Entro il 2020 la Cina ridurrà del 60% le emissioni delle sue centrali a carbone
Ma fino ad ora non è riuscita a ridurre il consumo di carbone come aveva promesso
[3 Dicembre 2015]
Il Consiglio degli Affari di Stato (il governo centrale della Repubblica popolare cinese), ha annunciato che «La Cina migliorerà le centrali a carbone per ridurre le emissioni inquinanti del 60% entro il 2020, risparminado 100 milioni di tonnellate di carbone e riducendo le emissioni di d biossido di carbonio di 180 milioni di tonnellate all’anno».
Inoltre il governo di Pechino ha affermato che «Entro il 2020, la Cina chiuderà le centrali che non possono più corrispondere alle normative sul risparmio energetico».
L’agenzia ufficiale cinese Xinhua sottolinea che «La Cina punta a ridurre il suo consumo di carbone a meno del 65% del totale dell’energia primaria, entro il 2017, nel quadro degli adeguamenti della sua struttura energetica».
L’annuncio arriva mentre è in corso la COP21 Unfccc di Parigi e dopo l’ennesimo grave episodio di inquinamento atmosferico a Pechino, dovuto soprattutto al potenziamento delle centrali a carbone per riscaldare le abitazioni.
Ora, nonostante il traffico, a Pechino il cielo è tornato blu dopo giorni in cui la capitale cinese era stata ancora una volta soffocata da una nebbia giallastra.
Attualmente oltre il 70% dell’elettricità cinese viene prodotta a partire dal carbone e la Cina nel 2013 ne consumava 4,2 miliardi di tonnellate.
La Repubblica popolare cinese è il più grande produttore e consumatore di carbone del mondo, ma da qualche tempo ha riconosciuto di aver fortemente sottovalutato sottovalutato le ricadute e i pericoli di questo massiccio consumo di carbone che ha portato la Cina a consumarne centinaia di tonnellate in più di quel che si era impegnata a fare. A quanto pare sono servite a poco e nulla le tanto propagandate chiusure delle obsolete piccole centrali a carbone che punteggiavano le metropoli e le città cinesi. Spoeriamo che anche questa volta non si tratti di un annuncio per far bella figura ai negoziati della COP21.
Infatti a Parigi la pressione sulla Cina è moltia: è la seconda economia mondiale e il primo inquinatore del pianeta ed ha promesso di raggiungere il picco delle sue emissioni di CO2 intorno al 2030.