Colpita la Base Naturalistica di Renelle de “il Ramarro onlus”

Il Bosco di San Pietro e la piaga degli incendi forestali

[19 Luglio 2013]

Continui attentati, sotto forma di incendi, in questi giorni di luglio al patrimonio boschivo ed al lavoro dei volontari de “Il Ramarro” Associazione di Caltagirone (CT) che da oltre 25 anni svolge attività di salvaguardia ambientale e cura del patrimonio boschivo custodito all’interno della base Naturalistica di Renelle e, soprattutto delle molte centinaia di alberelli e giovani piantine di macchia mediterranea sistematicamente messi a dimora dai volontari della associazione nel corso del tempo e finiti in fumo a causa degli attentati incendiari.

In questo reportage le interviste a Renato Carella, presidente de “il Ramarro onlus” ed al sindaco di Caltagirone, Nicola Bonanno la cui amministrazione ha di recente concesso in comodato alla associazione un  ampliamento  di quanto già concesso nel 1993 per complessivi 10 ettari di preziosa macchia mediterranea.

Richiamiamo l’articolo di Greenreport.it sulla Riserva Naturale “Desaparecida” del 12 febbraio 2013 (https://archivio.greenreport.it/_archivio2011/?page=default&id=20369)  per chi volesse approfondire e conoscere la vicenda di questo prezioso Territorio ultimo lembo della antica Macchia Mediterranea Siciliana.

II fuoco mostra nelle foreste e nei boschi, ed in numerose località del mondo, una presenza ricorrente anno dopo anno, con un’intensità devastatrice in continua ascesa.

Oggi non vi è paesaggio naturale e vegetale che non sia stato modellato più o meno intensamente dal fuoco.

I vasti e frequenti incendi forestali degli ultimi anni, uniti alla irregolarità delle precipitazioni, possono aggravare i rischi di desertificazione.

Tale pericolo è presente in tutta la parte Sud dell’area mediterranea e incomincia a interessare anche la parte Nord ed a preoccupare seriamente gli organismi internazionali, poiché minaccia i programmi di riforestazione e di utilizzazione delle risorse forestali.

Di fronte a tale problema i paesi più colpiti devono potenziare i mezzi di lotta!

Il clima e l’andamento stagionale giocano un ruolo fondamentale nel predisporre una situazione di favore allo scoppio dell’incendio, per cui, periodi di non pioggia e di alte temperature, determinano condizioni di estrema pericolosità (come è avvenuto in questi giorni di luglio 2013). E quando in luglio ed agosto ad altitudini comprese sino ai 700 m s.l.m. la vegetazione erbacea e secca, il potenziale combustibile aumenta considerevolmente; viceversa, in pieno rigoglio vegetativo, l’innesco del fuoco è difficile.

Non vi è dubbio che la causa prima degli incendi boschivi vada ricercata essenzialmente nell’alto grado di depauperamento e di forte spopolamento delle zone dell’alta collina e della montagna. Un simile evento ha determinato nel tempo l’abbandono di tutte quelle pratiche agronomiche e selvicolturali che di contro in passato venivano effettuate nelle campagne e nei boschi, con il risultato di rendere il bosco meno soggetto nei confronti del fuoco.

Ma alcune cause possono essere dolose e volontarie e concepite e determinate dalla volonta’ di uomini che a basso prezzo (il costo di un fiammifero) ottengono benefici personali per i quali la societa’ paghera’ prezzi altissimi (distruzione di un bosco) per tempi molto lunghi (ricostruzione del bosco).

Ad esempio

Incendi da cui gli autori sperano di trarre profitto

  • distruzione di massa forestale per la creazione di terreni coltivabili e di pascolo a spese del bosco o per attivare il set-aside;
  • bruciatura di residui agricoli, quali stoppie e cespugli, per la pulizia del terreno, in vista della semina per risparmiare mano d’opera;
  • incendio del bosco per trasformare il terreno rurale in edificatorio;
  • incendio del bosco per determinare la creazione di posti di lavoro;
  • per operazioni colturali nel bosco;
  • incendio nel bosco per perseguire approvvigionamento di legna.

Incendi da cui gli autori non ritraggono un profitto concreto

  • risentimento contro azioni di esproprio o altre iniziative dei pubblici poteri;
  • rancori tra privati;
  • proteste contro restrizioni all’attività venatoria;
  • proteste contro la creazione di aree protette e l’imposizione di vincoli ambientali;
  • atti vandalici.

Incendi provocati da piromani

II piromane è una “persona che dà fuoco a qualsiasi oggetto per scaricare la sua angoscia interiore”. Senza dubbio la piromania è una infermità poco frequente, il cui rapporto con gli incendi rurali in Italia è molto scarso.

Una dura applicazione della L. 353/2000 e s.m.i. con l’abrogazione della modifiche introdotte alla sua versione originale ed evitare il recente scandalo della depenalizzazione del reato di Incendio Boschivo possono essere un inizio ed una speranza per lottare la piaga degli Incendi anche nei Boschi della Regione Siciliana.

(Riprese di Emanuele Cancellieri)

Videogallery

  • Intervista a Renato Carella

  • Le immagini degli incendi

  • Intervista a Nicola Bonanno