La benzina dovrebbe costare più del doppio per tener conto dei costi per ambiente e salute
Il carbone dovrebbe passare da 10 centesimi Kwh a 42 centesimi, il gas Usa da 7 a 17
[6 Marzo 2015]
Il nuovo rapporto “The social cost of atmospheric release”, pubblicato su Climate Change da Drew T. Shindell, non piacerà molto agli automobilisti, ma dice una verità tenuta ben nascosta. Shindel infatti presenta un quadro di valutazione economica multi-impatto chiamato Social Cost of Atmospheric Release (SCAR) che amplia il concetto costo sociale del carbonio (SCC), che fino ad oggi è stato utilizzato per la CO2, ad una più ampia gamma di sostanze inquinanti ed ai loro impatti. I risultati suggeriscono che gli sforzi per attenuare i danni ambientali legati all’inquinamento atmosferico dovrebbero riguardare una vasta gamma di emissioni, tra le quali CO2, metano ed i precursori dell’aerosol/ozono.
Secondo i calcoli di Shindell, che insegna alla Nicholas School of the Environment della Duke University, i danni ambientali sono di «330 – 970 miliardi di dollari all’anno solo per l’attuale produzione di elettricità Usa (~ 14-34 ¢ per kWh per il carbone, ~ 4-18 ¢ per il gas) e di 3,80 dollari (-1,80/+ 2,10) per gallone di benzina; 4,80 dollari (-3,10/+ 3,50) per gallone di gasolio». Risultati che dimostrerebbero che i danni ambientali atmosferici ai costi di produzione di energia sono molto maggiori per il carbone rispetto ad altri tipi di produzione di energia elettrica, e che i danni legati ai veicoli a benzina sono sostanzialmente superiori a quelli dei veicoli elettrici.
Attualmente il costo medio di un gallone di benzina negli Usa è di 2,47 dollari, però se si prendessero in considerazione i costi ambientali e per la salute sarebbero più del doppio, visto che questi costi vanno valutati per almeno 3,80 dollari al gallone in più, così un gallone di benzina negli Usa costerebbe alla pompa ben 6.27 dollari. Il costo ambientale e sociale da giungere al diesel è ancora più alto: 4,80 dollari al gallone.
Per quanto riguarda i combustibili fossili utilizzati per produrre elettricità, secondo lo studio il carbone dovrebbe passare da 10 centesimi per chilowattora a 42 centesimi kWh, mentre il gas Usa, diventato economico con il boom del fracking, dovrebbe passare dagli attuali 7 centesimi kWh a 17 centesimi.
Shindell, ha detto ThinkProgress che ha cercato d mettere un prezzo agli impatti sanitari e ambientali degli inquinanti diversi dalla CO2 perché non era soddisfatto degli attuali metodi per confrontare le fonti di energia: «La gente discute sul fatto se il gas naturale sia più ecologico rispetto al carbone e giungere ad una conclusione utilizzando metriche che hanno preso in considerazione solo il potenziale di riscaldamento globale della fonte di energia. Ma che hanno ignorato il fatto che il carbone quando brucia produce grandi quantità di altri inquinanti atmosferici oltre a CO2, tra i quali il biossido di zolfo, ossidi di azoto e particolato, e che il gas naturale produce molti inquinanti atmosferici, anche se in misura minore».
Quindi Shindell ha lavorato per sviluppare un metodo che prendesse in considerazione sia le questioni climatiche che sanitarie ed ambientali delle diverse forme di energia. «Volevo fare qualcosa che consistesse nel trattasse sia la qualità dell’aria che il clima. E’ facile ottenere risposte fuorvianti su ciò che è meglio per la società quando si sta guardando solo una parte di puzzle».
Diversi studi e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità dicono che l’inquinamento atmosferico provoca milioni di morti premature e riduce la speranza di vita in molti paesi in via di viluppo. Shindell ha detto: ««sapevo degli effetti dell’inquinamento dell’aria sulla salute, ma sono ancora sorpreso di quanto si sia rivelato alto nel mio studio il costo sociale di bruciare combustibili fossili. E anche quei costi sono prudenziali, perché lo studio ha incluso solo i danni sul quale si hanno dati sufficienti, come la capacità dell’inquinamento di contribuire alla morte precoce o di mandare la gente all’spedale. Ci sono molti altri impatti, come l’impatto dell’inquinamento dell’aria sul quoziente di intelligenza dei bambini, o l’impatto dell’acidificazione dell’oceano sulla barriera corallina, ai quali è difficile mettere un prezzo e quindi non sono stati inclusi nello studio».
Shindell ha detto che gli piacerebbe vedere questi dati presi in considerazione dal mercato e che magari potrebbero servire a rivedere anche mercati delle emissioni di carbonio già avviati – come quello sempre più tribolato dell’Unione europea – per includere il costo sociale degli inquinanti diversi dalla CO2, ma ha aggiunto di pensare che ci sia più di possibilità che siano i Paesi che non hanno ancora messo un prezzo al carbonio che potrebbero prendere in considerazione i suoi dati per determinare quel prezzo. «Per i paesi come l’India e la Cina, che contribuiscono fortemente al cambiamento climatico e hanno una notevole quantità di inquinamento atmosferico – dice il ricercatore statunitense – il factoring in questi costi sociali ha molto senso. Incorporare i costi sociali degli inquinanti diversi dal carbonio nelle decisioni governative potrebbe aiutare il governo ad avere una migliore immagine del vero impatto di ciascun combustibile fossile, ma spero anche che i dati possono essere trasformati in uno strumento che gli americani possano utilizzare per determinare i costi delle loro attività quotidiane. Anche se i dati non si faranno strada nei carbon markets, trovare un modo per renderli il più ampiamente accessibili possibile, per l’individuo medio sarebbe davvero vantaggioso».