Noam Chomsky, l’ambiente e l’Occidente
Cambiamento climatico e nucleare: il precipizio verso il quale corre l’umanità
[21 Aprile 2015]
Noam Chomsky, considerato uno dei più grandi intellettuali del mondo, nonché ispiratore della nuova sinistra mondiale, a 86 anni è ancora in prima linea contro le ingiustizie e per denunciare le contraddizioni e le colpe dell’Occidente e dei regimi autoritari.
Recentemente Chomsky ha concesso un’intervista a Isabelle Kumar, di Euronews, che spazia dal nucleare iraniano ai droni Usa dlla guerra in Ucraina, all’Europa e Grecia fino alla sinistra latinoamericana al governo. Greenreport.it propone la prima parte che parla di ambiente, e che serve a Chomsky come base di partenza per sviluppare i ragionamenti successivi.
Isabelle Kumar. Noam Chomsky grazie di essere con noi. Il mondo nel 2015 sembra molto instabile ma, in generale, lei è piuttosto ottimista o pessimista?
Noam Chomsky. «A livello mondiale corriamo verso un precipizio: non possiamo che cadere nell’abisso, il che riduce fortemente le nostre chances di una sopravvivenza decente».
Kumar. Di quale precipizio si tratta?
Chomsky. «In realtà sono due: il primo è ambientale. Una catastrofe ecologica è imminente ed abbiamo solo poco tempo per limitarla. Non andiamo nel senso giusto. L’alta data di 70 anni, è la minaccia di una guerra nucleare, che è un fatto sempre in crescita. Se guarda bene a questo dossier, è un miracolo che siamo sopravvissuti».
Kumar. Prima guardiamo alle questioni ambientali. Abbiamo chiesto agli internauti, sui social network, di inviarci delle domande e ne abbiamo ricevute migliaia. Abbiamo ricevuto questa domanda da Enoa Agoli, che chiede: «Quando lei analizza la questione dell’ambiente con lo sguardo del filosofo, che pensa del cambiamento climatico?”
Chomsky. «La specie umana è vecchia circa 100.000 anni e adesso è di fronte a una svolta della sua storia: questa specie è in una posizione nella quale si dovrà presto decidere, entro qualche generazione, se l’esperimento della vita cosiddetta intelligente può continuare, o se siamo determinati a distruggerla. Gli scienziati riconoscono che i combustibili fossili devono essere lasciati nel sottosuolo, se i nostri nipoti vogliono avere delle prospettive decenti. Ma le strutture istituzionali della nostra società fanno pressione per cercare di estrarne ogni goccia. Gli effetti, le conseguenze umane prevedibili del cambiamento climatico in un prossimo futuro, sono catastrofici e corriamo verso questo precipizio».