tra Oriente e Occidente sia più importante l’attuazione dell’attuale programma rispetto al prezzo del petrolio ed allo sviluppo dell’economia russa» ha detto all’Aftenposten.
Secondo il rapporto di Nikitin e Schukin «Molto è stato fatto per mettere in sicurezza il combustibile nucleare esaurito ad Andreyeva Bay. Ma i progetti che sono stati completati in gran parte riguardano la creazione delle infrastrutture necessarie per rimuovere il combustibile nucleare esaurito dal sito, un processo la cui tempistica è in un limbo. Se le scorie e il combustibile nucleare esaurito verranno rimossi entro il 2016, come sperato, potranno continuare gli altri sforzi necessari verso il risanamento totale del sito entro il 2025».
La Russia dovrebbe occuparsi della produzione dei container e dei casks adibiti al trasporto di combustibile nucleare esaurito e dello sviluppo delle attrezzature necessarie al recupero del carburante nucleare di Andreyeva Bay.
Il portavoce del ministero degli esteri della Norvegia, Eskil Sivertsen, ha detto all’Aftenposten che, nonostante le sanzioni Ue contro Mosca alle quali ha aderito anche la Norvegia, non ha da parte della Russia la volontà di non rispettare la sua parte dell’accordo e ha concluso con una nota di speranza: «Non abbiamo ricevuto alcuna informazione da parte delle autorità russe o da altre parti interessate che suggeriscano che la situazione economica in Russia avrà conseguenze per il progresso dell’Andreyeva Bay».