Fao e Francia: includere l’agricoltura nel dibattito globale sul cambiamento climatico
Presentata alla Camera una proposta di legge per la tutela della terra agricola
[16 Ottobre 2015]
Secondo il direttore generale della FAO, José Graziano da Silva, e il ministro dell’agricoltura francese, Stéphane Le Foll, «Tutti i paesi dovrebbero impegnarsi a garantire un accordo ambizioso per affrontare il cambiamento climatico, mettendo la sicurezza alimentare e l’agricoltura al centro del dibattito. In caso contrario si metteranno a rischio i recenti progressi compiuti nella lotta contro la fame nel mondo.
Da Silva e Le Foll hanno lanciato insime questo appello nel corso di un evento collaterale del Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale (CFS) in corso a Roma e hanno esortato i Paesi a «trovare un accordo su come combattere il cambiamento climatico in vista della conferenza delle Nazioni Unite, COP21, che si terrà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre 2015».
Da Silva ha detto: «Ho accolto con piacere la recente adozione da parte della comunità internazionale dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030, che include l’eliminazione della fame e della povertà estrema. Ma il raggiungimento di questi obiettivi richiede un “cambiamento di paradigma” verso sistemi agricoli e alimentari più produttivi e inclusivi, e maggiormente adattati al cambiamento climatico. Siamo in grado di porre fine alla povertà estrema e alla fame entro il 2030. Sappiamo ciò che funziona e abbiamo gli strumenti per farlo, ma sappiamo che il cambiamento climatico minaccia di sviare i nostri sforzi. Sta già avendo un impatto sulla sicurezza alimentare e rendendo eliminazione della fame ancora più difficile. Crediamo che l’agricoltura in senso lato – incluse la silvicoltura, la pesca e l’acquacoltura – può e deve svolgere un ruolo centrale nell’affrontare il cambiamento climatico, in particolare nell’adattamento al suo impatto, come la scarsità d’acqua, la salinità del suolo, l’aumento di parassiti e di malattie delle piante e animali».
Le Foll ha sottolineato che «Se i leader del mondo non riusciranno a trovare un accordo su tangibili obiettivi concreti per frenare il riscaldamento globale, ogni uomo e ogni donna del pianeta dovranno sopportarne le conseguenze» Il ministro francese ha fatto notare che «L’agricoltura viene spesso vista come un problema per il suo ruolo nelle emissioni di gas serra» e ha evidenziato «La necessità di compiere progressi con tecniche che ci permettano di essere più economici e consumare meno energia. Ma chi guarda all’agricoltura non può semplicemente sedersi e risolvere il problema con misure scientifiche, perché la tecnologia deve essere combinata con l’aspetto sociale. Dobbiamo rivedere il nostro modello agricolo per adattarsi a ogni ecosistema, abbiamo bisogno di una rivoluzione che utilizzi meccanismi naturali per favorire la produzione».
Graziano da Silva ha ricordato che «I più poveri e vulnerabili del mondo – circa l’80% dei quali vive in zone rurali – sono i più colpiti dagli effetti negativi del riscaldamento globale che comporta siccità e inondazioni. Mentre queste popolazioni come le famiglie di contadini, di pastori, di pescatori e le comunità forestali sono fortemente dipendenti dalle risorse naturali e sono i primi a soffrire a causa di shock correlati alle condizioni climatiche, sono i meno responsabili del cambiamento climatico e non possono essere quelli che devono sostenerne i costi». Poi ha sollecitato «Maggiori politiche e investimenti mirati ad adattare l’agricoltura all’impatto del cambiamento climatico, come ridurre la deforestazione e il sovra-sfruttamento della pesca, migliorare la fertilità del suolo e produrre minori emissioni. La FAO da parte sua è pronta ad aiutare i Paesi attraverso le sue attività come l’agro-ecologia, un’agricoltura intelligente sotto il profilo climatico, una gestione costiera integrata, una gestione del territorio sostenibile e un restauro del paesaggio forestale, ha affermato».
Un contributo potrebbe venire anche dall’Italia, dove, con l’avvio della discussione in Commissione agricoltura della Camera, è iniziato il cammino della proposta di legge per la tutela della terra, il recupero e la valorizzazione dei terreni agricoli abbandonati e il sostegno delle attività agricole contadine. Una proposta , presentata Susanna Cenni (PD) e sottoscritta da numerosi deputati democratici. Un testo composto da articoli che sarà discusso in commissione insieme ad altre due proposte di legge di SEL e del M5S.
La Cenni spiega che «L’incardinamento della proposta di legge in commissione agricoltura è un buon segnale alla viglia della Giornata Mondiale dell’Alimentazione che si celebra il 16 ottobre. Si avvicina la conclusione di Expo e, tra poco, in vista dei nuovi obiettivi Onu, si vedranno gli impegni concreti che scaturiranno dalla Carta di Milano e le azioni che gli Stati intendono mettere in atto per contrastare i mutamenti climatici, in occasione della Conferenza sul clima di Parigi. Tanti quindi sono gli appuntamenti con il futuro. Un futuro a cui un contributo fondamentale arriverà dall’agricoltura, dagli impegni per fermare la cementite azione del suolo agricolo, e dal ruolo svolto da agricoltura familiare e contadina. Nella proposta di legge si esprime il principio fondamentale secondo cui la terra è un bene comune e che occorre incentivarne l’uso sostenibile. Per questa ragione proponiamo strumenti e misure per sostenere l’agricoltura di piccola dimensione, come fondamentale presidio per contrastare il consumo del suolo, difendere i nostri paesaggi e per mantenere in vita le aree montane e marginali, combattendo lo spopolamento, grazie al recupero di coltivazioni e prodotti della terra. Un percorso che prevede opportunità di valorizzazione dei terreni non coltivati anche grazie all’istituzione di una banca dati nazionale e che prevede di stimolare la nascita di banche regionali delle terre agricole e la redazione di un inventario completo della domanda e dell’offerta dei terreni abbandonati e incolti, da assegnare ad apposite unità gestionali costituite da uno o più agricoltori».
La deputata del PD sottolinea che «La proposta legge l’agricoltura contadina cerca di definirne la cornice specificando che richiede forme di agricoltura non intensive, sostenibilità delle pratiche possibilità di acquisto collettivi dei mezzi di produzione e scambio di manodopera. Un circolo virtuoso che promuove l’occupazione, favorisce l’accesso alla terra di donne e giovani e semplifica il modo di fare impresa nei casi di fatturato molto contenuto. Negli articoli finali della nostra proposta ci si concentra su semplificazioni per alleggerire le attività previste e una serie di agevolazioni fiscali per chi volesse insediare la propria impresa in zone marginali dei territori, o mettere a disposizione proprie terre per progetti collettivi. Il futuro della produzione di cibo sarà determinato dalla combinazione tra qualità, capacità di fare eccellenza ed export con il presidio territoriale e la biodiversità che possono essere garantite solo da queste forme di agricoltura».