Diritto umano all’acqua, qual è la situazione a cinque anni dalla risoluzione Onu
In occasione del 5° anniversario della risoluzione delle Nazioni Unite il 28 luglio 2010, il diritto umano all’acqua e ai servizi igienici non è ancora garantito da nessuno degli stati membri nel mondo e il progetto definitivo degli obiettivi di sviluppo dell’agenda post-2015 non ha alcun riferimento al diritto umano acqua potabile sicura e ai servizi igienici.
Nonostante una grande mobilitazione da reti come Water-justice, Mining Working Group e il Contratto Mondiale sull’Acqua verso il Segretario Generale delle Nazioni Unite e verso tutti gli Stati membri, non è stato preso in considerazione nessun tentativo di integrare il diritto all’acqua nel 6°obiettivo o nel preambolo dell’Agenda sul progetto definitivo degli obiettivi di sviluppo.
Il Contratto Mondiale dell’Acqua (CICMA) ha espresso la sua preoccupazione sull’assenza di qualsiasi riferimento alla risoluzione delle Nazioni Unite del 28 luglio 2010 nella nuova agenda post-2015 , sulla proposta di assicurare “l’accesso all’acqua e ai servizi igienici per donne e bambini in situazioni più svantaggiose”, disconoscendo “il carattere universale, autonomo e specifico” del diritto umano all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, sancito dalla risoluzione delle Nazioni Unite e dando al mercato e multinazionali la possibilità di presa in carico dell’accesso all’acqua potabile, ha detto Rosario Lembo – Presidente del Comitato Italiano per Contratto mondiale sull’acqua.
Il Contratto Mondiale dell’Acqua (CICMA) ringrazia lo Special Rapporteur NU per il diritto umano all’acqua potabile e servizi igienico-sanitari, il professor Leo Heller, per la tempestiva iniziativa di “lettera aperta” agli Stati per invitarli a rispettare la risoluzione delle Nazioni Unite del 2010, sul diritto umano all’acqua e servizi igienico-sanitari, poco prima delle ultime trattative per la stesura definitiva degli obiettivi di sviluppo e per “ricordare che garantire l’accesso all’acqua e ai servizi igienici accessibili e disponibili, è un diritto umano già riconosciuto dall’Assemblea Generale e dal Consiglio per i diritti umani , e che oggi non c’è una vero e proprio obiettivo dedicato per milioni di persone.
Il CICMA ha inviato questa “lettera aperta” dello Special Rapporteur al Ministero degli Affari Esteri italiano e al Consiglio Pontificio di Giustizia e Pace dello Stato Vaticano.
Nel quinto anniversario della risoluzione delle Nazioni Unite UN – afferma Rosario Lembo (CICMA) – dopo questa lettera aperta del Rapporteur e dopo l’appello di Papa Francesco, nell’Enciclica “ Laudato Si “, per garantire “l’acqua potabile come un diritto umano fondamentale e universale” come “condizione per l’esercizio di altri diritti umani “, sarebbe è urgente che la comunità internazionale e gli Stati prendano in carico l’opportunità di aprire una trattativa adottando un trattato internazionale come un protocollo opzionale al PIDESC proposto dal Contratto Mondiale dell’Acqua con la Campagna “Waterhumanrighttreaty.org” per formalizzare le modalità per garantire il diritto umano all’acqua.
Ci auguriamo che la società civile e dei movimenti dell’acqua sostengano questa proposta a livello nazionale nei confronti dei rispettivi governi.
di Cospe