La Spagna vira a Sinistra: il Psoe può governare solo con Podemos

El País: «Carmena e Colau, simboli del cambiamento». Il PP perde 2,5 milioni di voti. Terremoto a Sinistra

[25 Maggio 2015]

Il Partido Popular (PP), con il 27% resta la prima forza politica della Spagna, ma il risultato delle elezioni municipali e per le autonomie del 24 maggio dicono che il suo immenso potere locale, conquistando 4 anni fa con il  37,54%, è solo un ricordo e che, se la sinistra riuscirà a formare un governo insieme, è destinato a lasciare il governo del Paese. Alla fine, se il PP riuscirà a governare in tre autonomías lo farà solo grazie al problematico accordo con Ciudadanos (6,55% dei voti), il movimento civico di centro nato proprio in polemica con le politiche neoliberiste del PP.  Ma per il PP sarà difficile fare accordi con Ciudadanos  che per tutta la campagna elettorale ha accusato di essere politicamente ambiguo e di fare il gioco del PSOE.

Il PP ha perso la maggioranza assoluta in Cantabria, Castilla-La Mancha, Comunidad Valenciana e Madrid ed ha già perso i tre governi in Aragona, Estremadura e Baleari e dovrà negoziare con  Ciudadanos ed altre forze se vorrà continuare a governare Castilla y León, La Rioja e Murcia. Nelle Canarie e in Navarra il PP è ormai irrilevante e  nelle Asturie il PSOE conferma il suo dominio e punta a governare nuovamente regioni storicamente socialiste come Castilla-La Mancha ed Estremadura.

Ma, come scrive oggi El País, «Il simbolo di questo cambiamento lo rappresentano Manuela Carmena e Ada Colau, se confermano il loro i loro trionfi a Madrid e Barcellona. Podemos ha lasciato al PSOE la possibilità  di trarre profitto dal declino del PP che dipende dalle future alleanze con le sinistre».

Anche nella conservatrice capitale della Spagna, Madrid, ormai si respira un’aria nuova portata dai movimenti emergenti di Podemos e Ciudadanos, che hanno definitivamente terremotato anche il bipartitismo imperfetto sul quale si reggeva l’equilibrio al centro tra PP e Partido Socialista Obrero Español: insieme PP e PSOE raccolgono il 52% dei voti, erano il 65% quattro anni fa, il bipartitismo perde più di 3 milioni di voti (2,5 milioni il PP e 700.000 il PSOE) e i due grandi partiti si trovano davanti una sinistra meno frammentata. Infatti il terremoto Podemos – anche se non quantificabile esattamente perché presentatosi con diverse liste civiche di sinistra – ha sconvolto e “compattato” la sinistra spagnola: Unión Progreso y Democracia e  Izquierda Unida, la coalizione che comprende anche il Partido Comunista sono ormai forze irrilevanti e Podemos rappresenta la scelta principale dei progressisti spagnoli, con un programma con una forte vocazione ambientalista e per lo sviluppo sostenibile. E l’effetto politico è ancora maggiore di quello statistico.

Nella capitale Manuela Carmena la candidata di Ahora Madrid – la sigla locale di Podemos – ha raccolto il 31,9% dei voti, il PP è al 34,4% e il PSOE si ferma al 1,34%, poco sopra Ciudadanos all11%. Il PP ha ammesso che sarà «difficilissimo» continuare a governare Madrid e lo stesso scenari- con Podemos determinante – si presenta in molte grandi città spagnole. La Carmena si è detta convinta che presto Madrid avrà «Una maggioranza di cambiamento».

In Catalogna, dove la sinistra indipendentista di Esquerra Republicana de Catalunya, si è alleata con Podemos, Barcellona è stata conquistata da Ada Colau, fondatrice della Plataforma de Afectados por la Hipoteca, una candidatura nata da pri­ma­rie e poi da un programma realizzato da gruppi di quar­tiere che si sono confrontati con esperti su mobi­lità, urba­ni­stica, eco­lo­gia, eco­no­mia. La Colau ha un programma chiaro: «Demo­cra­zia reale, finirla con la cor­ru­zione, ricon­qui­stare i diritti sociali, instau­rare un’economia giu­sta».

Probabilmente in Grecia Syriza sta brindando alla conferma che in Spagna presto ci potrebbe essere un altro governo condizionato da una forza non più disposta a piegarsi a diktat del Fondo monetario internazionale e della Commissione europea e a Berlino e Bruxelles qualcuno guarda altrettanto probabilmente con preoccupazione all’avanzata della nuova sinistra sul fronte sud dell’Europa, una sinistra molto poco “ideologica”, ma non per questo meno disposta a mettere in discussione i dogmi secondo i quali nell’Unione europea non è possibile una vera alternativa politica, economica e sociale.

Naturalmente il risultato delle elezioni spagnole smentisce solo dopo pochi giorni la teoria di Matteo Renzi che i laburisti britannici avrebbero perso perché si erano spostati troppo a sinistra (sic!) e ora la sinistra-sinistra di Podemos è l’unica possibilità per il tremebondo PSOE spostatosi al centro, di scalzare i Popolari dal potere e di governare quasi tutte le autonomie spagnole. Grecia e Spagna sono un segnale anche per la disastrata sinistra italiana: la strada indicata da Syriza e Podemos è quella di costruire una nuova Sinistra, con nuove idee, nuove parole e nuovi modi di fare politica, non di mettere insieme i pezzi usurati ed inutilizzabili di quella vecchia. Una sinistra che, come successo in Grecia e in Spagna, potrebbe mettere davvero in difficoltà la svolta moderata dei partiti aderenti al Partito socialista europeo ed il loro patto con il Partito Popolare europeo che sta bloccando l’Europa politica.