Ventisei procuratori generali Usa fanno causa all’Epa contro il Clean power plan di Obama
Ma l’opinone pubblica è d’accordo con Epa e Obama in 47 Stati Usa su 50
[4 Novembre 2015]
Il Clean Power Plan, un regolamento dell’ Environmental Protection Agency (EPA) fortemente voluto dal presidente USA Barack Obama e che limita le emissioni di CO2 dalle centrali elettriche, è stato sfidato in 26 Stati USA, anche se il 60% degli statunitensi sostiene il Clean Power Plan.
Infatti, secondo un sondaggio della Yale university, solo in 3 Stati – North Dakota, West Virginia, e Wyoming il consenso su ” limiti più rigidi per la CO2 degli impianti a carbone esistenti” è minore del 50%. Il paradosso è che alcuni deli Stati che si oppongono al Clean Power Plan sono tra quelli dove il consenso dell’opinione pubblica verso il nuovo regolamento EPA è maggiore: come il New Jersey (73%), il Michigan (67%) e il Wisconsin (66%), dove esiste uno schiacciante sostegno per la regolazione delle emissioni delle centrali elettriche. Anche in Kentucky, dove la lobby del carbone è potentissma e ha spinto il leader della maggioranza repubblicana alla Camera Usa, Mitch McConnell, a scagliarsi contro il Clean Power Plan Clean, la metà degli elettori è favorevole alla riduzione delle emissioni delle centrali elettriche.
Nei 26 Stati in cui il procuratore generale ha citato in giudizio l’EPA, solo il 38% dell’opinione pubblica è contraria al Piano per l’energia pulita di Obama. Anthony Leiserowitz della Yale University ha detto a US News che «La storia del conflitto politico americano sul cambiamento climatico e le sfide legali al Clean Power Plan potrebbe suggerire che la nazione sia divisa sulla regolamentazione dell’anidride carbonica emessa dalle centrali elettriche a carbone. Questo studio rileva il contrario: Una grande maggioranza degli americani in quasi ogni Stato supporta l’impostazione di severi limiti di emissioni per le centrali elettriche a carbone».
Infatti il fronte anti Clean Power Plan e 15 procuratori generali di altri Stati USA hanno annunciato che interverranno a sostegno dell’EPA nella disputa legale che stanno aprendo soprattutto i governatori repubblicani.
L’industria elettrica USA è responsabile di circa un terzo delle emissioni di gas serra del Paese, e il Clean Power Plan è ritenuto fondamentale dell’amministrazione Obama per affrontare davvero il cambiamento climatico. Alcne associazioni ambientaliste criticam no addirittura la norma dell’EPA perché consente agli Stati un’ampia flessibilità nello sviluppare piani che alla fine riducano le emissioni di CO2 delle centrali elettriche del 32% rispetto ai livelli del 2005. E’ chiaro che è in atto un tentativo che parte dalle Big Oil e dai King Coal per mettere in difficoltà Obama prima della COP21 Unfccc di Parigi e che lo strumento politico per farlo siano i soliti docili repubblicani che, pur di non scontentare i loro finanziatori, si mettono contro una buona parte del loro stesso elettorato.
Infatti, nonostante l’aspra ed a volte comicamente ascientifica polemica politica intorno al cambiamento climatico, con una chiara divisione tra parlamentari e candidati democratici e repubblicani, la divisione nella popolazione statunitense è molto più piccola: la maggioranza degli americani crede che il cambiamento climatico sia una realtà e che debba essere affrontato subito. Altri sondaggi hanno rilevato che i repubblicani che vivono e votano nei primary states, cioè gli Stati che decidono l’elezione del presidente della repubblica, sostengono l’azione contro il cambiamento climatico. E un altro sondaggio ha rilevato che, nel complesso, gli americani sostengono il Clean Power Plan con un margine di quasi 2 a 1.
Però il sondaggi della Yale University mostra anche un dato strano: solo il 41% degli intervistati ritiene che gli scienziati concordino sul fatto che “il riscaldamento globale stia accadendo”, anche se il consenso degli scienziati sul fatto che il cambiamento climatico sia causato dall’uomo e che sia già in corso è schiacciante: oltre il 90%. Evidentemente le campagne mediatiche e politiche che danno al negazionismo climatico la stessa dignità (e spesso maggior risalto) della seria scienza climatica hanno avuto il loro risultato. Ma chi le finanzia dovrebbe comunque chiedersi come mai l’opinione pubblica statunitense sia sempre più convinta dell’origine antropica del cambiamento climatico, della sua pericolosità e della necessità di contrastarlo. Evidentemente i dollari possono servire a “convincere” i ringhiosi candidati e parlamentari ecoscettici repubblicani, ma possono davvero far poco contro la realtà che la gente vive ogni giorno negli USA, fatta di siccità e fenomeni atmosferici estremi sempre più violenti e frequenti. Una realtà che non riusciranno a cambiare nemmeno le denunce dei 26 procuratori generali anti Clean Power Plan.