L’appello del Wwf
Per questa Befana basta carbone
Dalle 12 centrali italiane il 13,5% dell’elettricità e il 40% delle emissioni CO2 del comparto
[5 Gennaio 2016]
Il carbone oggi è «il nostro nemico». Parole del premier Matteo Renzi, pronunciate più di sei mesi fa durante gli Stati generali sul clima ospitati a Roma. Da allora non è però cambiato molto per il carbone italiano; come ha recentemente ricordato sulle nostre pagine Stella Bianchi (Pd e Globe Italia), «nel 2014 le centrali italiane hanno contribuito a coprire il 13,5% del fabbisogno di elettricità causando emissioni di CO2 per 39,4 milioni di tonnellate, pari al 40% delle emissioni dell’intero comparto termoelettrico. Davvero ci serve l’energia prodotta dalle centrali a carbone? I dati ci dicono di no. Il nostro Paese ha una sovrabbondanza di centrali termoelettriche con una capacità installata doppia rispetto alla domanda di picco, senza considerare l’apporto delle rinnovabili. Anche fermando le centrali a carbone continueremmo ad avere una sovrapproduzione di energia elettrica da centrali tradizionali che usano combustibili fossili».
Quella contro il carbone rappresenta (o meglio, dovrebbe rappresentare) una lotta da obiettivo minimo la seconda potenza industriale d’Europa, con l’Ue che da sempre si vanta di essere ai vertici mondiali per quanto riguarda le politiche ambientali. Eppure, nel Bel Paese ci limitiamo ancora a gridare periodicamente contro “l’emergenza smog” di turno, tamponata come di consuetudine tramite misure estemporanee quanto inefficaci, senza trovare la capacità politica necessaria per organizzare interventi di più ampio respiro. Anzi, secondo le stime del Fondo monetario internazionale in Italia si sussidia ancora oggi l’industria del carbone con 4,02 miliardi di dollari l’anno (di soldi pubblici).
Nel mentre, persino lo Stato che più di ogni altro al mondo fa largo uso di carbone – la Cina – ha scelto di imporre una moratoria sull’apertura di nuove miniere. Alla luce di questi fatti, oggi il Wwf torna oggi a chiedere «un’azione forte per la chiusura del carbone in Italia e il lancio della decarbonizzazione dell’energia e dell’economia. Bisogna agire subito per avviare la transizione dall’attuale modello di sviluppo, incentrato sui combustibili fossili, a un modello “green”, basato sull’efficienza energetica e sulle rinnovabili, valorizzando le opportunità derivanti dall’applicazione dei criteri dell’economia circolare e dallo sviluppo di soluzioni eco-innovative nell’energia, nei trasporti, nell’edilizia, ecc.
Il carbone dolce che la Befana porta tradizionalmente ai bambini il 6 gennaio è l’unico carbone che piace all’ambiente, mentre il vero carbone è un combustibile fossile che minaccia la nostra salute e il clima. Come riporta il dossier curato dalla campagna del Wwf ‘No al carbone, si al futuro’, a parità di energia prodotta questo combustibile fossile rilascia in atmosfera, nei terreni e nelle acque, le maggiori quantità di inquinanti ed è inoltre la principale minaccia per il clima del pianeta, visto che le emissioni di CO2 provenienti dalla combustione del carbone arrivano a essere del 30% superiori a quelle del petrolio e del 70% superiori a quelle del gas naturale».