Il parere del Cese
Reti energetiche, a che punto è la cooperazione europea
[14 Agosto 2015]
Il Comitato economico e sociale europeo (Cese) considera vitale la cooperazione europea rafforzata in materia di reti energetiche, per i cittadini e per le imprese. Tali attori della società civile insieme alle regioni hanno un ruolo importante da svolgere nella transizione energetica, unica garanzia di efficienza, controllo dei prezzi e lotta ai cambiamenti climatici.
Per questo il Cese – che ha elaborato il parere d’iniziativa sul tema: “La cooperazione europea in materia di reti energetiche” – propone la creazione di spazi di scambio tra i territori e le rappresentanze della società civile. Propone la creazione di un “libretto di risparmio energetico europeo”. Un libretto, che potrebbe essere aperto da qualsiasi cittadino europeo, che beneficerebbe di una remunerazione leggermente superiore all’inflazione annuale nell’Unione, raccoglierebbe fondi dedicati esclusivamente a progetti energetici europei, e consentirebbe di integrare finanziamenti pubblici o privati.
Il Cese, inoltre, accoglie con favore la proposta della Commissione di creare un forum dell’infrastruttura energetica. Un forum dove dovrebbe essere lasciato ampio spazio alla società civile, al fine di: rendere sistematici il feedback e l’individuazione delle buone pratiche locali; promuovere la riflessione sulle regolamentazioni locali e orientare i finanziamenti verso i modelli efficaci; favorire l’accettazione e l’impegno rispetto alle diverse sfide energetiche.
L’estensione e il rafforzamento delle reti energetiche sono una conditio sine qua non per portare a compimento la transizione energetica, elemento indispensabile per combattere i cambiamenti climatici, assicurare la competitività e l’attrattiva economica dell’Unione europea e, infine, garantire ai consumatori la sicurezza dell’approvvigionamento.
Le reti di trasporto e di distribuzione dell’energia elettrica che sono la spina dorsale del sistema elettrico europeo e una risorsa fondamentale per la transizione energetica, devono essere adeguate. Devono adeguarsi ai nuovi sistemi di produzione — rinnovabili, più diffusi nello spazio e intermittenti — e alle nuove esigenze dei consumatori al fine di assicurare l’equilibrio tra l’offerta e la domanda di energia elettrica.
Gli obiettivi dell’Ue per il 2020 e per il 2050, che tengono conto del clima e dell’ambiente, della sicurezza dell’approvvigionamento energetico e della competitività, conducono a un’espansione degli investimenti negli impianti di produzione elettrica decentrata da fonti rinnovabili. Decentrata perché le aree in cui viene prodotta l’energia eolica o fotovoltaica sono generalmente lontane dai principali centri di consumo. In Francia come in Germania, ma anche in Spagna e in Italia, il 95 % di questi impianti è già collegato alla rete di distribuzione elettrica (bassa e media tensione).
Dunque, il collegamento alla rete di una quota crescente di fonti di energia rinnovabili decentrate, la ricarica dei veicoli elettrici e il maggior ruolo dei clienti in grado di partecipare attivamente al mercato della gestione del carico potrebbero modificare le responsabilità e le attività dei distributori di energia elettrica, come anche il rapporto tra reti di distribuzione e reti di trasporto. In futuro le reti di distribuzione potrebbero essere sempre più interconnesse e complesse, e potrebbero comprendere molteplici fonti di produzione e tipologie di consumo sempre più varie e variabili nel tempo. I flussi di elettricità potrebbero addirittura essere invertiti e transitare dalle reti di distribuzione verso le reti di trasporto, nel caso in cui localmente la produzione superi di molto il consumo. In generale, si potrebbe prevedere che le difficoltà incontrate oggi dalle reti di trasporto dell’energia elettrica, in particolare la gestione delle congestioni, saranno presto una realtà che interesserà piuttosto le operazioni quotidiane dei gestori delle reti di distribuzione.
Una rete europea ben gestita, basata su infrastrutture adeguate alla nuova geografia della produzione, dunque appare come uno strumento essenziale per la transizione energetica. Ma questo è solo un aspetto della questione. L’altro aspetto è quello del consumo.
La diffusione della climatizzazione, la moltiplicazione degli apparecchi elettronici, la telefonia mobile e l’applicazioni varie e i passaggi da una forma di energia all’altra attualmente in corso implicano la necessità di controllare il consumo attuale in modo da non sovraccaricare il parco produzione e le reti elettriche, onde evitare investimenti sovradimensionati.
Nell’Unione europea e in gran parte dei paesi limitrofi urge trovare un nuovo modello per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico, un modello che consenta di favorire l’emergere di nuove opportunità tecnologiche e industriali intorno a reti intelligenti e nel contempo di ripensare l’economia dei sistemi energetici nel suo complesso per renderli coerenti con i diversi obiettivi fissati per il 2030 e oltre.