Evo Morales alla Cop21: «Il capitalismo provocherà la scomparsa della vita sul pianeta»
Rafael Correa: «La crescita economica illimitata è indesiderabile e impossibile»
[1 Dicembre 2015]
Il presidente della Bolivia, Evo Morales, è intervenuto alla seduta inaugurale della Conferenza delle parti Unfccc di Parigi con una forte denuncia dei fallimenti dei colloqui sul clima degli ultimi e mettendo nuovamente in guardia sul pericolo per il pianeta rappresentato dall’attuale modello di sviluppo e consumo. «Se continuiamo nel cammino tracciato dal capitalismo, siamo condannati a sparire».
Il presidente socialista della Bolivia ha definito la Conferenza di Parigi «storica e unica», ma ha avvertuito che questo «Implica responsabilità verso la vitae la Madre Tierra, la quale si avvicina pericolosamente al crepuscolo del suo ciclo vitale».
Secondo Morales, «Il sistema capitalista ha scatenato una forza sviluppista e distruttrice in nome della libertà di mercato cado, che ha avuto significative conseguenze sul pianeta. Il capitalismo ha convertito tutto in merce a beneficio di pochi. Non avvertire con chiarezza le cause dell’origine del cambiamento climatico, sarebbe un atto di tradimento della vita e della Madre Tierra. Siamo presenti qui per esprimere le cause del riscaldamento globale a nome dei movimenti sociali del mondo, per consegnare le conclusioni della conferencia mundial sobre el cambio climático celebrata a Cochabamba, con delegati dei cinque continenti»
Morales ha detto ai delegati della COP21: «Dobbiamo ascoltare i popoli, gli scienziati per salvare la vita. Partecipiamo a questo vertice per esprimere la nostra profonda preoccupazione per i drammatici effetti del cambiamento climatico e consegnare il manifesto che abbiamo chiamato “Salvar la Madre Tierra para salvar la vida”. Chiediamo la cessazione dell’irreversibile distruzione del pianeta e ricordiamo che il capitalismo ha sviluppato una forza travolgente e distruttiva della vita, ispirato dalla produzione di beni di consumo che distruggono la natura, con guerre e conquiste. Non possiamo mantenere il silenzio complice, né parlare di prudenza quando siamo alla soglia della distruzione della vita. Negli ultimi due secoli il capitalismo ha convertito tutto in merce. Oggi osserviamo con angustia che centinaia di popoli e culture sono scomparsi e altri stanno scomparendo e che milioni di persone muoiono come conseguenza della fame e delle malattie e che la storia del mondo è piena di massacri, sangue, orrore e ingiustizie».
Morales ha concluso: «L’individualismo, il consumismo sono una piaga che condanna l’umanità a sparire».
In una conferenza stampa a margine della COP21 Morales ha detto: «Possiamo parlare di un grado, due o meno di un grado e della responsabilità condivisa, di finanziamenti, di trasferimenti condivisi, però se non aggrediamo le cause del riscaldamento globale nessuno risolverà il problema del cambiamento climatico, nessuno avrà risolto il problema».
Il presidente boliviano ha ricordato che «Con meno di un grado muoiono migliaia di persone nel mondo e non si trova acqua nei pozzi», per questo «Bisogna attaccare alla radice il problema, che riguarda il sistema capitalista dei Paesi esageratamente industrializzati. La causa del riscaldamento globale è il sistema capitalista. Un sistema che ha distrutto un modello economico e che non ha risolto nessun problema».
Alla COP21 è intervenuto, anche come presidente de la Comunidad de Estados Latinoamericanos y del Caribe, un altro esponente della sinistra sudamericana, il presidente dell’Ecuador Rafael Correa, che ha ricordato che «La crescita economica illimitata è indesiderabile e impossibile. E’ indesiderabile perché gli aumenti del PIL per abitante, a partire da un certo limite, non ha relazione con il sentimento di felicità di un popolo, il che è conosciuto come “paradosso di Easterlin”, definito oltre 30 anni fa. Però, soprattutto, la crescita economica illimitata è impossibile. La tecnologia e l’efficienza ampliano i limiti, però on li eliminano. L’effetto consumo domina l’effetto efficienza. Il consumo de energia è amentato a un tasso medio annuo del 2.5% tra gli anni 1971 e 2012. La domanda non è s possiamo continuare a crescere, ma quando si fermerà la crescitra economica nel mondo: una decisione concertata tra gli abitanti della Terra o la reazione del pianeta che convertirà questo sogno di avidità nel peggiore degli incubi».
Correa ha ripreso il tema delle responsabilità comuni ma differenziate tanto caro al G77 + Cina e ha ricordato che «Un abitante dei paesi ricchi emette 38 volte più CO2 di un abitante dei Paesi poveri. Questo non vuol dire che non ci sono effetti ambientali legati alla povertà come l’erosione dei suoli o la mancanza di trattamento dei rifiuti solidi. Inoltre, la differenza dell’efficienza energetica tra i Paesi ricchi e poveri è abissale e si è incrementata da 4,.2 a 5,1 volte tra il 1971 e il 2011. La scienza e la tecnologia sono rivali del consumo, di conseguenza, più persone le utilizzino meglio è. Questa è l’idea centrale di quella che in Ecuador abbiamo chiamato l’ecnomia sociale della conoscenza. Al contrario, quando un bene diventa scarso o si distrugge mentre viene consumato, come la natura, è allora che bisogna limitare il suo consumo, per evitare quello che Garret Hardin nel suo celebre articolo del 1968 chiamò “la tragedia dei beni comuni”».
Correa chiede quindi un accordo mondiale che dichiari le tecnologie per la mitigazione del cambiamento climatico “beni pubblici” e che ne garantisca il libero accesso. Chiede invece un accordo vincolante per «evitare il consumo gratuito di beni ambientali. Una risposta è rendere vincolante il Protocollo di Kioto ed ampliaro per compewnsare le Emissioni nette evitare. Le ENE sono le emissioni che potendo essere realizzate non sono emesse, o le emissioni che, esistendo nell’economia di ogni Paese, vengono ridotte. ENE è il concetto esaustivo richiesto per completare Kioto, perché implica compensazioni per le azioni e le astensioni e ingloba tutte le attività economiche che coinvolgono lo sfruttamento, l’uso e l’approvvigionamento di risorse rinnovabili e non rinnovabili. Questi sono incentivi per evitare flussi di emissioni. Però esiste anche un debito ecologiche deve essere pagato e che, soprattutto, non deve continuare ad aumentare».
il presidente dell’Ecuador ha poi sottolineato che «E’ qui che c’è un’indea fondamentale per qualsiasi dibattito slla sostenibilità e la conservazione nei Paesi poveri: non sarà possibile se non produrrà miglioramenti chiari e diretti nel livello di vita della loro popolazione. Papa Francesco, nella sua recente enciclica Laudato Si, ci ricorda che nei Paesi in via di sviluppo ci sono le più importanti riserve della biosfera e che con quelle si continua ad alimentare lo sviluppo dei paesi più ricchi».
Per Correa è necessario realizzare la Declaración Universal de los Derechos de la Naturaleza, contenuti nella Costituzione dell’Ecuador e «Il principale diritto universale della natura dovrebbe essere quello che possa continuare a esistere, per essere fonte di vita, però anche perché possa offrire i mezzi necessari perché le nostre società possano raggiungere il buen vivir. Da qui un’altra idea per evitare certi fondamentalismi: l’essere umano non è l’unico importante in natura, però continua ad essere il più importante».
Correa ha concluso sottolineando che «La principale risposta per la lotta contro il cambiamento climatico è, quindi, creare la Corte Internazionale di Giustizia Ambientale, la quale dovrebbe sanzionare gli attentati contro i diritti della ntura e stabilire gli obblighi riguardo al debito ecologico e al consumo dei beni ambentali. Niente giustifica il fatto che abbiamo tribunali per proteggere gli investimenti, per obbligare a pagare debiti finanziari, però non per proteggere la natura e obbligare a pagare i debiti ambientali. Si tratta solo della perversa logica di “privatizzare i benefici e socializzare le perdite”, pero il pianeta non la regge più. Le nostre proposte si possono riassumere in una frease magica: Giustizia ambientale, però, come diceva Trasimaco più di duemila anni fa nel suo dialogo con Socrate, “la giustizia è solo la convenienza del più forte”».