Boom delle energie rinnovabili, perché la politica non l’aveva previsto (e gli ambientalisti sì)
La previsione globale più azzeccata è quella di Energy [R]evolution di Greenpeace
[25 Marzo 2015]
Nel mondo, nonostante il calo dl prezzo del petrolio, è in atto un boom delle energie rinnovabili: spinto dalla produzione di pannelli solari cinesi a buon mercato, il fotovoltaico nel 2014 ha segnato il suo anno record, mentre l’energia eolica ha ormai raggiunto in molte aree la grid parity con i combustibili fossili, stracciando il nucleare. Come scrive Brian Merchant, Senior Editor di Motherboard, «Di conseguenza, il mercato per l’energia pulita è cresciuto a passi da gigante negli ultimi anni, in quanto consumatori, governi e tutte le imprese hanno adottato un’ondata di nuove tecnologie per l’energia rinnovabile».
Il Dipartimento dell’energia Usa (Doe) ha definito tutto questo una “rivoluzione energetica”, proprio come fa il rapporto “Renewable Energy Revolution” del Meister Consulting Group che però dice anche che quasi nessuno aveva visto arrivare questa rivoluzione, comprese le più grandi agenzie energetiche del mondo e le multinazionali dei combustibili fossili che «Per la maggior parte, hanno seriamente sottovalutato quanto velocemente il settore dell’energia pulita poteva crescere e sarebbe cresciuta».
Il rapporto dice che «Gli attuali impianti solari ed eolici hanno superato di gran lunga le previsioni degli esperti riguardo la loro crescita. Negli ultimi 15 anni, sono state fatte una serie di previsioni – da parte dell’International Energy Agency, dall’US Energy Information Administration e da altri – sul futuro della crescita delle energie rinnovabili. Quasi ognuna di queste previsioni ha sottovalutato il livello della crescita reale vissuta dai mercati dell’eolico e del solare». Quindi Iea, Eia, Doe o Goldman Sachs non ci avevano capito nulla, mentre invece a prevedere l’inarrestabile boom erano stati quelli che fino a pochi anni fa venivano fatti passare come visionari contaballe: gli ambientalisti. Infatti il rapporto sottolinea: «Solo le proiezioni di crescita più aggressive, come ad esempio gli scenari di Energy [R]evolution di Greenpeace, sono state quasi precise».
Quindi i sovversivi di Greenpeace, mentre scalavano le ciminiere delle centrali a carbone o facevano blitz contro le centrali nucleari e la deforestazione, avevano capito meglio delle falangi di esperti al servizio delle agenzie internazionali e di consulenza cosa stava accedendo al mercato dell’energia e nella testa dei consumatori.
Il rapporto Meister dice che Energy [R]evolution, pubblicato da Greenpeace nel 2010, è la previsione più accurata del boom delle rinnovabili, anche se ha significativamente sottovalutato il solare e leggermente sopravvalutato l’eolico. Sven Teske, il principale autore di Energy [R]evolution, in un’e-mail inviata a Merchant, spiega che «Le nostre proiezioni sono molto più vicine di quelle dell’Iea allo sviluppo effettivo delle energie rinnovabili perché, a partire dalla metà degli anni ’90, abbiamo monitorato con attenzione le capacità di sviluppo del mercato dell’energia e della produzione rinnovabile a livello globale e nazionale ed abbiamo messo in discussione i possibili tassi di crescita delle industrie solare ed eolica. Sapevamo quello che avevano nei loro ordinativi per i successivi 3 – 5 anni e li avevamo estrapolati per i successivi 5 anni. Questo ci ha dato una buona idea di ciò che il mercato delle energie rinnovabili farà entro il prossimo decennio».
Le serissime persone di Washington e delle altre cancellerie mondiali non hanno dato molto peso alle analisi di ambientalisti rompiscatole, ma alla fine basta guardare i grafici che pubblichiamo per vedere che aveva azzeccato la traiettoria della crescita dell’energia rinnovabile nel mondo.
Teske ci tiene a sottolineare anche un’altra cosa che rende ancora più miope la previsione di governi ed agenzie: «Oltretutto, le proiezioni per i prossimi 10 anni sono semplicemente una nostra dichiarazione politica, indicano quel che vorremmo vedere accadere. Questo per noi è diventato anche un piano di lavoro. Se vediamo che un mercato delle energie rinnovabili non funziona come vogliamo, cercheremo di mettere su campagne contro combustibili fossili e il nucleare ed a favore delle energie rinnovabili». E in effetti sono state le campagne delle associazioni ambientaliste, come Clean Our Cloud, ad influenzare il mercato portando giganti come la Apple e Google ad andare verso le energie rinnovabili, innescando così un processo a catena lungo tutta la filiera produzione-rifornimento-vendita.
La politica ha quindi sottovalutato – e continua a farlo – l’impatto che le campagne ambientaliste hanno sull’opinione pubblica e sulla green economy, un atteggiamento che sembra toccare punte assurde negli Usa, dove i Repubblicani continuano a dire che la lotta al cambiamento climatico non è possibile perché le energie rinnovabili sono troppo care e/o inaffidabili. Ora i profeti di sventura sono di fronte ad una industria delle rinnovabili in piena espansione sia grazie ad un mercato ormai maturo che ad un’opinione pubblica sempre più convinta dei benefici delle energie rinnovabili, nonostante i tagli agli incentivi attuati da diversi governi, compreso il nostro.
Quel che non hanno capito molti politici e troppi tecnici è che, come scrive Merchant, «dopo tutto, l’energia pulita non è un mercato come molti altri, a differenza di diciamo, l’elettronica di consumo o la moda, c’è un imperativo morale per farne parte. In caso contrario, vinceranno i combustibili fossili e gli scienziati dicono che richiamo di cuocere il pianeta». Per questo Greenpeace – ma anche Legambiente e Wwf in Italia – potrebbe essere stata in grado di prevedere l’imminente rivoluzione energetica: mentre i burocrati ed i loro analisti cercavano di capire (e salvare) le forze che puntano allo status quo energetico, gli ambientalisti avevano capito per cosa valeva la pena di lottare e cosa bisogna difendere. Se qualcuno a Wall Street avesse preso sul serio le “folli” previsioni di Greenpeace sarebbe diventato immensamente ricco.
Ora gli ambientalisti stanno preparando la prossima serie di proiezioni: «Ora le energie rinnovabili sono più convenienti delle energie convenzionali, quindi stiamo lavorando su una nuova proiezione: energia rinnovabile al 100% cento entro il 2050 – conclude Teske – Dovremo essere in grado di raggiungere almeno il 90%. Di meno sarebbe un fallimento per il clima e per il nostro pianeta, quindi il fallimento non è un’opzione».