Messina: smontati i sensori per le frane che avrebbero potuto salvare l’acquedotto
Stella Bianchi (PD): «Grave» e presenta un’interrogazione ai ministri Galletti e Delrio
[13 Novembre 2015]
Il paradosso lo aveva svelato qualche giorno fa Gian Atonio Stella sul Cortiere della Sera: Mentre la Sicilia affogava nei nubifragi, Messina era rimasta senza acqua perche i sensori anti-frana, che avrebbero potuto dare in tempo l’allarme, evitando che la grande condotta che porta l’acqua alla città fosse spezzata in due da una frana, non erano più operativi.
Il progetto dei sensori, legato alla costruzione del Ponte sullo Stretto, costò 35 milioni di euro, e riguardava sia la sponda calabrese che quella messinese. Per un po’, dopo la fine della costosa avventura del Ponte oggi rilanciata da Renzi, i dati dei sensori vennero saltuariamente utilizzati, ma piano le rete è stata smantellata. Così è andata persa una delle rarissime buone eredità lasciate dal progeto del Ponte sullo Stretto, forse anche perchè era un’eredità scomoda per chi amministra un territorio instabile, a cominciare da chi vuole costruirci ponti, strade e case.
La questione viene rilanciata da Stella Bianchi, esponente del PD in Commissione ambiente della Camera e presidente dell’Intergruppo Globe Italia, l’associazione dei parlamentari impegnati per il clima, che oggi ha presentato un’interrogazione parlamentare sul tema al ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti e a quello delle infrastrutture Graziano Delrio.
La Bianchi ricorda che «Ogni anno oltre un migliaio di frane colpisce il territorio nazionale e circa 2 milioni di persone sono esposte a possibili fenomeni alluvionali di grave entità con costi economici e sociali immensi. Fra tutte le regioni italiane, la Sicilia è tra quelle particolarmente esposte al rischio idrogeologico, con circa ottomila luoghi in cui è presente una situazione di “interferenze” tra corsi d’acqua e insediamenti umani. Una situazione grave che necessita di interventi urgenti».
Nella sua interrogazione la parlamentare democratica chiede che «I sensori antifrana, già adottati in diverse zone del paese, siano estesi a tutte le aree vulnerabili del nostro territorio. Un sistema di monitoraggio efficace è tanto più necessario visto l’impatto sempre più evidente dei cambiamenti climatici con l’aumentare della portata e della frequenza delle piogge eccezionali e con il ritirarsi dei ghiacciai che mette a rischio la tenuta delle rocce. Non a caso anche la strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici – per quale diventa sempre più urgente la definizione dei tempi e delle risorse – prevede l’adozione di sistemi di monitoraggio innovativi e diffusi sul territorio per cogliere il primo manifestarsi di fenomeni franosi e prendere in modo tempestivo provvedimenti adeguati per la sicurezza della comunità e del territorio».