Oggi nel mondo ci sono più profughi di quelli causati dalla II Guerra Mondiale
[10 Marzo 2015]
Fosse una nazione, quella dei profughi sarebbe il 26esimo stato più popoloso al mondo, composto da 51,2 milioni di individui. Poco meno di tutti i cittadini italiani messi insieme. Il loro problema, però, è che una terra da poter chiamare casa oggi non ce l’hanno più.
Ogni 4 secondi, si ricostruisce nell’ultimo rapporto Oxfam I Paesi degli invisibili: 51 milioni di persone in fuga dai conflitti, una persona è costretta a fuggire dalla propria casa (oltre 20.000 al giorno), andando a ingrossare le tristi fila dei profughi: «Sono più di quanti ne abbia generati la Seconda guerra mondiale e tra questi, 33,3 milioni sono sfollati all’interno del loro stesso paese, 16,7 milioni sono rifugiati all’estero, 1,2 milioni aspettano di ricevere asilo».
Le cause scatenanti di questa tragedia sono molteplici, e sempre in più casi hanno a che fare con calamità naturali e i cambiamenti climatici, che colpiscono con più durezza in quei Paesi che sono meno preparati ad affrontarli. Tuttora, però, sono ovviamente i conflitti tra milizie a spingere cittadini a diventare profughi: milioni di uomini, donne, bambini costretti a lasciarsi tutto alle spalle a causa di guerre e violenze. I focolai più pericolosi ad oggi si chiamano Siria, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, e la campagna You save lives lanciata ieri in modo congiunto dall’Unione europea e Oxfam fa il punto della situazione.
«L’Europa non può rimanere indifferente di fronte all’immane tragedia che questo esodo dei nostri tempi rappresenta – ha detto Riccardo Sansone, responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia – In Siria, da quando la guerra civile è iniziata 4 anni fa, si contano 11,4 milioni di profughi, vale a dire metà della popolazione; in Sud Sudan, uno dei paesi più poveri del mondo, in poco più di un anno di conflitti, siamo già a 2 milioni; mentre la guerra in Repubblica Centrafricana ne ha provocati 860.000. You save lives si propone di informare i cittadini europei, aggiungendo ai numeri la vita vera di queste genti: ‘rendere visibili’ i bisogni di chi non ha più niente, la fragilità di un quotidiano privo di normalità e prospettive, la disperazione che spinge molti di loro ad attraversare il Mediterraneo in cerca di un futuro nel nostro continente».
C’è una ragione in più perché i cittadini europei devono conoscere meglio un tema come questo. Sono loro, infatti, la fonte principale degli aiuti che l’Europa invia ai rifugiati. Due esempi: nel 2013 la Commissione Europea ha destinato quasi 550 milioni di euro al sostegno di rifugiati e profughi in 33 Paesi. A tale sforzo si aggiunge il contributo di organizzazioni come Oxfam, che integrano i fondi pubblici con denaro proveniente da privati e aziende. Queste donazioni, grandi o piccole che siano, permettono di alleviare le sofferenze di coloro che hanno perso tutto, aiutandoli a ritrovare speranza.
«Purtroppo il numero di rifugiati e profughi continuerà a crescere ogni giorno, se non si pone fine alla violenza – ha concluso Sansone – È essenziale pervenire a una soluzione politica dei conflitti che sia sostenibile e inclusiva. Tuttavia, anche se questi conflitti terminassero domani, il livello dell’emergenza umanitaria resterebbe altissimo, e continuerebbe a necessitare di sostegno per molti anni ancora».
La solidarietà europea può fare la differenza tra la vita e la morte, ricordano da Oxfam. E può anche riuscire ad arginare il crescente montare dei partiti xenofobi che spuntano come velenosi funghi in tutta Europa, condizionando non solo il destino dei profughi, ma anche quello del modo stesso di intendere civiltà, tolleranza e inclusione fiorito in Europa.