Se le donne sono più forti ci guadagna l’ambiente (VIDEO)

Il rafforzamento dello status politico delle donne ha un effetto positivo sulla protezione ambientale

[8 Marzo 2016]

Nel 1985 Aretha Franklin e Annie Lennox e gli Eurythmics  cantavano: «Sisters are doin’ it for themselves, standin’ on their own two feet and ringin’ on their own bells» e a 31 anni di distanza  Robert Engelman, direttore del programma  Family planning and environmental sustainability assessment (Fepsa) del Worldwatch Institute dice: «Nella Giornata internazionale della donna 2016 oggi (8 marzo), è giusto chiedersi se le sorelle stanno facendo anche qualcosa per la terra? O, per dirla in modo diverso, potrebbe l’empowerment delle donne e delle ragazze contribuire alla sostenibilità e a un mondo che soddisfi per sempre i bisogni umani e della natura?»

E’ la domanda che si fanno al Fepsa come corollario della loro ricerca per estendere la pianificazione familiare come elemento della sostenibilità. Anche se la sostenibilità ambientale non aggiunge niente alla necessità di aumentare il benessere e i diritti delle donne e le ragazze in tutto il mondo e se salvare l’ambiente non deve essere certo visto come un (altro) compito o  un obbligo speciale delle donne, è altrettanto vero che le donne sembrano più “portate” a difendere l’ambiente e che le persone che hanno a cuore la sostenibilità è più probabile che sostengano anche l’uguaglianza di genere e lottano contro la violenza sessuale.

Ma la ricerca scientifica ha dimostrato che un mondo con donne più sicure e forti sarebbe migliore per l’ambiente? «Dopo mesi di revisione collaborativa di centinaia di articoli scientifici peer-reviewed del decennio sorso, possiamo dire che con prove concrete che sia l’ipotesi migliore – afferma Engelman – Una considerevole parte delle ricerca sociologica dice che le donne sono più altruiste rispetto agli uomini, il che suggerisce che ci sia una maggiore probabilità che, se più donne fossero attive nella società, potrebbero permearla con tali valori. Per esempio, quando le donne raggiungono il 20 – 30% di rappresentanza in una organizzazione, cominciano a essere ascoltate e ad  alterare il modo in cui l’organizzazione opera».

Ma non sono molte le ricerche ad aver confrontato come gli uomini e le donne si raffrontano con la natura ed agiscono nell’ambiente. Solo alcuni rapporti studiati dal Fepsa  dal 2005 ad oggi evidenziano che le donne tendono ad essere più preoccupate per l’ambiente rispetto agli uomini e che sono più propense  a prendere provvedimenti per proteggerlo. Ma Engelman sottolinea che dalle ricerche più recenti a esaminate dal suo team sono merse alcune indicazioni suggestive che portano ad una conclusione piena di speranza: «Presumendo che la parità di genere cresca e che i diritti delle donne si estendano in  tutto il mondo,  le Sorelle possono effettivamente fare per la Terra almeno un po’ di più rispetto ai loro fratelli».

In occasione della giornata internazionale della donna il Fepsa del Worldwatch Institute stila una Top 12 dei documenti più interessanti che ha trovato:

Nei Paesi in cui le donne sono più vicini allo status, diritti e opportunità degli uomini, si hanno meno emissioni pro capite di anidride carbonica, quando altri fattori vengono controllati (vale a dire che il loro effetto è stato regolato in modo da non distorcere i calcoli). (Christina Ergas and Richard York, 2012).

In India e Nepal, dove i gruppi di gestione forestale nei quali i comitati esecutivi avevano percentuali più alte di donne le foreste comunitarie erano conservate in modo più efficace. ( Bina Agarwal, 2009)

Una più elevata presenza di ONG femminili nei Paesi in via di sviluppo è correlata a tassi più bassi di deforestazione e tiene sotto controllo altri fattori.. ( John M. Shandra et al , 2008)

I Paesi con più alte percentuali di donne nei loro organi legislativi nazionali sono più propensi ad approvare accordi ambientali. (Kari Norgaard and Richard York, 2005).

Un forte sostegno al rafforzamento dello status politico delle donne, in particolare attraverso una rappresentanza nel governo nazionale, ha un effetto positivo sulla protezione ambientale dello Stato. (Colleen Nugent and John M. Shandra, 2009).

In Irlanda e nel Regno Unito, le politiche di gestione dei rifiuti urbani in genere ignorano le “diverse interpretazioni e preoccupazioni” delle donne e, di conseguenza, sono meno efficaci. ( Susan Buckingham, 2015)

Negli Stati Uniti, uno studio di otto anni sui dati dei sondaggi Gallup ha concluso che le donne sono più interessate degli uomini al cambiamento climatico. Non solo, “le donne mostrano una conoscenza più accurata dei cambiamenti climatici rispetto agli uomini”, anche se “tendono a sottovalutare le loro conoscenze sul cambiamento climatico più di quanto non facciano gli uomini” ( Aaron M. McCright , 2011.)

In Bangladesh, un sondaggio realizzato tra  gli indigeni di un villaggio vicino a un parco nazionale ha trovato maggiore consapevolezza ambientale tra le donne rispetto agli uomini ( Shah Md. Atiqul Haq, 2013).

Nella regione carbonifera Usa delle Appalachian Mountains, sono spesso le donne le leader e le attiviste delle associazioni ambientaliste. Nelle interviste nei focus group, queste donne spiegavano il loro impegno ambientalista con l’0amore per il luogo dove vivono e con la maternità, mentre gli uomini intervistati tendevano a identificarsi più con l’industria del carbone e di solito non erano impegnati con e associazioni ambientaliste. (Shannon Elizabeth Bell and Yvonne A. Braun, 2010).

Ma l’idea che la maternità spinga le donne a preoccuparsi più degli uomini non piace a tutti: secondo alcuni  questo argomento “maternalista” può essere funzionale ad un nuovo atteggiamento  “patriarcale… con finalità che hanno implicazioni per la giustizia di genere”. (Michelle E. Carreon and Valentine M. Moghadam, 2015).

Un altro studio ha voluto sfatare gli stereotipi dell’interesse delle donne per l’ambiente e ha chiesto una maggiore attenzione per le questioni di genere, in particolare per aiutare cambiare le norme sociali e andare verso la sostenibilità attraverso l’integrazione degli atteggiamenti sia delle donne che degli uomini. (Angela Franz-Balsen, 2014).

A quanto pare l’interesse per i risultati ambientali che si potrebbero ottenere con il rafforzamento dei diritti delle donne è in aumento. Nel 2015 Craig Leisher e 10 altri ricercatori hanno avviato una lanciato l’anno scorso un open-access “systematic review protocol che come struttura assomiglia un po’ al progetto Fpesa.  I ricercatori stanno cercando  di produrre una mappa sistematica che provi che la composizione di genere dei gruppi di gestione delle foreste e della pesca influisce sugli esiti della conservazione ambientale.

Anche se la recente letteratura scientifica sul rapporto tra potere femminile e la sostenibilità ambientale non è molta, Engelman sottolinea che questo materiale «suggerisce fortemente che le donne tendono ad essere più preoccupate per i problemi ambientali rispetto agli uomini. In alcuni casi, come la partecipazione al governo, sono più propensi ad agire su questo con maggior interesse».

Per il lavoro svolto dal Fpesa questo è importante: «Se la pianificazione familiare apre nuove opportunità per le donne per partecipare più attivamente nelle loro comunità, nel governo e nella società civile, ci si potrebbe aspettare da loro una maggiore richiesta e forse più attività per politiche e azioni che proteggono l’ambiente. Sono necessarie ulteriori ricerche e prove più forti per avere qualcosa di simile alla certezza. Comunque, quello che abbiamo trovato sostiene il beneficio della pianificazione familiare per la sostenibilità ambientale, basandosi semplicemente su ciò che accade quando le donne camminano con le proprie gambe e suonano  le loro campane».

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