Oxfam e Save the Children: basta bombe. Oltre 2 milioni di bambini non vanno più a scuola
Il vero bilancio della guerra in Siria: nel 2015 più di 50.000 vittime, 1 milione di sfollati
12 milioni di siriani non hanno accesso all’acqua potabile e 9 milioni non hanno abbastanza cibo
[15 Marzo 2016]
Mentre i russi iniziano il parziale ritiro del lorio sodati dalla Siria, Oxfam, Save the Children, Norwegian Refugee Council, Care International e organizzazioni della società civile siriana come The Syrian-American Medical Society (SAMS), Big Heart e Syria Relief and Development, pubblicano il rapporto “Siria: benzina sul fuoco”, rilanciato in Italia nel quadro della campagna #WithSyria #Adessobasta, che fotografa il caos e la frammentazione in cui è ulteriormente piombata la Siria a cinque anni dall’inizio del conflitto.
Secondo il rapporto, «Il 2015 è stato l’anno più tragico dall’inizio della guerra siriana. A farne le spese i civili siriani stremati dall’inasprirsi del conflitto, dal blocco degli aiuti e dallo stato d’assedio in cui molti si trovano: sono circa 250 mila le vittime secondo le stime delle Nazioni Unite dall’inizio del conflitto – oltre 50 mila solo nel 2015 – con 12 milioni di siriani all’interno del Paese che non hanno accesso all’acqua potabile e 9 milioni costretti a vivere in condizioni insicurezza alimentare. Un contesto atroce, in cui le grandi potenze mondiali, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu – come Russia, Stati Uniti, Regno Unito e Francia (4 su 5) – non hanno risolto l’emergenza umanitaria in atto, ma al contrario hanno contribuito a esacerbare la crisi: attraverso pressioni diplomatiche inadeguate, minando le risoluzioni da loro stesse approvate, fornendo sostegno politico e militare alle diverse parti in conflitto o mediante la stessa azione militare sul territorio siriano».
Ahmad Tarakji, presidente di SAMS, sottolinea un altro aspetto della guerra civile e internazionale siriana: «Negli ultimi cinque anni sono morti più di 700 operatori sanitari in Siria. Nel 2015 ci sono stati 112 attacchi a strutture sanitarie, il numero più alto dallo scoppio della guerra. Speriamo che i recenti sviluppi possano porre definitivamente fine alle vuote dichiarazioni e condanne, e consentire ai medici di fare il proprio lavoro, che è salvare vite umane».
Le Ong internazionali e siriane sottolineano che «Di fronte alla peggiore tragedia umanitaria dalla seconda guerra mondiale, ora però non si può più rinviare: è necessario che i leader mondiali trovino la strada per rafforzare l’unico barlume di speranza rappresentato dal fragilissimo cessate il fuoco appena raggiunto».
Il quadro umanitario in Siria, all’indomani del peggior anno dall’inizio della crisi, è impressionante: «Nonostante il fragile cessate il fuoco, entrato in vigore a fine febbraio, la situazione umanitaria dell’ultimo anno in Siria appare sempre più drammatica: oltre 50 mila vittime, anche per effetto degli attacchi aerei dei Paesi membri del Consiglio di Sicurezza; (esclusa la Cina), che secondo le Nazioni Unite hanno portato alla morte di circa 2.300 persone solo lo scorso novembre; la distruzione parziale o totale di oltre 200.000 abitazioni (con un aumento del 20% rispetto al 2014), che ha costretto oltre 1 milione di persone ad abbandonare le proprie case; oltre 1,5 milioni di persone in più dipendenti dagli aiuti umanitari; un aumento del 44%, rispetto al 2014, degli attacchi contro ospedali e strutture sanitarie; oltre 500 mila civili costretti a vivere in zone sotto assedio, secondo le stime più recenti dell’Onu; oltre 400 mila bambini che non possono andare a scuola, portando il totale ad oltre 2 milioni; circa 500 mila persone costrette a vivere in aree sotto assedio (la comunità assediata più estesa è quella di Deir Ez Zor, con 200 mila persone ancora intrappolate senza alcun aiuto); un blocco pressoché totale degli aiuti umanitari: le Nazioni Unite, per esempio, sono riuscite a garantire assistenza sanitaria soltanto al 3,5% della popolazione in zone assediate, mentre meno dell’1% è riuscito, nell’ultimo anno, a ricevere cibo».
Il direttore generale di Oxfam Italia, Roberto Barbieri, lancuia un appello: «Chiediamo con forza ai leader mondiali di adoperarsi per fare rispettare il cessate il fuoco affinché questo conduca ad un accordo permanente per porre fine alle violenze e per garantire la sicurezza e la protezione dei civili in Siria. A tale scopo è indispensabile che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite prenda atto delle continue violazioni del diritto internazionale umanitario perpetrate in Siria, anche da parte di alcuni dei paesi membri, intervenendo il prima possibile per fermare il trasferimento di armi alle parti in conflitto, ribadendo la necessità di garantire in primis la protezione dei civili. In questa direzione facciamo appello anche al Governo Italiano affinché, come Stato candidato (tra i membri non permanenti) a sedere nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dal prossimo giugno, possa assumere un ruolo chiave nel guidare le parti ad una risoluzione politica del conflitto. Siamo di fronte alla più grande crisi umanitaria dal secondo dopo guerra ad oggi, il mondo non può più girarsi dall’altra parte».
Secondo Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, «Tutto quello che il popolo siriano ha affrontato in questi anni e sta tuttora affrontando è troppo, soprattutto nelle aree sotto assedio. E sono proprio i bambini a pagare il prezzo più alto per un’infanzia non vissuta Per questo chiediamo con forza che cessino gli attacchi su scuole, ospedali e infrastrutture civili vitali e che venga consentito immediatamente l’accesso libero e permanente agli aiuti umanitari. Inoltre ci appelliamo alla comunità internazionale affinché si adoperi per una soluzione duratura del conflitto che da cinque anni insanguina la Siria, spingendo milioni di persone a cercare rifugio nei Paesi limitrofi e a rischiare la vita per raggiungere l’Europa».
A cinque anni dall’inizio del conflitto Oxfam, al lavoro in Siria, in Libano e Giordania dall’inizio della crisi per portare aiuto a centinaia di migliaia di profughi siriani ed alle comunità ospitanti nei paesi limitrofi, ribadisce «l’urgenza di un impegno immediato per garantire la protezione delle donne, degli uomini e dei bambini vittime del conflitto». Per questo ha lanciato una petizione rivolta al Governo italiano, ai leader e alle istituzioni europee e internazionali e fino al 16 marzo Firenze ospiterà, grazie alla collaborazione tra Oxfam e del Comune, una serie di iniziative che vogliono accendere l’attenzione sulla crisi siriana: dall’installazione Appesi ad un filo in piazza della Repubblica, a rappresentare la drammatica condizione di precarietà e insicurezza a cui sono costretti milioni di civili in Siria ogni giorno; all’illuminazione della Fontana del Nettuno di piazza della Signoria, che resterà accesa per cinque giorni, uno per ogni anno di guerra, in segno di vicinanza e solidarietà con chi è costretto a fuggire dalla guerra.
Jan Egeland, segretario generale del Norwegian Refugee Council, conclude: «I leader mondiali devono garantire che tutte le fazioni, che loro stessi hanno contribuito ad armare, smettano di sparare. I leader mondiali devono lavorare a un processo politico che ponga fine a questa tragedia lunga cinque anni, una macchia per l’intera umanità».