Energia ecosostenibile: i vantaggi della cogenerazione da biomassa in territorio alpino
Il progetto GAST della Freie Universität Bozen – Libera Università di Bolzano
[25 Febbraio 2016]
Il progetto Gasification experiences in South Tyrol: energy and environmental assessment (GAST – Esperienze di gassificazione in Alto Adige: valutazione energetica e ambientale) stato realizzato dal 2013 al 2015 del gruppo di fisica tecnica della Freie Universität Bozen – Libera Università di Bolzano (Unibz), guidato diretto da Marco Baratieri, responsabile del laboratorio “Bioenergy & Biofuels”, che ha analizzato le prestazioni di impianti di cogenerazione da biomasse presenti in Süd Tirol/Alto Adige. Alla Unibz spiegano che «Lo studio individua negli impianti di piccole dimensioni una soluzione energetica efficiente e conveniente, sia dal punto di vista economico che ambientale. L’Alto Adige è la provincia italiana con la più alta densità di impianti di cogenerazione – produzione combinata di elettricità e calore – da biomassa. In diverse zone della provincia di Bolzano, imprese e privati cittadini hanno deciso di investire su questa tecnologia».
Il progetto GAST, finanziato dalla Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, Ripartizione Diritto alla studio, Università e ricerca scientifica – è stato svolto in collaborazione con EcoResearch, con il consorzio RECORD e con l’Area Energia dell’ex TIS innovation park – oggi IDM Alto Adige – che, attraverso la propria rete sul territorio, ha favorito la selezione degli impianti idonei alla sperimentazione.
Attualmente, nel territorio sudtirolese sono in funzione più di 30 piccoli impianti che producono energia tramite la gassificazione di materiali legnosi, appositamente prodotti a fini energetici oppure derivanti dagli scarti della lavorazione del legno, come pellet, bricchetti o cippato. L’energia termica viene sfruttata per il teleriscaldamento, mentre quella elettrica – ricavata dalla combustione dei gas ottenuti dalla biomassa – è immessa in rete e rivenduta.
Lo studio Unibz suggerisce che «I piccoli impianti di gassificazione potrebbero essere una soluzione energetica alternativa cui ricorrere in ambito locale – soprattutto montano, per la disponibilità di biomassa legnosa – quando l’obiettivo è raggiungere alta efficienza energetica e minimizzare l’impatto ambientale in termini di emissioni di gas serra». I ricercatori di unibz hanno misurato in scala reale – con gli impianti in condizione di esercizio – le prestazioni di alcuni impianti di cogenerazione rappresentativi, distinti tra di loro per dimensioni e produzione. Dai risultati emerge che «I vantaggi che tale tecnologia presenta in impianti di piccole dimensioni consistono in un rendimento elettrico molto più alto, che raggiunge – e spesso supera – il 20%, rispetto al 10% degli impianti tradizionali a combustione».
Baratieri sottolinea che «In Alto Adige, abbiamo un’abbondante disponibilità di biomassa. La filiera, quindi, può essere corta. Il cippato, una possibile tipologia di combustibile per gli impianti di cogenerazione, non deve viaggiare per centinaia di chilometri prima di essere gassificato» Secondo lui quella degli impianti di piccole dimensioni è «la soluzione ideale per decentralizzare e rilocalizzare la produzione di energia nei centri abitati. Idealmente, sfruttando questo tipo di tecnologia, ogni comune potrebbe produrre tutta l’energia che gli serve per scaldare gli edifici e fare funzionare le attività produttive».
Ma la tecnologia degli impianti di cogenerazione a biomassa presenta anche alcuni svantaggi: «Durante il processo di gassificazione si formano sostanze di scarto come i catrami (tar) e un residuo carbonioso simile alla carbonella (char) – dicono alla Unibz – Il follow-up del progetto GAST prevede però una ricerca per ottimizzare il funzionamento degli impianti di cogenerazione. Stiamo lavorando per sfruttare il char come catalizzatore per promuovere il cracking termico del catrame che ci permetterebbe di bruciare gas più pulito, aumentando l’efficienza complessiva delle macchine e abbattendo un costo. Attualmente, infatti, sia i catrami che il char vanno smaltiti».