Energia dalle foreste, al teleriscaldamento italiano più che gli incentivi serve politica industriale
[30 Marzo 2015]
In Italia le foreste si stanno conquistando la loro rivincita. Dalla fine della II Guerra Mondiale la superficie boschiva del Paese è praticamente raddoppiata – a fronte di un’agricoltura che indietreggia dalle aree marginali, e nonostante un allarmante consumo di suolo per urbanizzazione –, andando a coprire più del 34% dell’intero territorio italiano.
Se gestito in modo sostenibile, con filiere corte, integrate e su piccola scala, il bosco può contribuire allo sviluppo di territori (altrimenti soggetti a progressivo declino) anche attraverso l’utilizzo della biomassa come fonte d’energia. Un tema protagonista all’università di Trento, con il convegno “Spazio Alpino e Bio-energie” organizzato dalla Fiper (Federazione italiana dei produttori di energia da fonti rinnovabili): l’occasione ha rappresentato un momento prezioso per fare il punto sul teleriscaldamento a biomassa in ambienti di montagna e individuare gli ostacoli normativi e di politica energetica che in qualche modo stanno frenando la sua crescita potenziale.
Un gap rilevante, secondo i relatori: a oggi il settore cresce del 4% (una percentuale comunque rilevante), ma ha un potenziale stimato in 4 volte tanto. E più che gli incentivi, dal dibattito politico-istituzionale svoltosi a Trento è emersa ancora una volta quella che potrebbe benissimo essere chiamata “politica industriale”: «Una seria programmazione che renda sostenibile la filiera biomassa-energia da un punto di vista territoriale e culturale attraverso un percorso di costruzione industriale».
Secondo i dati raccolti da Fiper, gli spazi d’azione sarebbero significativi: ben 800 i comuni nelle zone montane, non ancora metanizzati, che potrebbero essere teleriscaldati, aprendo anche a molteplici soluzioni. «La rete del teleriscaldamento – ha sottolineato il presidente Fiper Walter Righini – è una infrastruttura strategica e multi servizi per il territorio e se pensata con lungimiranza consente di essere sfruttata per altri servizi di pubblica utilità come ad esempio il passaggio dei cavi per il collegamento alla Banda ultra larga. Questo sta già avvenendo a Tirano utilizzando la rete della TCVVV Spa».
Quel che più manca a livello nazionale è una legge quadro sul teleriscaldamento, poiché in questa incertezza normativa gli investimenti sono frenati. Sotto la lente di ingrandimento è così finita anche l’attualità, con i recenti disagi creati dal maltempo in Versilia con centinai di alberi abbattuti dal vento da rimuovere con urgenza. «E’ l’ennesimo episodio – ha sottolineato ancora Righini – del fatto che in Italia le cose si muovono solo quando c’è un’emergenza ambientale. Le piante cadute in Versilia secondo l’attuale normativa sui sottoprodotti a fini energetici sarebbero rifiuti, quindi non utilizzabili come biomassa. Però l’Arpat Toscana con una lettera è intervenuta dicendo che in questo caso, vista l’urgenza e lo stato di emergenza, si possono utilizzare. Occorre fare chiarezza a livello legislativo e come Fiper sollecitiamo da anni il Ministero a risolvere il problema una volta per tutte facendo in modo che i Comuni invece di avere un costo di smaltimento possano avere un’entrata economica».