Italia nei primi 10 Paesi esportatori di morte con il 3%
Boom delle esportazioni di armi: ecco chi foraggia la “Terza Guerra Mondiale”
Usa, Russia e Cina esportano di più, Monarchie sunnite del Golfo comprano di più
[17 Marzo 2015]
Il rapporto “Trends in international arms transfers, 2014”, appena pubblicato dallo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) conferma quello che Papa Francesco e le organizzazioni pacifiste dicono da tempo. La “Terza Guerra Mondiale” in corso viene combattuta perché qualcuno ci guadagna vendendo armi. E tra quelli che ci guadagnano «Gli Stati Uniti sono nettamente in testa ai più grandi esportatori di armamenti su scala mondiale», dice il rapporto Sipri. L’Italia è tra i 10 maggiori esportatori di armi del mondo, con il 3% del totale a “pari demerito” con Ucraina e Spagna, prima di Israele (2%) e dietro Garn Bretagna (4&), Francia e Germania (5%).
A livello mondiale, mentre si giurava di lavorare per la pace e qualcuno il Premio Nobel per la Pace lo prendeva pure, tra periodo il 2005-20009 e quello 2010-2014, il volume di trasferimento internazionale dei sistemi di armamento classici è cresciuto del 16% e quello delle armi Usa nello stesso periodo ha fatto un balzo del 23%. Ma in totale la quota Usa nel totale delle esportazioni di armi di ogni genere arriva al 31%, segue il nuovo/vecchio nemico, la Russia, con il 27%. Le esportazioni di armi pesanti russe è aumentata del 37% tra il 2005-09 e il 2010-14. Poi cci sono i cinesi che, nello stesso periodo, hanno aumentato k le loro esportazioni di armi pesanti di uno stratosferico 143%, diventando così il terzo più grande fornitore di morte nel 2010-14, ma restando nettamente dietro Usa e Russia.
Aude Fleurant, direttrice dell’ Arms and Military Expenditure Programme del Sipri, spiega che «Gli Usa hanno visto per molto tempo nell’esportazione di armi un grande strumento di politica estera e di sicurezza, ma in questi ultimi anni le esportazioni sono diventate sempre più necessarie per aiutare l’industria degli armamenti americana a mantenere dei livelli produttivi dato che le spese militari diminuiranno.
Mentre gli Usa tagliano il loro bilancio della difesa i Paesi del Gulf Cooperation Council (GCC) – le monarchie assolute sunnite che fronteggiano l’Iran sciita e che hanno finanziato ed armato la ribellione integralista in Siria – hanno importato il 71% di armi in più tra il 2005-09 e il 2010-14, si tratta del 54% delle importazioni di armi in Medio Oriente. E’ così che l’Arabia Saudita, che non nasconde la possibilità di un intervento contro gli sciiti Huti che hanno preso il potere in Yemen, è diventata la più grande importatrice di armi pesanti del mondo nel 2010-14, moltiplicando per 4 il volume delle sue importazioni di armi rispetto al periodo 2005-09. Pieter Wezeman, senior researcher dell’ Arms and Military Expenditure Programme del Sipri, evidenzia che «E’ principalmente con le armi provenienti dagli Usa e dall’Europa che gli Stati del GCC hanno ampliato e modernizzato i loro eserciti. Gli Stati del GCC, così come, nel Grande Medio Oriente, l’Egitto, l’Iraq, Israele e la Turchia, sono in lista per ricevere grandi ordinazioni di armi nei prossimi anni». Insomma, stiamo continuando ad imbottire di armi una polveriera mentre parliamo di pacificazione e disarmo delle milizie, dalla Libia alla Siria…
Anche in Asia le importazioni di armi continuano ad aumentare: sui 10 più grandi importatori mondiali di armi ci sono: India (15%); Cina (5%), Pakistan (4%), Corea del sud (3%) e il minuscolo Singapore (3%), che da soli rappresentano il 30% del volume di esportazioni di armi pesanti nel mondo. L’India in totale import il 34% delle armi in Asia, tre volte più della Cina, che si è data alla produzione in proprio e che tra il 2005-09 ed il 2010-14 ha visto calare le sue importazioni del 42%.
Siemon Wezeman, senior researcher dell’Arms and Military Expenditure Programme del Sipri, sottolinea con preoccupazione: «Grazie ad una crescita economica sostenuta ed a causa della loro elevata percezione di minacce, i Paesi asiatici continuano a sviluppare le loro capacità militari, mettendo l’accento sui mezzi navali. Globalmente, i Paesi asiatici continuano a dipendere dalle importazioni di armi pesanti che hanno fortemente aumentato e che a breve termine restano forti».
Mentre l’Unione europea nel suo insieme ha esportato più armi, le importazioni europee di armi tra il 2005-09 e il 2010-14 sono diminuite del 36%, ma il Sipri avverte che «La situazione in Ucraina e in Russia potrebbe invertire questa tendenza dopo il 2014, portando diversi Stati limitrofi ad aumentare le loro importazioni di armi».
Ma il rapporto evidenzia anche che, almeno per la Germania, potenza militare non fa rima con potenza economica: Berlino ha diminuito di ben il 43% le sue importazioni di armi.
Invece l’Azerbaigian – in guerra non dichiarata con l’Armenia per il Nagorno Karabak – ha aumentato le importazioni di armi del 249%.
Naturalmente anche la povera Africa, percorsa e dissanguata da numerosi conflitti, ha visto aumentare le importazioni di armi. del 45 % tra il 2005-09 e il 2010-14: il più grosso importatore del Continente è l’Algeria, seguita dal Marocco che le ha moltiplicate di ben 11 volte. Nell’Africa nera Camerun e Nigeria stanno comprando armi in diversi Paesi per far fronte agli attacchi delle bande integraliste di Boko Haram.
Tornando in Medio Oriente, l’Iraq nel 2014 ha comprato armi in Iran, Russia, Stati Uniti e ne ha ricevute anche dall’Italia per combattere lo Stato Islamico Daesh. Nell’area sono in aumento le forniture e le ordinazioni di sistemi di difesa contro i missili balistici, in particolare negli Monarchie del Golfo in funzione anti-iraniana, ma anche i Paesi dell’Asia del nord-est non scherza, ma in questo caso per proteggersi dalle minacce della Corea del nord.