Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Bioresistenze, l’agricoltura italiana che si schiera a difesa del suolo (VIDEO)
Un documentario Made in Italy lungo 30mila chilometri
[17 Dicembre 2015]
Bioresistenze è il documentario, voluto dalla Confederazione italiana agricoltori, in e con cui mostrare l’agricoltura italiana nell’anno che la Fao ha dedicato al suolo. Bioresistenze racconta quell’agricoltura che, quotidianamente, s’impegna per la difesa del bene comune suolo. L’impegno di aziende e cooperative agricole che, anche senza rendersene conto, con il loro lavoro rispettano l’ambiente, curano e disegnano il paesaggio, aziende che costruiscono comunità attorno a loro, che promuovono inclusione sociale, esperienze agricole che coltivano terre confiscate alle mafie, aziende agricole che fanno antimafia preventiva.
Per realizzare Bioresistenze sono stati percorsi poco meno di 30.000 chilometri lungo tutto lo stivale, 30.000 chilometri per dimostrare che le esperienze agricole impegnate nella costruzione del futuro sono molte, eterogenee, diffuse su tutto il territorio nazionale. Il viaggio che ha portato a costruire questa narrazione ha incontrato più di quaranta imprese espressione di agricolture diverse, dimostrazione di questioni sociali ed ambientali a volte diverse altre simili a seconda dei territori incrociati. Tale eterogeneità è però tenuta assieme da un minimo comun denominatore: l’impegno, la perseveranza, il coraggio di interrogarsi sulle scelte da fare per migliorare.
Bioresistenze non racconta un tipo di agricoltura, non sostiene una tipologia o un marchio, come eletti per costruire un mondo migliore, Bioresistenze concentra il proprio interesse sul lavoro agricolo frutto di una scelta e di un’assunzione di responsabilità.
In questa cornice acquista un senso il presentare congiuntamente agricolture così diverse. Il documentario si costruisce, però, non soltanto attorno alle interviste alle esperienze agricole incontrate lungo tutto il Paese, ma anche con altre realizzate con costituzionalisti, persone dello spettacolo, rappresentanti della società civile, docenti di diverse discipline.
Perché amalgamare ambiti così diversi in un unico contenitore? Perché parlare di Costituzione, di resistenza partigiana, perché ricordare la Prima guerra mondiale in un documentario con cui raccontare l’agricoltura? Perché dare spazio alla società civile organizzata in un lavoro sull’agricoltura?
Perché Bioresistenze nasce da una convinzione: il futuro che abbiamo davanti dipende da noi, sarà diverso a seconda delle decisioni che prenderemo e dalle scelte che faremo, ma per quanti possibili futuri possano (potenzialmente) esistere ce ne sarà sempre, e solo, uno, quello che stiamo costruendo.
Porre al centro della linea editoriale del lavoro fatto questa considerazione significa da un lato sostenere che senza agricoltura non può esserci domani e dall’altro che tale questione riguardi tutti: sia coloro che fanno agricoltura che coloro che i frutti dell’agricoltura consumano.
Non può esserci futuro senza agricoltura perché non possiamo neppure pensare ad un domani senza cibo, senza alimenti che ci sfamino, non possiamo pensare ad un domani in cui l’attività umana che trasforma l’energia solare in cibo non esista. Se questo è vero, la discussione sul settore primario riguarda tutti e va inserito all’interno del dibattito sociale vivo nel Paese, va intrecciato al modello di convivenza civile disegnato dalla nostra Costituzione, va considerato nei suoi tanti e diversi aspetti.
L’agricoltura ha una grande responsabilità nelle sue mani, essere uno degli attori centrali nel dibattito (e nella pratica) di costruzione di futuro.
Le questioni indicate più sopra (accesso al cibo, mafia ed antimafia, paesaggio, dissesto idrogeologico, inclusione sociale…) sono spazi in cui si manifesta l’impegno di chi ha deciso quale futuro costruire. E tali questioni sono, non possiamo non sostenerlo, luoghi di democrazia sostanziale: democrazia è impegno, democrazia, nella nostra Repubblica, è fare antimafia, è custodire il paesaggio, è lavorare per l’inclusione sociale.
Bioresistenze racconta, allora, quell’agricoltura che quotidianamente fa democrazia, quell’agricoltura con cui la società civile e le Istituzioni devono confrontarsi se vogliono pensare e costruire un futuro che abbia la sostenibilità, sociale, economica ed ambientale, quale suo obbiettivo.
Perché rispettare l’ambiente e curare la società non sono pratiche da “anime belle” ma azioni e scelte di persone responsabili e consapevoli. La Confederazione italiana agricoltori mette a disposizione delle associazioni, dei gruppi, delle scuole e delle università questo strumento, con la convinzione che aprire una discussione su tali questioni sia necessario. In queste settimane stiamo costruendo il calendario degli appuntamenti delle serate di proiezione del lavoro fatto chiunque fosse interessato può scrivere una mail a bioresistenze@gmail.com
Per chi fosse interessato ecco alcuni link:
il trailer: https://youtu.be/ZhLLOaK7NLE
il blog: https://bioresistenze.wordpress.com/
di Guido Turus, autore del documentario Bioresistenze