Cogliati Dezza: «Combattiamo la paura con la voglia di un futuro diverso»
Comincia il World social forum a Tunisi: noi non abbiamo paura
Majdoub: «Condividiamo una storia comune e plurale e, ormai, un futuro comune e plurale»
[24 Marzo 2015]
Comincia oggi, all’università El Manar di Tunisi, il World social forum 2015 (Wsf) e Legambiente partecipa con una delegazione, anche per fare un altro passo avanti nella costruzione di una alleanza stabile tra associazioni ambientaliste del Mediterraneo. Alla vigilia dell’evento, che inevitabilmente sarà profondamente segnato dall’attacco terrorista che ha fatto strage di turisti al museo Bardo, il presidente del Cigno Verde, Vittorio Cogliati Dezza, ha inviato un messaggio di solidarietà a Mounir Majdoub, presidente di Alternatives, l’associazione tunisina con cui Legambiente collabora per costruire l’Alleanza per il Mediterraneo solidale e sostenibile: «Cari amici, in queste ore drammatiche, anche per i nostri connazionali, il nostro pensiero va a voi che siete in prima linea nella costruzione di una nuova Tunisia, che con noi condividete la speranza che il Mediterraneo torni ad essere un luogo di pace, di convivenza, di scambio e di sviluppo solidale con gli uomini e con la natura. Sappiamo che c’è chi sta lavorando per stendere una cappa di paura su tutto il Mare nostrum, per bloccare le rinascenti democrazie come da voi, per farci tornare indietro di secoli nello scontro di civiltà, anche qui in Europa. La paura è il vero nemico oggi da battere, anche per evitare che la gente si chiuda nel proprio piccolo mondo. Siamo costernati dall’attentato che ha colpito il vostro paese proprio alla vigilia del Forum sociale Mondiale, mentre la società civile del mondo intero si prepara a venire a condividere le sue idee di sviluppo e di convivenza pacifica e solidale. Oggi più che mai ci dobbiamo mobilitare perché il Forum abbia successo e per dimostrare che siamo tutti vicini al popolo tunisino».
Majdoub ha risposto: «Grazie molte caro Vittorio, grazie a tutti gli amici, donne e uomini, di Legambiente per queste parole commoventi e incoraggianti. La nostra battaglia, o piuttosto la nostra guerra, è una sola. Contro la barbarie, contro l’anarchia, il crimine organizzato e la distruzione della vita. Oggi più che mai dobbiamo essere uniti, solidali e attivi. La Tunisia è forse oggi uno degli ultimi baluardi contro l’invasione del terrorismo e del crimine organizzato. Questo riguarda anche l’Italia, la Francia, la Spagna, l’Europa tutta. La Tunisia e i popoli della riva sud del Mediterraneo hanno bisogno di un segnale forte e giusto da parte dei loro amici e partner. Condividiamo una storia comune e plurale e, ormai, un futuro comune e plurale. Dobbiamo essere all’altezza della sfida. I nostri figli e nipoti se ne ricorderanno un giorno!«
Suk suo blog Cogliati Dezza scrive: «Io non ho paura, non è solo il titolo di un bel libro di Ammaniti, è oggi una necessità. A poche ore dal micidiale attentato di Tunisi, mentre ci accingiamo a raggiungere la città ferita per partecipare al Forum sociale mondiale della prossima settimana, sentiamo di dover denunciare, accanto allo scoramento per le vittime, il senso più pericoloso di queste tragedie: la paura che interessi e forze politiche diverse vogliono stendere come una cappa sul Mediterraneo. È la paura che ha fatto vincere Netanyahu nelle elezioni in Israele, è la paura che in Europa Salvini e Le Pen utilizzano per acquisire consenso. Pur nell’incommensurabile differenza degli strumenti, c’è un filo nero che collega questi fatti: la paura mette a tacere gli avversari, nega i diritti, uccide la democrazia, sia quando è provocata dalle azioni criminali di terroristi, sia quando è sollecitata da chi evoca conflitti di civiltà. E soprattutto la paura permette di nascondere ed aggirare la ragione vera delle tensioni e dei conflitti. Ci sarebbe infatti un modo per togliere l’acqua ai pozzi di chi pesca nel torbido della paura: eliminare le cause drammatiche della sofferenza di fasce sempre più estese della popolazione, creare lavoro, condizioni di vita dignitose per tutti, in un ambiente sano. Ma è la strada che l’Occidente, e l’Europa in testa, non hanno mai imboccato e non vogliono imboccare».
Il presidente del Cigno Verde sottolinea che «Questa è la ragione profonda per cui è oggi ancora più importante che il World social forum si tenga a Tunisi, a pochi giorni dall’attentato dell’islamismo terrorista. Ed è la ragione per cui Legambiente partecipa all’appuntamento internazionale. Cedere alla paura vuol dire rinunciare alla speranza, alla fiducia nel prossimo, finire succube della cultura del sospetto, chiudersi nel localismo, creare muri di indifferenza verso la sorte di tutti, verso l’interesse generale. Vuol dire negare futuro. E questo, soprattutto da ambientalisti, non ce lo possiamo permettere. In questo scenario così complicato oggi possiamo e dobbiamo essere capaci di vedere nella realtà che ci circonda le leve per cambiare, per costruire un altro destino collettivo, in cui i nostri valori diventino maggioranza e si aprano spazi per un’economia fossil free, una società solidale e accogliente, cittadini smart e consapevoli delle sfide, e il Mediterraneo torni ad essere culla di civiltà».
Cogliati Dezza sa che quel che succede sull’altra sponda del Mediterraneo determinerà il futuro del nostro Paese e dice: «Combattiamo la paura con la voglia di un futuro diverso anche quando, come avviene in questi giorni, pressiamo il Parlamento perché vari la legge sugli ecoreati, senza cedere alle potenti lobby degli inquinatori, e chiediamo che il Governo cambi passo e dia seguito all’impegno di Renzi di promulgare il Green Act: noi le nostre proposte le abbiamo fatte. Ecco perché non ci stiamo ad essere succubi della paura. Noi non abbiamo paura perché sappiamo che possiamo cambiare questa situazione, perché abbiamo un’idea di quale futuro sia migliore per tutti. E saremo a Tunisi per metterla sul piatto della discussione assieme alla società civile del Mediterraneo e del Pianeta. Tutti uniti contro i ladri di futuro».