Il 95% del territorio italiano, in caso di sismi intensi, è predisposto ad amplificarli
Al Made Expo i geologi fanno il bilancio dei primi 3 anni di studi con microzonazioni sismiche
[18 Marzo 2015]
Le prime analisi statistiche sui risultati delle microzonazioni sismiche eseguite confermano puntualmente che la quasi totalità dei territori italiani, per loro costituzione geologica e morfologica, è realmente predisposta a dare, in occasione dei sismi intensi, amplificazioni sismiche locali e diffusi fenomeni di instabilità locale, quali frane e liquefazioni.
Su quella parte di territorio in cui si sono già svolti gli studi di microzonazione sismica è emerso che solo il 5% circa del territorio potenzialmente non presenta fenomeni di amplificazione sismica locale, mentre l’83% presenta potenziali amplificazioni più o meno forti ed il restante 12% amplificazioni e contemporaneamente fenomeni di instabilità cosismiche, quali, appunto, frane e/o liquefazioni e cedimenti. Oggi dunque iniziamo ad aver finalmente su larga scala, quella nazionale, e con buona sicurezza statistica, la prova provata di quanto i geologi predicano da tempo, ovvero che la grande vulnerabilità sismica italiana deriva solo in parte da carenze costruttive (edificato vecchio e sismicamente debole, a volte frutto di abusivismo e/o pressappochismo costruttivo). Essa infatti deriva anche da progettazioni basate su norme sismiche che, nel tempo, hanno sempre fatto riferimento a classificazioni sismiche di arcaica concezione, in quanto sempre fondate su macrozonazioni già vecchie e inadeguate al momento della loro emanazione per un determinato territorio, e che non hanno mai ben considerato l’approccio locale, delle condizioni geologico-sismiche del singolo territorio e del singolo sito su cui si progettava l’opera.
La Campania e la Sicilia detengono la maglia nera per lo stato di attuazione del programma di studi di Microzonazione Sismica. Alla Campania ed alla Sicilia va il bollino rosso dei ritardi nella programmazione degli studi di Microzonazione sismica mentre ritardi più modesti si registrano in Calabria , Friuli e Puglia . Va peraltro ricordato che proprio Campania, Sicilia, Calabria e Friuli sono tra le regioni che hanno pagato nel passato i più pesanti tributi in occasione dei sismi intensi, quantificabili in oltre 100.000 vittime dall’inizio del secolo scorso ad oggi.
Il bollino Blu va sicuramente alle Marche, immediatamente seguita da Basilicata, Molise, Veneto, tutte perfettamente in linea con le previsioni dei programmi in corso. Dopo il sisma dell’Aquila con la legge 77/2009 vi è stata una prima inversione di tendenza, con previsione di un fondo destinato a valide ed innovative azioni di prevenzione, perché si investe anche in studi di Microzonazione Sismica (MS) e dell’analisi della Condizione Limite per l’Emergenza (CLE). La MS, svolta applicando indirizzi e criteri unitari sull’intero territorio nazionale, è finalizzata a conoscere con il dettaglio della scala urbana la pericolosità sismica locale e la CLE è finalizzata ad analizzare il sistema di gestione dell’emergenza. Il tutto in coordinazione tra Dipartimento Protezione Civile e Regioni.
Dal 2011 ad oggi, con le prime tre annualità di tale fondo, sono state programmate e sono in corso di svolgimento Microzonazioni Sismiche, soprattutto di primo livello, per 1660 comuni, di cui circa 550 già eseguite e validate. È chiaro che questo è solo un inizio, considerando i circa 4900 comuni italiani classificati a più alta sismicità (Zone sismiche 1-2-3) e tenendo presente che sarebbe necessario giungere alla microzonazione di 2 e 3 livello di tutti i suddetti comuni classificati sismici. Ricordiamo che in Italia circa 51 milioni di cittadini vivono in tali zone sismiche, di essi 26 milioni in zone ad altissimo rischio (Zone 1 e 2) e altri 25 milioni in zone a medio rischio (Zona 3).
di Giovanni Calcagnì, consigliere nazionale dei geologi