Turismo e cambiamento climatico: si ridurranno le entrate dei Paesi del Mediterraneo
Calerà il Pil turistico del Sud Europa (0,45% l’anno) e aumenterà quello del Nord (0,32%)
[14 Agosto 2015]
Lo studio “Time is of the essence: adaptation of tourism demand to climate change in Europe”, pubblicato su Climate Change, analizza il potenziale impatto del cambiamento climatico sulla domanda turistica nell’Unione europea e fa proiezioni a lungo termine (2100) sull’adattamento climatico, in termini di durata e frequenza della vacanza.
I due autori, Salvador Barrios e Juan Ibanez Rivas, del Joint research center (Jrc) dell’Ue, sottolineano che «La nostra analisi si basa sulla valutazione edonica delle condizioni climatiche che comprende le stime per le spese per l’alloggio e il viaggio. I nostri risultati suggeriscono che per le attività turistiche il cambiamento climatico possa incidere sulla relativa attrattiva delle regioni dell’Unione europea. In alcune regioni, più in particolare le regioni del sud mediterraneo dell’Unione, le condizioni climatiche nel 2100 potrebbero, alle condizioni economiche attuali, portare a ricavi del turismo minori per un massimo di 0,45% del Pil all’anno. Al contrario, le altre aree dell’Unione, in particolare le regioni europee del Nord, avrebbero da guadagnare da condizioni climatiche alterate, anche se questi guadagni sarebbero relativamente più modesti, raggiungendo fino allo 0,32% del Pil su base annua».
Inoltre, secondo Barrios e Rivas, l’adattamento della domanda riguardante il calendario delle vacanze sarà più costoso per le regioni dell’Europa meridionale e più vantaggioso per i Paesi nordeuropei e per le Isole Britanniche.
Tuttavia, lo studio non si estende alle regione esterne all’Ue, anche se in alcuni casi i turisti extraeuropei rappresentano uno quota importante del la demanda turistica anche se secondo i dati attualmente disponibili iòl turismo nell’Ue resta principalmente una questione di spostamenti interni all’Unione europea.
I due ricercatori del Jrc concludono avvertendo che «I nostri risultati suggeriscono anche che, vista dalla mitigazione del costo del cambiamento climatico, la modifica della durata della vacanza sarebbe più vantaggiosa rispetto alla variazione della frequenza della vacanza. Però, queste due dimensioni temporali dell’adattamento sono suscettibili di essere condizionate da fattori sociali e istituzionali più ampi».