Je suis Bardo, la Tunisia democratica in piazza dopo l’attacco terroristico
Si teme che la strage possa aver ucciso anche la ripresa turistica del Paese
[19 Marzo 2015]
Dopo l’attacco terroristico di ieri sera, il museo Bardo di Tunisi ha pubblicato su Twitter l’immagine del Dio Nettuno con impressa la scritta «Je suis Bardo» e lo slogan “Viva la Tunisia, viva il Bardo, viva la cultura, l’arte e l’archeologia!”, quasi a sfidare gli integralisti che in Libia e Siria abbattono i siti archeologici e le immagini degli antichi dei rivendicando la Storia mediterranea di un piccolo Paese che non vuole rinunciare né ad essere musulmano né ad essere fiero della sua storia, colto e tollerante.
E’ questo sentimento che ieri ha spinto nelle piazze centinaia di tunisini a protestare lungo l’avenue Habib Bourguiba contro la strage di turisti al museo Bardo, per poi ritrovarsi di fronte ad un’altra istituzione culturale, il Théâtre municipal de Tunis, per dire no al terrorismo. Un corteo spontaneo pieno di bandiere nazionali e di slogan come «La Tunisia è libera, fuori i terroristi», «Scovare i terroristi è un dovere» o il più patriottico «Con la mia anima e il mio sangue, io tui difenderò bandiera». Tutti cantavano l’inno nazionale tunisino.
Un gruppo ha manifestato anche davanti al luogo della strage, il museo del Bardo, e il corrispondente di Radio France International riferisce che qui gli slogan più sentiti erano «La Tunisia non cederà mai alla paura», «Viva la libertà, no al terrorismo» e che molti manifestanti chiedevano che tutto il mondo fosse solidale con i tunisini e che i turisti continuino a visitare il Paese.
Infatti le conseguenze economiche dell’attentato potrebbero esse letali per la Tunisia, visto che l’attacco era mirato ai turisti stranieri e che il turismo è una delle principali risorse della Tunisia, anzi, la maggiore fonte di entrate con circa 375 milioni di euro all’anno, il 7% del PIl, e da lavoro a 400.000 persone . Il museo Bardo è il più visitato di Tunisi con circa un milione di visitatori all’anno e la strage potrebbe rappresentare un colpo morale al turismo tunisino che si stava riprendendo dagli effetti della rivoluzione del 2011, che svuotò le coste tunisine di turisti e riempì Lampedusa di migranti.
La Tunisia stava faticosamente cercando di riportare nel Paese il turismo di massa a basso costo che dopo la rivoluzione aveva cercato rifugio nella anarie, in Dalmazia o sulle coste italiane e spagnole e ci stava riuscendo, visto che nel 2014 la Tunisia ha accolto 6 milioni di visitatori, solo un milione in meno che nel 2010, l’anno record per il Paese, a ritornare in massa sono stati soprattutto britannici e tedeschi, mentre francesi ed italiani sembrano ancora timorosi.
Il 2015, nonostante il Paese sia pieno di profughi libici (tenuti ben lontani dalle località turistiche), doveva essere l’anno del ritorno alla normalità, la strage sembra aver ucciso anche le speranze di ripresa economica della Tunisia.